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sabato 28 dicembre 2013

Quando si vuole si può far del bene.

Una storia a lieto fine si è conclusa a Parma qualche settimana fa: un Falco pellegrino (Falco peregrinus) è stato salvato da un'escursionista. L'esemplare era una femmina, che è stata trovata da una ragazza che stava facendo un'escursione nei dintorni di Parma; la "Falchessa" è stata trovata esanime per terra e poi portata il prima possibile al Centro di Recupero della LIPU locale. Il veterinario si è preso cura immediatamente della povera "Falchessa": è stata idrata e rimessa in forze, successivamente liberata nella Riserva Naturale di Torrile e Trecasali a pochi KM dalla provincia emiliana.
Da questo avvenimento possiamo capire come con poco possiamo fare tantissimo per le specie in difficoltà, pertanto adesso possiamo dire che nei cieli di Parma c'è un nuovo Falco pellegrino.

Foto di http://www.ilfatto.net


martedì 24 dicembre 2013

Ibis eremita: le buone notizie arrivano dal Marocco

In Marocco è presente la più importante popolazione selvatica di Ibis eremita (Geronticus eremita), una specie che nella regione Paleartica è fortemente minacciata di estinzione. La colonia è quella di Souss-Massa, Parco Nazionale vicino alla città di Tamri: quest'anno la popolazione ha involato complessivamente 148 giovani, portando a 443 il numero di individui al termine della stagione riproduttivo.
Un tempo questa specie era molto diffusa nel Nord Africa, mentre oggi ne sopravvivono solo tre popolazioni considerevoli, quella del Marocco, quella di Palmira in Siria e, infine, una in Turchia in semicattività, precisamente a Birecik. Queste buone notizie sono il frutto del lavoro fatto da diverse associazioni ambientaliste e in particolare BridLife marocchina e BirdLife spagnola.
Foto di Elisa La Corte, scattata all'Oasi WWF Laguna di Orbetello



lunedì 16 dicembre 2013

Il sinonimo di inverno è migrazione

Sabato 21 dicembre prossimo sarà il primo giorno di inverno e quando ci pensiamo la nostra mente va subito ad immaginare la neve e il gelo; oltre a queste cose l'inverno è l'occasione per molte specie di uccelli di migrare da luoghi dove il clima e le risorse sono sfavorevoli a luoghi che, invece, riesco a soddisfare le esigenze trofiche di questa categoria di vertebrati.
A seconda della specie, possiamo osservare molte strategie diverse per fronteggiare il freddo: per esempio il Pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) fa fronte a temperature rigidissime (fino a -60°C) grazie ad un piumaggio d'eccezione e al contatto corporeo con gli altri individui della colonia. Molte altre specie risolvono la cosa sottoponendosi a lunghi ed estenuanti viaggi: è il caso delle Oche indiane (Anser indicus) che devono superare barriere geografiche impressionanti come la catena dell'Himalaya ad un altitudine che può raggiungere gli 8.000 metri, con temperature di diverse decine di gradi sotto lo zero; le Dendroiche americane (Setophaga sp.), che pesano poco più di 10g, migrano dall'America centromeridionale tropicale alle foreste boreali canadesi e, talvolta, fino alla tundra artica; è stato documentato, inoltre, che alcuni Cuculi (Cuculus canorus) compiono una migrazione a tappe dalla Scozia all'Africa e quando iniziano il viaggio se si rendono conto che le condizioni non sono ottimali per partire tornano indietro; molte specie, invece, non migrano come la Pernice bianca (Lagopus muta) e il Fagiano di monte (Tetrao tetrix) che compiono piccoli spostamenti di quota e si nascondono in 'igloo' sotto la neve per non disperdere energia; altre specie come una piccolissima cincia americana, Parus atricapillus, quando la temperatura cala sotto i -30°C cessano di muoversi e alimentarsi.
Tutto questo elenco per dire che la natura è meravigliosa e da questo si può evincere quante strategie esistano per far fronte alle avversità ambientali, purtroppo tutti i cambiamenti climatici che stiamo vivendo mettono ancora più in difficoltà queste specie, tardando la migrazione o creando dei cambiamenti repentini di temperatura e precipitazioni che possono dare problemi agli uccelli; è fondamentale l'esistenza delle Oasi e delle Aree Protette che consentano agli uccelli di fermarsi per riprendere le forze prima di rimettersi in viaggio, una sorta di 'Autogrill' per migratori, pertanto è essenziale sostenerle.

sabato 14 dicembre 2013

Il bracconaggio, una delle peggiori calamità al mondo

Il bracconiere è da sempre visto da molta gente come un signore con un fucile che uccide gli animali illegalmente o con pratiche poco carine; in realtà è molto più di così, basti pensare alle migliaia di animali che vengono uccisi all'anno solo per il commercio di parti di esse. Per esempio, gli elefanti vengono uccisi a centinaia ogni anno per l'avorio, che viene venduto a circa 2.000$ al chilo nel mercato nero, soldi che vengono usati per finanziare le maggiori attività criminali della Terra, che hanno più a che vedere con il mondo dell'uomo rispetto al mondo della natura, come per esempio Al-Shebaab.
Non solo gli elefanti, i rinoceronti sono molto a rischio a causa del bracconaggio, ne restano poche migliaia in Africa, altre poche migliaia in Asia, mentre alcune specie dell'Indonesia sono già estinte: anche questi pachidermi vengono uccisi per il prezioso corno, le cui proprietà sono afrodisiache a detta di molte religioni asiatiche (baggianate comunque), addirittura alcuni vengono lasciati in vita senza corno con ferite che sanguinano copiosamente portando l'animale prima a indebolirsi e poi a morire dissanguato; come non dimenticare le tigri, ne rimangono poco più di 3200 in tutta l'Asia, un numero veramente esiguo per questi grandi felidi, che vengono uccisi per le zanne, la pelliccia e gli artigli.
Anche in Italia il bracconaggio va molto di moda, basti pensare ai numerosi esemplari di orso bruno che vengono uccisi ogni anno con bocconi avvelenati e trappole, basti pensare alle tantissime specie di uccelli che vengono catturati con pratiche illegali, soprattutto rapaci (i centri di recupero per gli animali selvatici sono pieni di esemplari impallinati) o specie rare, basti pensare alle tantissime specie marine che rimangono impigliate nelle reti da pesca illegali. Insieme a questo va inserito anche il 'bracconaggio' legale: nel 2013, infatti, è ancora permessa la caccia con i richiami vivi, numerose specie di passeriformi vengono tenuti per il resto della loro vita in gabbiette anguste, al buio (cosa che gli fa perdere la vista), vengono spennati per interrompere le mute, rimangono mutilati per i continui colpi battuti contro le gabbie. Per fortuna ci sono associazioni che fanno qualcosa per questo: la LIPU sta raccogliendo firme per presentare una petizione al Governo attuale per una proposta di legge, cioè abolire la caccia con i richiami vivi, quindi speriamo che ci riesca.

sabato 30 novembre 2013

Settimana dei Rifiuti: l'iniziativa di Cecina

La scorsa settimana (dal 17/11 fino al 24/11) è stata dedicata dall'Unione Europea ai rifiuti, promuovendo degli eventi aventi l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica verso una gestione dei nostri scarti più oculata e sostenibile.
A seguito di questi sette giorni molto importanti anche il Comitato Rifiuti Zero di Cecina ha voluto portare avanti l'iniziativa con 3 eventi cardine; il primo in ordine di data è stato il 'Mercatino del Riciclo': in piazza Guerrazzi molte bancarelle hanno esposto i loro prodotti fatti esclusivamente con materiali riciclati, che altrimenti sarebbero stati gettati via. Questo evento è avvenuto domenica 17 novembre scorsa ed ha avuto un sacco di successo.
Successivamente il mercoledì 20 e il giovedì 21 ha avuto luogo un corso di compostaggio, tenuto dal Dottor Roberto Repeti (agronomo professionista e membro del Comitato Rifiuti Zero); l'argomento principale è stato il compostaggio, operazione aerobica antropica che porta la materia organica a diventare una miscela di sostante umificate (il compost), utilissimo come fertilizzante biologico per prati e campi coltivati, ma anche importantissimo per incrementare la biodiversità microbica del suolo.
L'ultimo evento si è tenuto venerdì e sabato 22 e 23 novembre, una mostra fotografica con scatti rappresentanti rifiuti o situazioni che ricordassero la spazzatura, il sabato alle 19.00 c'è stata la premiazione dei primi tre classificati che si sono spartiti il premio offerto dall'Unicoop Tirreno (circa 200€ di buoni spesa).
Un accenno va anche all'Associazione OTP (Operazione Territorio Pulito), un gruppo di persone che ogni mese si trova in una località della Provincia di Livorno e pulisce con vanghe e sacconi: l'associazione ha ricevuto un premio simbolico, ovvero due vanghe.
Noi come Wip Radio abbiamo seguito l'evento con testimonianze ed interviste e vi invito a sentire il podcast su www.WipRadio.it, mentre se volete rimanere aggiornati sul Comitato Rifiuti Zero di Cecina non vi resta che cercarlo su Facebook.

lunedì 25 novembre 2013

Induna, la storia di un Leopardo che si è fidato dell'uomo

Induna è il nome di un Leopardo (Panthera pardus) un po' speciale: questo bellissimo esemplare maschio viveva all'interno di una riserva dove lavorava uno scienziato (un veterinario) con cui aveva fatto amicizia.
Induna era stato trovato cucciolo, senza la madre e salvato dalla cattività proprio dal veterinario che lo teneva in questa riserva recintata di oltre 100ha; ogni tanto Ulf (l'amico uomo) gli faceva trovare delle carcasse di Impala o di Gnu, oppure faceva entrare nella riserva recintata degli erbivori vivi per permettere al Leopardo di cacciare. Induna dava un sacco di confidenza a Ulf, tanto che gli andava incontro per farsi carezzare quando l'uomo si avventurava nella riserva.
Purtroppo,però, la storia venne alle orecchie di un'azienda cinematografica svedese che volle fare delle riprese per un film; Ulf acconsentì alla cosa mettendo in guardia preventivamente la troupe sulle modalità di comportamento nei confronti di uno dei più grandi predatori della savana africana. Mentre si stavano svolgendo le prime riprese, l'attrice, che stava recitando vicino al Leopardo, fece un movimento brusco e andò di corsa verso le telecamere, il Leopardo, pensandola una preda, si fece prendere dall'istinto e l'azzannò alla gola recidendole la carotide, mentre il felide teneva la presa il titolare dell'azienda sparò e uccise l'animale, successivamente anche l'attrice morì dissanguata in ospedale.
Ecco quindi una tragica conclusione: l'egoismo dell'uomo, che pensa di poter fare quel che vuole con la natura e i suoi abitanti, ha ucciso una creatura bellissima e innocente che si era fidata.

domenica 17 novembre 2013

Tre nuove specie di piante scoperte sul Gran Sasso

Siamo nel ventunesimo secolo, eppure la natura non finisce mai di stupirci: sono state scoperte, infatti, tre nuove specie di piante sul Gran Sasso in Abruzzo.
La prima specie è una pianta carnivora, Pinguicola vallis-regiae, un endemismo appartenente ad un genere molto raro da trovare e legato agli ambienti più umidi, infatti questa piantina è stata rinvenuta sulle rocce umide e muscose di una cascata nella foresta. Le piante carnivore del genere Pinguicola hanno le foglie appiccicose, una trappola per i piccoli insetti che ci capitano; il fiore di questa specie è violetto (come per la maggior parte delle piante di questo genere) e le foglie sono di color verde pallido.
La seconda specie scoperta appartiene alla famiglia delle leguminose, Genista pulchella: fiore giallo e foglie cenerine, è stata trovata per il momento solo sul Passo delle Capannelle e la scoperta è stata dedicata a L'Aquila. Questa operazione ha richiesto un notevole impegno, cioè missioni esplorative, un lungo lavoro di ricerca sugli erbari e nelle biblioteche, pazienti misurazioni di fiori e legumi.
Nuova per la scienza anche un'altra leguminosa, la Lathyrus apenninus dai fiori viola e leggermente tomentosi, questa volta relativa ai Monti della Laga, quindi sempre all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Genista pulchella

Pinguicola vallis-regiae

Lathyrus apenninus


martedì 12 novembre 2013

Il progetto più riuscito del secolo scorso è grazie a San Francesco

Il Lupo (Canis lupus) è una creatura davvero affascinante, il canide più grande del Pianeta e che ha sulle persone effetti contrastanti: è stato dipinto da molti scrittori di favole per bambini come 'cattivo', da molti è visto come una bestia feroce che non ha pietà nei confronti di nessuno, mentre poca gente lo considera un animale bellissimo, dalle spiccate doti predatorie e meritevole di protezione da parte della nostra società.
Fino anni '70 la leggenda del 'Lupo Cattivo' aveva portato quasi all'estinzione in Italia di questo splendido carnivoro che contava all'epoca poche centinaia di individui in tutto il Belpaese; il WWF prese a cuore la situazione grazie all'operazione 'San Francesco' che puntava a ripristinare l'areale del Lupo in Italia, soprattutto sugli Appennini e sulle Alpi: il progetto ebbe la collaborazione di molti Parchi Nazionali come quello di Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Con poche mosse necessarie si riuscì a riportare il Lupo che partendo dall'Appennino si diffuse a macchia d'olio fino alle Alpi Marittime e a tutto l'arco alpino.
Oggi si è ripreso tutto il territorio nazionale, infatti è presente in tutte le regioni alpine e in tutto l'Appennino, dall'Emilia Romagna fino all'Aspromonte.
Quindi un'operazione riuscita in tutto e per tutto nonostante le male lingue, ma che dire? Se parlava con San Francesco tanto cattivo non doveva essere.

domenica 10 novembre 2013

A fare giardinaggio per gli orsi

Nuova campagna del WWF in Abruzzo che ha impegnato moltissimi volontari per un progetto dedicato alla conservazione dell'Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus): nelle scorse settimane sono stati potati, ripuliti e recuperati oltre 300 alberi da frutto (meli, meli cotogni, ciliegi, cornioli) che erano tenuti in condizioni di degrado, soprattutto per la quantità di rovi che li circondavano. L'operazione ha riguardato diverse località dell'Abruzzo come la Valle del Giovenco, la Valle Roveto, Lecce dei Marsi e Villavallelonga, in questi giorni, invece, l'attenzione si è spostata sull'Oasi WWF Gole del Sagittario in provincia dell'Aquila dove c'è la volontà di superare le 400 piante sistemate.
L'obiettivo dell'iniziativa è quello di garantire agli Orsi una fonte alternativa di cibo, facilmente reperibile, allontanandolo così da centri abitati, strade trafficate e allevamenti; in tutto l'Appennino rimangono circa 45/60 esemplari di Orso marsicano, concentrati nella zona del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e nella zona del Gran Sasso e della Maiella: servono anche azioni come questa per salvaguardarlo e per coinvolgere decine e decine di persone che non sono a conoscenza della situazione.
Foto di http://www.agraria.org

giovedì 7 novembre 2013

Salvati 25 piccoli di ghiro

Il 23 agosto scorso erano stati ritrovati, nella zona dei Monti Simbruini in provincia di Frosinone, abbandonati in uno straccio da cucina, 25 piccoli di Ghiro (Glis glis), un piccolo roditore che popola i boschi di quasi tutta Italia. La buona notizia è che i giovani pazienti sono stati rimessi in libertà dopo le amorevoli cure prestate dai volontari LIPU del Centro di recupero fauna selvatica di Roma.
Il rilascio è stato effettuato nel luogo del ritrovamento in comune accordo tra LIPU e Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini; l'operazione è avvenuta utilizzando un box di ambientamento (costruito dalla falegnameria dell'Ente Parco), per permettere ai giovani ghiri di adattarsi dopo un prolungato periodo di cattività.
Secondo i responsabili del Centro di recupero, gli esemplari potrebbero appartenere a più cucciolate e probabilmente qualcuno, mentre effettuava lavori di ristrutturazione edilizia, li ha illegalmente disturbati, sfrattati e infine abbandonati, ma, per fortuna, adesso sono liberi.


lunedì 4 novembre 2013

La carta ecosostenibile

Lo scorso 29 ottobre 2013 c'è stato un evento particolare dedicato alle cartiere che operano in modo sostenibile nei confronti dell'ambiente: il WWF Enviromental Paper Company Index 2013. A questo evento hanno partecipato 25 aziende fra cui anche due italiane, la Sofidel e la Fedrigoni, con l'obiettivo di promuovere un mercato di materie prime certificate e gestite in modo sostenibile al fine di non compromettere le ultime foreste vergini del nostro pianeta come l'Amazzonia, Sumatra, il Borneo ecc; WWF ha riconosciuto a queste aziende la leadership in materia di trasparenza, purtroppo però queste 25 aziende rappresentano soltanto 1/3 di quelle che hanno un ruolo significativo nel settore, la cui totalità produce circa 82 milioni di tonnellate di polpa di cellulosa e carta, il 14% di carta e cartone al mondo e nello specifico il 28% di carta grafica, il 29% di carta stampata, il 14% di carta per usi igienico-sanitari, il 6% di carta per imballaggi e il 14% della polpa di cellulosa a livello mondiale.
Questo evento si propone anche di aiutare le aziende supportando la produzione della polpa di cellulosa e carta nel percorso di miglioramento continuo e nel ridurre gli impatti ambientali; da ciò che emerge, quindi, è un evento importantissimo, basti solo pensare che circa la metà del legno tagliato sul pianeta è usato per la produzione di carta, solo il 10% della popolazione mondiale (Nord America e Europa) ne consuma la metà.
I primi risultati li abbiamo in casa nostra, il marchio 'Regina' (Sofidel) ha da tempo avviato contatti con il WWF per un'aiuto sul tema dell'approvvigionamento responsabile e sul tema Climate Savers dedicato alle riduzioni di emissioni inquinanti responsabili dei cambiamenti climatici: il risultato è che il 99,8% della cellulosa proviene da fonti certificate.


mercoledì 30 ottobre 2013

Continua il terrorismo sull'Orso marsicano

Il 23 ottobre scorso in Abruzzo è stato ucciso l'ennesimo esemplare di Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), una sottospecie di Orso bruno che vive solamente in questa regione italiana; il giovane orso è stato investito da un'auto, quindi conseguenze pericolose anche per l'autista del mezzo. Il WWF ha chiesto più volte di intervenire sulla viabilità della zona per evitare incidenti come questo, ma le autorità non ci sentono: l'areale dell'Orso marsicano continua ad essere frammentato da strade percorribili da chiunque, pertanto queste cose possono accadere molto frequentemente.
L'evento è uno dei tanti di questi anni, che certifica la progressiva estinzione di questa meravigliosa sottospecie di Orso bruno, soprattutto perché la gestione viene affidata a persone incompetenti e prive di interesse in questo senso; i governi di questi anni hanno speso belle frasi e belle parole ma niente di concreto è stato fatto, si preferisce sperperare i soldi in cose molto meno utili e poco lucide.
Le cose da fare sarebbero tante: chiudere le strade di montagna, mettere in protezione tratti stradali che potrebbero avere conseguenze mortali anche per l'uomo, mettere in sicurezza pozzi di raccolta d'acqua in montagna, bloccare una zootecnia illegale e di rapina, chiudere zone dove si spargono bocconi avvelenati, creare corridoi necessari a collegare le aree dove vive questo splendido animale.
L'elenco è lungo e sicuramente. scavando in quello che si dovrebbe fare, la lista potrebbe protrarsi ancora.
Il WWF non finisce, però, di combattere la sua guerra contro le istituzioni e ha chiesto al Ministro dell'Ambiente azioni concrete nella tutela e nella conservazione dell'Orso marsicano e dell'Orso bruno sulle Alpi e quindi rispettare gli impegni presi con la sottoscrizione dei piani di tutela di questa specie sulle Alpi e in Appennino.

martedì 15 ottobre 2013

Sapevate che il nostro stile alimentare può danneggiare l'ambiente?

Alcuni dati della FAO ci fanno capire com'è la situazione nel mondo: nel 2012 una persona su 8 era in condizioni di denutrizione cronica, 870 milioni di persone in totale ma 130 milioni di persone in meno rispetto a 20 anni fa; quest'ultimo dato è positivo, però non dobbiamo prendere sotto gamba la situazione perché se la fame è diminuita in Asia e in America Latina, è aumentata nell'Africa sub-sahariana.
Un'intervista della responsabile dell'Ufficio Gestione Risorse Naturali e Ambiente della FAO, Mathilde Iweins, ha messo in luce i problemi ancora esistenti da non sottovalutare. Secondo l'intervista, infatti, si prevede che entro il 2050 nel mondo saremo circa 9 miliardi di persone, pertanto la produzione globale di cibo dovrebbe aumentare del 60% rispetto ai livelli del 2005/2007.
Un fattore importante lo dà il cibo che viene perso o sprecato nel mondo, nel percorso dal campo alla tavola: intanto il cibo sprecato esercita un impatto enorme sulle risorse naturali che vengono sfruttate in modo esponenziale, ma poi con tutto quello che va perso si potrebbe sfamare un sacco di popolazioni sottosviluppate che oggi vivono in condizione di denutrizione, per esempio il grano sprecato nell'Africa sub sahariana potrebbe coprire le esigenze alimentari di circa 48 milioni di persone; quindi è importantissimo cercare di non sprecare cibo sia da parte dei produttori, sia da parte dei commercianti, sia da parte dei consumatori.
La FAO ha suggerito 80 buone pratiche lungo tutta la filiera per ridurre al minimo gli sprechi alimentari, che sono riassunte in un unico titolo 'riduci-riusa-ricicla-ripara': sono strategie che riguardano tutti i settori, dalla raccolta nei campi, fino all'oculatezza della spesa settimanale delle famiglie per ridurre gli avanzi.
E' inutile, dunque, ripetere come lo spreco del cibo va ad impattare anche l'ambiente: il cibo totale perso nel mondo all'anno è di circa 1,3 miliardi di tonnellate, un terzo di quello prodotto; l'impronta del cibo prodotto e non mangiato è di circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, una quantità pari a più di due volte l'impronta del carbonio dei mezzi di trasporto su strada degli USA nel 2010; l'impronta dell'acqua blu sprecata (acque superficiali e sotterranee) è di 250 km3, pari a tre volte il volume del Lago Ginevra; infine il cibo non consumato occupa 1,4 miliardi di ettari di terra, circa il 30% delle aree agricole mondiali.

domenica 6 ottobre 2013

Il cambiamento climatico continua, dobbiamo adeguarci...

Comincia un nuovo autunno che ci porterà verso un nuovo inverno e gli allarmi per i temporali e le calamità naturali sono già in corso; l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha presentato un rapporto degli ultimi 10 anni che evidenzia l'elevata temperatura che hanno avuto: sono stati i 10 anni più caldi da quando siamo in grado di misurare la temperatura. Allo stesso tempo, in questo lasso di anni abbiamo avuto un elenco di eventi estremi che hanno portato a vittime e danni: ondate di caldo in Europa e Russia, l'uragano Katrina negli USA, i cicloni tropicali del sud-est asiatico, la siccità in Amazzonia, Australia e Africa orientale e le inondazioni in Pakistan; a tutto questo va aggiunto anche il rapido scioglimento dei ghiacci marini ed una riduzione delle calotte artiche e antartiche.
Per fortuna, però, ci stiamo dando una mossa, infatti le energie del futuro si stanno diffondendo: in alcuni paesi fra cui Germania e Italia ci sono ore del giorno in cui le energie rinnovabili producono tutta l'energia elettrica necessaria, pertanto la prospettiva del 100% rinnovabili per il 2050 non è più un'utopia.
Naturalmente i produttori di combustibili fossili non l'hanno presa bene, ma invece di adeguarsi fanno di tutto pur di combattere la corsa alle rinnovabili, tuttavia però buone notizie arrivano da tutto il mondo: il presidente Obama ha messo a bando delle centrali a carbone ritenute inquinanti per salute e clima; si è creato un gruppo di lavoro tra USA e Cina sul clima; la Banca Mondiale ha creato una politica di investimenti, limitando i finanziamenti alle centrali a carbone. Insomma tanti buoni inizi, che devono portarci indubbiamente a qualcosa di positivo, basta non fermarsi per strada.

sabato 5 ottobre 2013

Una specie fantastica che non dobbiamo perdere

La Tigre (Panthera tigris), il più grande felide presente sul Pianeta Terra; un tempo il suo areale comprendeva gran parte dell'Asia, adesso è limitata a poche aree, per lo più protette, con un numero di individui esiguo. Le cause della riduzione di questa specie sono molteplici, ma quasi tutte riconducibili all'uomo: frammentazione dell'habitat naturale, bracconaggio (con conseguente commercio illegale), riduzione delle prede e popolazione umana in rapido aumento. Un esempio lampante è l'Isola di Sumatra che, in passato, era ricoperta per circa il 60% da foresta pluviale, oggi uno dei polmoni più verdi del pianeta si estende per circa un 30% del territorio dell'isola: qui sopravvivono le ultime Tigri dell'Indonesia. In quest'isola, come per gran parte dell'Arcipelago Indonesiano, ci sono state ampie deforestazioni: sono stati rimpiazzati gli alberi spontanei per far posto a piantagioni di Palma da olio e di Acacia (a scopo industriale); dall'altra parte il governo indonesiano sta combattendo contro questo fenomeno rinnovando la moratoria per fermare lo scempio, purtroppo questo non vale per le concessioni date in precedenza alle multinazionali, che riguardano il 70% di quello che rimane, tutto ciò a scapito di ambienti molto ricchi come le torbiere. Questo ecosistema si sta riducendo a vista d'occhio, circa 542mila ettari all'anno dal 1985 sono stati perduti: di conseguenza con la scomparsa delle aree forestali, le specie come le tigri, gli oranghi, gli elefanti e i rinoceronti precipitano nel baratro dell'estinzione.
Anche le altre cause concorrono, il bracconaggio è una delle maggiori; vengono uccise tigri per le loro parti (pelle, ossa, vibrisse, ecc.) che al mercato nero valgono circa 50mila dollari; la popolazione non è da meno, i villaggi si espandono, le coltivazioni pure, mettendo in stretta vicinanza uomo e animale, automaticamente, come succede in Italia per animali come Lupo e Orso, le tigri vengono viste come una minaccia e quindi ci si va pensante con le fucilate.
Nel complesso possiamo già registrare delle estinzioni di sottospecie di tigre come per esempio la Tigre di Giava (P.tigris sondaica), diffusa fino a tutto il XIX secolo, questa piccola tigre contava solo una dozzina di esemplari nel 1972, poi nel 1994 è stata dichiarata estinta; la Tigre del Mar Caspio (P.tigris virgata), presente in Turchia fino all'inizio degli anni '90: fino agli anni '80 se ne contavano circa 50 in tutta la Turchia, poi il bracconaggio ha fatto il resto, circa 8 tigri uccise ogni anno; la Tigre della Cina Meridionale (P.tigris amoyensis), considerata ancora presente ma in imminente pericolo di estinzione: in Cina ci sono delle politiche di conservazione molto severe per quanto riguarda tutte le specie che si trovano nella riserva naturale che si trova a cavallo del fiume Amur, ma a Sud non c'è tutta questa sensibilizzazione, inoltre durante il dominio di Mao Zedong le tigri furono dichiarate 'nocive' e quindi abbattute, da 4000 che erano ne rimasero 200 nel 1982; la Tigre di Bali (P.tigris balica), considerata la sottospecie più piccola, ma anche quella che è sparita per prima: fino al 1937, infatti, questa tigre popolava l'Isola di Bali, oggi oggetto di meta turistica balneare per molti. Chi è stato su quest'isola può non credere che in questo ambiente sia vissuta una tigre: un tempo questo posto (un isola di 5561 chilometri quadrati) era coperta da una lussureggiante foresta, in seguito la deforestazione a tappeto, l'aumento della popolazione (640 abitanti al km quadrato) e i 2159 hotel con connesse strutture balneari hanno reso l'Isola di Bali inospitale anche per un felide meglio adattabile come il Leopardo.

martedì 1 ottobre 2013

Caccia iniziata, già i primi problemi

Da circa 15 giorni (in alcune regioni da un mese) è iniziata la nuova stagione venatoria, purtroppo però si registrano già molte illegalità e molti problemi: norme e regole disapplicate in molte regioni, caccia in periodo di migrazione e bracconaggio dilagante.
Da circa 3 anni sono state recepite le norme europee in materia di caccia come decreto legge nazionale, queste norme prevedono che il calendario venatorio e le attività di caccia siano in sintonia con le esigenze di tutela e conservazione della fauna selvatica, nonostante questo molte regioni italiane (Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia e Friuli Venezia Giulia) non hanno rispettato le direttive europee e le disposizioni dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): le attività venatorie vengono programmate più per rispondere ai desideri dei cacciatori che in aiuto del mondo naturale.
Uno degli aspetti che è rimasto irrisolto è il problema delle 19 specie in cattivo stato di conservazione per le quali è autorizzata la caccia: in questo caso, in assenza di piani di conservazione precisi, andrebbe sospesa la prelazione venatoria in via cautelativa; alcune regioni hanno tolto solamente Moretta (Aythya fuligula) e Combattente (Philomachus pugnax) mentre non è stato fatto niente per le altre 17 specie. Le buone notizie arrivano dal Molise che ha ridotto per molte specie l'attività venatoria.
Moretta

lunedì 30 settembre 2013

Tartarughe marine in pericolo, ma arrivano buone notizie dalla Sicilia!!!

Una delle creature più affascinanti dei nostri mari è sicuramente la Tartaruga marina comune (Caretta caretta), un rettile che da migliaia di anni attraversa gli oceani del nostro pianeta; la sua biologia è improntata principalmente sulla migrazione: compie migliaia di km in mare dalla spiaggia di nascita, fino alle zone dove trova il cibo e infine torna nelle acque dove è nata per riprodursi. Nel corso della vita la Tartaruga frequenta zone diverse del mare: all'inizio vive in mare aperto, orbitando nella parte superficiale della colonna d'acqua, mentre successivamente si sposta sui fondali bassi.
Le Tartarughe marine comuni sono presenti in Oceano Atlantico, Pacifico, Indiano e nel bacino del Mar Mediterraneo; in Italia si registrano solo poche spiagge di nidificazione contro le 5-6mila di tutto il Mediterraneo. Questa specie è molto minacciata dall'uomo a causa del turismo balneare a volte indiscriminato, di metodi di pesca illegale e dell'inquinamento; mentre è facilmente conservabile un sito di nidificazione, in quanto si conosce il territorio e lo si protegge con recinzioni, in mare aperto diventa difficile proprio perché non si conoscono con precisione le rotte di migrazione dei vari individui e in più il territorio da conservare diventa davvero vasto. Proprio nell'ambiente marino c'è la più alta percentuale di vittime, soprattutto a causa della pesca illegale: circa 150.000 Tartarughe all'anno rimangono vittima di attrezzi da pesca, di questa più di 40.000 muoiono.
La bella notizia, però, arriva dalla Sicilia e più precisamente dall'Oasi WWF di Torre Salsa in provincia di Agrigento dove lo scorso 25 settembre sono arrivati i nuovi nati!!!
Foto di http://www.salveweb.it

giovedì 26 settembre 2013

Il Capovaccaio ritorna

Buone notizie arrivano dall'Oasi Gravine di Laterza (TA): il Capovaccaio (Neophron percnopterus), avvoltoio di medio-piccole dimensioni, è tornato a nidificare dopo quasi 10 anni; l'ultima nidificazione certificata in questi luoghi risale al 2003, dopodiché qualche sporadica apparizione ma ben poca cosa. Lo scorso maggio coppia ha deposto le uova nella cavità di una parete di un canyon, in seguito, il 20 giugno, è nato il pulcino che ad inizio settembre si è involato. Il responsabile Specie LIPU Marco Gustin si è detto 'molto felice per questo importante evento' definendolo 'un segnale importante per la conservazione della specie'. Questa specie è ridotta a 8-9 coppie in Italia ed è classificata come 'Critically Endangered' nella Lista Rossa della IUCN, dal canto suo l'Oasi LIPU Gravine di Laterza ha un habitat ideale per la conservazione del Capovaccaio, pertanto dal 2004 sono stati effettuati rilasci di giovani esemplari con la speranza di rimpolpare la popolazione in Italia. Nel 2012 sono stati rilasciati dieci Capovaccai ed il risultato più importante è stato quello di Arianna, una femmina rilasciata nel 2006 e ritornata dopo 4 anni trascorsi a sud del Sahara.

giovedì 12 settembre 2013

Riparte il Tg naturalistico

Mi scuso per questo periodo di inattività dovuta soprattutto alle ferie, ma la prossima settimana si ricomincia: il blog tornerà attivissimo, il Tg naturalistico tornerà puntuale ogni venerdì alle 19.30 a cominciare dal 20/09, lo potrete seguire su questo blog, sulla pagina FB (https://www.facebook.com/pianetaterrawip) oppure sul sito di WipRadio (http://www.wipradio.it/)!!! Non mancate e seguiteci!!

domenica 25 agosto 2013

Rapporto del WWF su Parco Nazionale del Virunga!!!

Il più antico parco nazionale africano potrebbe valere 1,1 miliardi di dollari all'anno se venisse sfruttato in modo sostenibile, piuttosto che essere dedicato all'estrazione di petrolio potenzialmente dannoso. 
E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato dal WWF.

Il Parco Nazionale di Virunga ha la potenzialità di generare 45.000 posti di lavoro a tempo indeterminato attraverso gli investimenti in energia idroelettrica, l'industria della pesca e dell'ecoturismo, secondo l'analisi condotta da Dalberg Global Advisors Sviluppo, una società di consulenza indipendente.

Il dossier WWF “THE ECONOMIC VALUE OF VIRUNGA NATIONAL PARK - valore economico del Parco Nazionale Virunga”  informa che lo sfruttamento delle concessioni petrolifere, che sono state allocate sull’85%  della  proprietà del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, porterebbero inquinamento, instabilità e disoccupazione.
"Il Virunga rappresenta una risorsa preziosa per la Repubblica Democratica del Congo e contribuisce al patrimonio dell'Africa come parco più antico e più ricco di biodiversità del continente", si legge nel rapporto. "I piani di esplorazione e di sfruttamento delle riserve petrolifere mettono il valore del Virunga a serio rischio".
Nel mese di giugno, il Comitato UNESCO dei Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità ha chiesto l'annullamento di tutti i permessi di esplorazione di petrolio nel Virunga e si è appellato ai titolari delle concessioni come la Total SA e la Soco International PLC affinché non avviino l'esplorazione nei luoghi Patrimonio Mondiale dell'Umanità. 
La Total si è impegnata a rispettare l’attuale confine del Virunga, lasciando la britannica Soco come unica compagnia petrolifera con piani di esplorazione petrolifera all’interno del parco.

"Le ricche risorse naturali del Virunga devono essere a disposizione del popolo congolese, e non rapinate dalle multinazionali e dai  cercatori di petrolio stranieri", ha detto Isabella Pratesi Direttrice del Programma Conservazione WWF Italia. "Il futuro e il riscatto di questo Paese che è stato teatro di uno dei conflitti più drammatici degli ultimi decenni con più di 4 milioni di morti dipende dallo sviluppo economico sostenibile e duraturo alimentato dalle proprie risorse naturali. Le  condizioni di vita di oltre 50.000 persone dipendono dalla conservazione e dall’economia verde creata dal Parco . 

L'estrazione di petrolio in quest’area potrebbe avere conseguenze devastanti per le comunità locali che si basano sul Virunga per le risorse generate dal turismo, la pesca, l'acqua potabile e l’utilizzo delle altre risorse naturali ".

Il dossier è stato presentato dal WWF Italia il 2 agosto al Ministero per gli affari esteri.

Perdite di petrolio, fuoriuscite dal gasdotto e i contestati “gas flaring” (la grande quantità di  gas che viene bruciato durante l’estrazione del  petrolio) potrebbero contaminare l'aria, l’acqua e il suolo della zona con sostanze tossiche, dice il rapporto. Recenti studi sulle altre regioni produttrici di petrolio hanno inoltre verificato che lo sfruttamento questa risorsa causa non solo seri problemi di salute ma è anche spesso la causa dell’aumento delle  guerre e dei conflitti locali.
Gli impatti ambientali causati dall'estrazione di petrolio potrebbero minacciare – secondo quando emerge dal Rapporto –  gli ecosistemi d'acqua dolce del Virunga, le ricche foreste e gli animali più rari come i gorilla di montagna. Il parco infatti oltre a più di 3.000 diverse specie di animali ospita molti degli ultimi 880 gorilla di montagna esistenti, in serio pericolo di estinzione.

martedì 13 agosto 2013

L'inesorabile recessione dei ghiacciai

Ormai il riscaldamento globale è diventato una notizia quasi noiosa, ne sentiamo parlare da tantissimo tempo e non ci facciamo più caso. Interessante è osservare la situazione dei ghiacciai, non solo in Italia, ma anche nel mondo: le torri d'acqua d'Europa, per esempio, che forniscono acqua potabile, acqua irrigua ed energia idroelettrica sono sempre più a rischio.
Simile è la situazione nel Karakorum, nel Caucaso, nel'Hymalaya e nelle Ande; la banchisa artica e antartica (l'8 e l'86% della massa glaciale terrestre) si sta sciogliendo inesorabilmente, anche se questo è un aspetto più complesso.
Questi esempi testimoniano come il riscaldamento globale stia cambiando il nostro pianeta, cominciando proprio dagli ambienti di alta quota, ma i ghiacciai non muoiono, si ritirano lentamente prima di sparire; un esempio italiano è senz'altro il ghiacciaio sull'Ortles in Alto Adige: anni fa durante i mesi estivi nelle ore notturne la temperatura era così bassa che neve e acqua ghiacciavano all'istante, al giorno d'oggi, invece, oltre alle dimensioni ridotte del ghiacciaio è possibile notare delle pozze d'acqua sparse per il territorio; il permafrost si scioglie e la terra sembra scivolare, sudare e puzzare di putrefazione.
I ghiacciai sono importantissimi indicatori climatici, molto sensibili al cambiamento, che permettono lo studio della situazione climatica attuale e della sua evoluzione nel tempo, una sorta di banca dati che descrive fedelmente quello che è stato in passato e quello che è nel presente. Grazie a molti scienziati sono state fatte spedizioni sui più grandi ghiacciai del mondo, con misurazioni glaciologiche e fotografie, utili a comparare la situazione dei ghiacciai nel tempo e il confronto è davvero spaventoso.
Ghiacciaio Ortles; http://www.altarezianews.it

lunedì 5 agosto 2013

Predatori che spettacolo!!!

Spesso quando guardiamo dei documentari, gli animali che più ci affascinano sono i predatori; sviluppiamo un senso di attrazione per squali, tigri, leoni, coccodrilli ecc che non ha pari per nessun altra categoria di essere vivente, perché questo? Forse perché hanno armi micidiali e sviluppano delle strategie di caccia che noi non crediamo possibili per degli animali, ma invece la natura offre spettacoli che ci lasciano a bocca aperta.
L'evoluzione dei predatori è avvenuta in conseguenza all'evoluzione delle loro prede che nel corso dei milioni di anni hanno sviluppato armi di difesa per non essere mangiati (corna, zoccoli, veleni, spine ecc), a loro volta coloro che noi chiamiamo 'carnivori' hanno sviluppato armi di offesa (artigli, zanne, veleni ecc) e strategie di caccia; non ci vuole uno scienziato per classificare un animale come predatore, ma a volte usiamo il termine 'carnivoro' erroneamente: questo nome è relativo a un ordine di mammiferi che hanno determinate caratteristiche (felidi, canidi, ursidi, procionidi ecc) morfologiche e spesso non di dieta. E' vero che la maggior parte dei Carnivori si nutre di carne, pesce o invertebrati, ma ci sono specie di questo ordine che pur avendo le stesse caratteristiche morfologiche hanno una dieta onnivora o quasi del tutto vegetariana, vedi il Panda gigante, animale che fa parte della famiglia degli Ursidi ma che fa una dieta composta al 99% di bambù.
Un'altra particolarità dei predatori è la strategia di caccia, alcuni cacciano all'agguato, altri preferiscono la rincorsa, altri sono solitari, altri ancora cacciano in gruppo ed è proprio la distinzione fra animali solitari e quelli sociali la più affascinante: è meglio essere in compagnia oppure da soli? Se prendiamo i Felidi possiamo osservare che solamente il Leone caccia in gruppo, mentre tutti gli altri a cominciare dal gatto domestico cacciano da soli; la risposta sta nel mezzo come sempre: dipende dalle situazioni.
I leoni vivendo in branco hanno la possibilità di attaccare prede più grandi di loro come bufali, giraffe, zebre adulte ecc, con il presupposto però che la preda la devono dividere tra i membri del gruppo, quindi meno carne per il singolo anche se la preda è più grande, allo stesso tempo devono dividere anche la tana e il territorio, non è raro però che le leonesse caccino da solo animali più piccoli come lepri, gazzelle o piccoli di gnu. Il cacciatore solitario, invece, come il Leopardo caccia prede di dimensioni adeguate e quindi il cibo è tutto per sé o al massimo deve dividerlo con i cuccioli.
Il fatto del cibo però non è l'unica ragione che induce a vivere in gruppo, per esempio la Iena maculata vive in branchi composti anche da 80 individui ma il motivo è più per protezione del clan che per cacciare, infatti si dividono in piccoli gruppi massimo di 12 individui che si dividono le prede fra di loro: se andassero a procurarsi il cibo tutte e 80 le iene insieme, sarebbe controproducente, rischierebbero di fare tanta confusione per non prendere niente oppure dividere una preda in 80 parti, quindi pochissimo cibo per tutti e qualcuno rimarrebbe a bocca asciutta.
La maggior parte dei predatori del mondo, però, preferisce cacciare in solitudine e allo stesso tempo vivere in solitudine, trovando la compagnia solo per il periodo dell'accoppiamento, per il semplice fatto che 'chi fa da sé fa per tre', infatti resta più facile nascondersi dai nemici e quando si cattura una preda non c'è da dividerla con nessuno, un po' egoistico come discorso ma funzionale in natura.
Infine, una distinzione molto curiosa va fatta sui tipi di caccia in gruppo che differiscono da specie a specie: i leoni per esempio usano delle strategie particolari, ogni leonessa ha un ruolo come in una partita di calcio, c'è 'l'attaccante' che attacca la preda, le 'ali' che stringono al centro gli erbivori e infine 'il finalizzatore' che salta al collo della preda e dà il colpo di grazia; altri animali meno organizzati sono i Licaoni che vanno a caccia in 12-15 individui e iniziano a correre quando sono sempre a 100 metri dalla preda, correndo per un sacco di km a 55-65 km/h sfiancano gli erbivori che alla fine cede.
E' bello quindi notare come i predatori incarnano l'essenza della natura, diverse strategie di caccia e di comportamento che si sono evolute in milioni di anni.
Foto di www.superedo.it

lunedì 29 luglio 2013

Giornata mondiale della tigre

Torna oggi, 29 luglio, la terza edizione della Giornata Mondiale della Tigre e a conclusione dell’importante celebrazione il governo nepalese ha annunciato i risultati dell'ultimo sondaggio sulla tigre rivelando che nel Terai Arc Landscape in Nepal, sono state stimate 198 tigri segnando una crescita del 63% per cento rispetto all'ultima ricerca del 2009. Il WWF  osserva che "I risultati di quest'indagine sono significativi per due motivi. In primo luogo, siamo lieti di vedere che la popolazione di tigri in Nepal stia crescendo. Le tigri sono fra l’altro delle ottime indicatrici dello stato di salute di ecosistemi molto importanti.  In secondo luogo quest’indagine dimostra che il monitoraggio rigoroso e il conteggio delle tigri in natura è oggi molto avanzato  - grazie a nuove tecniche e tecnologie – permettendoci di seguire con più esattezza lo stato di questi incredibili animali ".
Determinare l'esatto numero di tigri allo stato selvatico è difficile in quanto sono notoriamente sfuggenti e spesso abitano in luoghi remoti e difficili da raggiungere. Per molti dei paesi in cui vivono le tigri, svolgere un’attività di monitoraggio è molto costoso e richiede molto tempo. Tuttavia con il miglioramento delle tecniche di indagine e delle attrezzature, come le camera trap che durano più a lungo, i paesi hanno fatto grandi progressi in questi difficili conteggi. "I nuovi dati diffusi dal Nepal dimostrano anche agli altri paesi  che le nuove tecnologie e metodologie stanno rendendo più facile che mai il conteggio delle tigri, attività imprescindibile se vogliamo sapere se siamo sulla buona strada per conservare le tigri in natura.
La Giornata Mondiale della Tigre è stata istituita durante il Summit sulla Tigre di San Pietroburgo Tiger nel 2010, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e supportare la conservazione di quest’animale. Alla conferenza, ospitata dal governo russo e della Banca Mondiale, i 13 paesi che ospitano la tigre – Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia e Vietnam –  hanno fissato l'ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero delle tigri selvatiche entro il 2022. Questi 13 governi hanno approvato la Dichiarazione di San Pietroburgo, che prevede il raddoppio del numero delle tigri selvatiche fino a 6000, un impegno conosciuto come TX2 (tigers for two).

TX2 richiede un minimo di tre conteggi completi delle tigri; il primo si terrà nel 2016. " E’ fondamentale, per il successo del raggiungimento del TX2, conoscere il numero delle tigri e la loro distribuzione in tutti i 13 paesi ", ricorda il WWF. "Determinare la popolazione globale di tigri nel 2016 e nel 2020 promuoverà l'obiettivo TX2, rinnoverà l’impegno globale e mobiliterà le risorse per incrementare le popolazioni in luoghi che sono rimasti indietro. Questo è fondamentale per rendere l'obiettivo 2022 una realtà e per la sopravvivenza della tigre ".
La recente collaborazione tra l’India e il Nepal per la conservazione delle tigri nell'Arc Terai Landscape ha utilizzato queste tecniche di ricerca. La ricerca, condotta all'inizio di quest'anno e che ha coperto tutte le aree protette, i corridoi di connessione, le foreste gestite dalle comunità locali, le riserve e le zone cuscinetto, segna una pietra miliare nella ricerca della fauna selvatica e nella collaborazione tra India e Nepal per la conservazione delle tigri. I risultati condivisi, approfonditi dai lati sia indiano sia nepalese, saranno rilasciato entro la fine dell'anno.
"I risultati del Nepal sono un traguardo importante per raggiungere l'obiettivo globale TX2 per raddoppiare il numero di tigri selvatiche entro il 2022" ha dichiarato Megh Bahadur Pandey, Direttore Generale del Dipartimento di National Parks and Wildlife Conservation del Nepal. "Le tigri sono una parte della ricchezza naturale del Nepal e ci siamo impegnati per garantire che le popolazioni di questi magnifici animali selvatici abbiano cibo, protezione e spazio per crescere".

Nepal, India e Russia stimano costantemente le loro popolazioni di tigri selvatiche in modo sistematico a livello nazionale, con risultati che indicano che il numero delle tigri in questi paesi stanno cominciando a stabilizzarsi, se non ad aumentare. Anche se questo può indicare che in alcuni paesi siamo sulla buona strada verso il TX2, lo stesso può o non può essere vero in altri paesi fondamentali per la conservazione della tigre.
Esperti provenienti da ogni Paese dove la tigre è presente avrebbero bisogno di concordare, nel più breve tempo possibile, i metodi e gli approcci per prepararsi al il primo vero censimento globale delle tigri in natura, che dovrebbe svolgersi nel 2016. Importanti risorse dovranno essere reperite e assegnate per questo compito in ognuno dei paesi che ospitano le tigri. I risultati dell'indagine dovrebbero essere al centro di un importante incontro ad alto livello dei capi di governo al fine di riconoscere i risultati del progresso, oppure il bisogno di rinforzare gli impegni per il raggiungimento effettivo dell’obiettivo Tx2
Tigre siberiana

giovedì 25 luglio 2013

Canale di Sicilia a rischio

Nell’ambito della campagna “Sicilia: il petrolio mi sta stretto” il WWF ha chiesto alla commissione tecnica competente del Ministero dell’Ambiente di bocciare i progetti di ricerca di idrocarburi che Eni e Edison hanno presentato nel Canale di Sicilia, attualmente al vaglio della Commissione Valutazione di impatto Ambientale. 
Questi nuovi progetti si sommano ai due permessi di ricerca già concessi alle stesse compagnie in area contigua e a altri sette titoli minerari tra istanze, permessi e concessioni che pure insistono nel Canale di Sicilia, un’area ricchissima di biodiversità, di turismo, ma anche di vulcani sottomarini tuttora attivi e considerata ad alto rischio sismico: tutti elementi che rendono i potenziali impatti delle trivelle davvero “esplosivi”, certamente incompatibili con il delicato equilibrio ecologico e geologico della zona. 

Per questi motivi, al di là dei pareri tecnici, il WWF chiede al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando di esprimersi contro questo velleitario rilancio delle produzioni nazionali di idrocarburi che stanno mettendo a serio rischio i nostri mari.
Il Canale di Sicilia è un’area estremamente ricca dal punto di vista ambientale– vi nuotano delfini, balenottere, mante mediterranee, squali, tonni, pesci spada e tartarughe marine oltre a aquile di mare - e riveste un’importanza strategica per l’intero Mediterraneo. Per proteggerla il WWF ha lanciato la campagna “Sicilia, il Petrolio mi sta stretto”, uno spazio di attivazione della cittadinanza per scongiurare e discutere la minaccia delle trivellazioni nello Stretto di Sicilia, con una speciale petizione online su wwf.it/ilpetroliomistastretto - da oggi promossa anche dalla piattaforma globale change.org - che per tutta l’estate raccoglierà firme per chiedere di fermare le trivelle e per l’istituzione di un’area protetta a Pantelleria, isola vulcanica vero gioiello del Mediterraneo, nonché unica isola non ancora tutelata nello Stretto di Sicilia. Da anni Pantelleria è in attesa di divenire un’area protetta, rientrando tra le zone di particolare pregio ambientale e culturale e oggi è più che mai minacciata da nuovi progetti di piattaforme petrolifere off shore.

La petizione WWF, che ha già raccolto migliaia di firme ha suscitato l’interesse dei panteschi e del sindaco di Pantelleria che nei giorni scorsi ha presentato una richiesta di incontro al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell’Ambiente per affrontare il tema. Ai panteschi e al sindaco di Pantelleria va il plauso del WWF. Per questo il WWF chiede a sempre più cittadini italiani di firmare la petizione online per esortare ancora di più all’azione del sindaco di Pantelleria e dei suoi cittadini, che devono poter contare sull’appoggio di tantissime voci che dicono no al petrolio nel nostro mare.
Attività impattanti come la ricerca prima e l’eventuale estrazione di idrocarburi, rischiano infatti di arrecare danni gravi ed irreparabili alle tante specie che frequentano il canale di Sicilia con possibili ripercussioni anche economiche per  le diverse centinaia di persone che operano  nel settore della pesca e del turismo, in una delle aree più belle e incontaminate del Mediterraneo. 

La ricerca di idrocarburi in mare avviene con la tecnica dell’air gun sistema che  utilizza l'espansione nell'acqua di un volume di aria compressa che genera un fronte di onde di pressione acustica  direttamente nell'acqua circostante. Il suono si propaga in acqua e nel sottosuolo marino per individuare i giacimenti. Questi arrecano danni temporanei o duraturi gravi, fino alla morte in taluni casi, per  numerose specie marine come i cetacei, come oramai la casistica dimostra, le tartarughe marine, i banchi di pesci pelagici.
Come se ciò non bastasse  l'intera zona è considerata ad alta pericolosità sismica con la presenza a poche decine di chilometri di vulcani sottomarini ancora attivi. Tale sismicità genera fattori di rischio inconciliabili con le attività estrattive petrolifere, a meno che, con inammissibile superficialità si voglia mettere a repentaglio la vita stessa delle persone in maniera esponenziale, poichè si verrebbe a sommare al rischio vulcanico e sismico, quello industriale, con una sequenza di catastrofi difficilmente immaginabili.  

A fronte di tutto ciò, gli studi  di impatto ambientali presentati dalle compagnie petrolifere  relative ai progetti di ricerca appaiono superficiali e lacunosi e non danno, a parere del WWF, nessuna garanzia che  un ecosistema così delicato e prezioso  possa sopportare le eventuali ripercussioni  dell'industria degli idrocarburi.

Per questo il WWF auspica fortemente che la commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente accolga le osservazioni presentate e respinga le istanze delle compagnie petrolifere a tutela del Canale di Sicilia.

Il WWF ricorda che in Italia si contano già, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione.
(articolo preso direttamente dal sito ufficiale del WWF)

domenica 14 luglio 2013

A rischio gli stock ittici

I  deputati della Commissione Pesca del Parlamento Europeo hanno votato la decisione di fornire 1,6 miliardi di  euro in sussidi per incrementare la capacità delle flotte pescherecce e diversificare le economie locali che sono state duramente colpite dal declino di questo settore. Per il WWF, mentre l'obiettivo dichiarato del sostegno è quello di aumentare la sostenibilità del settore della pesca, gli investimenti in nuove barche e attrezzature consentiranno un maggiore raggio d'azione dei pescherecci e una maggiore capacità di rimanere più a lungo in mare, consentendo ai pescatori di raggiungere anche l’ultimo pesce degli stock che si trovano lontano dai porti europei.
Questo voto non è affatto coerente con la posizione che i deputati hanno preso nel "regolamento di base", che è stato appena concordato e che guarda a una promozione di un vero e proprio aumento del numero di pesci. L'accordo ha anche omesso di fornire fondi per attuare programmi per migliorare la partecipazione delle ONG e delle altre parti interessate nella gestione della pesca e nelle misure di conservazione.

“Questo accordo riporterà la ricostituzione degli stock ittici indietro di decenni soprattutto in aree come il Mediterraneo, dove saranno spesi la maggior parte dei fondi per il rinnovo della flotta. Ai membri della Commissione per la pesca è stato chiesto di elaborare un piano che possa promuovere la pesca sostenibile nel lungo termine. Invece ora  più di 20.000 barche  saranno ammesse al finanziamento che in futuro potrebbe distruggere gli stock ittici rimanenti – dichiara il WWF - Poiché questo voto passa ora alla plenaria del Parlamento europeo, chiediamo a tutti i deputati di  porre fine a questa situazione in cui troppe barche sono a caccia di troppo poco pesce e di riassegnare i fondi per la promozione del recupero degli stock e il ripristino degli habitat.''.

La pesca sostenibile è uno dei punti cardine dell’azione WWF per UN MEDITERRANEO DI QUALITA’ , che ha l’obiettivo di coinvolgere governi, amministrazioni, cittadini e tutti gli attori del mare, nello sviluppo di un sistema di gestione integrato delle coste e degli ambienti marini, dove la salvaguardia degli ecosistemi vada di pari passo con uno sfruttamento economico sostenibile e una netta riduzione dell'inquinamento e degli impatti derivanti da attività umane quali pesca, turismo, navigazione e traffico marittimo, produzione energetica, urbanizzazione e industrializzazione costiera. 
(articolo preso dal sito ufficiale del WWF)

martedì 9 luglio 2013

Ancora un Orso marsicano ucciso da arma da fuoco!!

È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, denuncia il WWF Italia.
 “Chiediamo al Presidente del Consiglio Letta di intervenire urgentemente per tutelare  un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati. Ricordiamo tutti la morte dell’Orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l’avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi è chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e più fatti concreti. Chiediamo anche che si intervenga per aumentare i controlli sull’allevamento zootecnico sempre più invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l’orso, già pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Così come chiediamo di limitare l’accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle” ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia.
Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause. Ben 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. Senza parlare degli esemplari morti per incidenti stradali. La situazione è quindi gravissima ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione.
Alla conservazione dell’Orso bruno in Italia è dedicato il progetto LIFE europeo “Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino e appenninico”: si tratta di un’iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di Orso bruno delle Alpi e degli Appennini ed a sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali portatori di interesse. Sempre alla tutela dell’Orso in Appennino è dedicato il PATOM, Patto per la Tutela dell’Orso Marsicano.
“Tutte queste importanti iniziative, però, non servono a nulla se continueremo a permettere a coloro che vogliono distruggere gli orsi di agire impunemente”, conclude Dante Caserta.
(articolo preso direttamente dal sito ufficiale del WWF)

sabato 6 luglio 2013

Futuro nero per il Parchi Naturali

Mentre un Sindaco cacciatore viene nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, i Sindaci dei Sibillini contestano la prevista nomina di un qualificato accademico alla Presidenza del Parco Nazionale dei Monti Sibillini rivendicando il controllo della gestione dell’area protetta nazionale. 

Il sindaco cacciatore Luca Santini è stato nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nonostante le proteste delle maggiori Associazioni ambientaliste e molti comuni cittadini.

Per il WWF la nomina di Santini resta una decisione grave, non solo per la discutibile nomina di un cacciatore alla guida di un Parco Nazionale, una palese contraddizione per tutti evidente, ma anche per il pericoloso precedente della nomina nel ruolo di massima responsabilità per la gestione di un Parco nazionale di un Sindaco di uno dei Comuni dell’area protetta. Una decisione che determinerà un gravissimo spostamento degli equilibri tra gli interessi nazionali e localistici all’interno dell’organo di governo dell’Ente parco.

Con il Decreto del Presidente della Repubblica sul riordino dei consigli direttivi dei Parchi nazionali, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, i Sindaci dei Comuni dei territori interessati dalle aree naturali protette nazionali avranno infatti il 50% della rappresentanza nell’organo collegiale di governo dei Parchi (4 componenti su 8 saranno nominati dalla Comunità del Parco costituita dai Sindaci). La nomina del Presidente del Parco diventa a questo punto la garanzia della prevalenza dell’interesse pubblico nazionale sugli interessi localistici, in conformità con quanto prevede la nostra Costituzione che stabilisce la competenza esclusiva dello Stato in materia di conservazione della natura.
La nomina dell’attuale Sindaco del Comune di Stia, Comune del Parco, a Presidente attribuisce sostanzialmente il totale controllo dell’Ente Parco da parte degli Amministratori locali, chiaramente più attenti agli interessi locali che alla tutela del patrimonio naturale quale interesse pubblico generale che un Parco nazionale deve assicurare come sua missione prioritaria. Il WWF vigilerà con attenzione sulla futura gestione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi per verificare il rispetto della missione prioritaria dell’area naturale protetta, la conservazione della natura. L’appartenenza del nuovo Presidente al mondo venatorio, da sempre ostile ai Parchi, sommato all’inevitabile prevalenza degli interessi localistici potrebbe determinare non pochi problemi per la efficace gestione del Parco. Per il WWF diventa a questo punto determinante il rinnovo della composizione del Consiglio direttivo, prevista alla fine del 2013, con le nomine degli esperti del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Politiche Agricole che dovranno essere persone di elevato profilo, garanti dell’interesse nazionale nella gestione del Parco.
Nel frattempo la nomina del Sindaco cacciatore alla presidenza del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha creato un precedente che qualcuno vorrebbe già replicare nella nomina dei Presidenti degli altri Parchi Nazionali. La Commissione Ambiente della Camera ha infatti convocato questa mattina, su pressioni dei Sindaci del territorio, l’attuale Commissario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il prof. Oliviero Olivieri dell’Università di Perugia per “invitarlo” a rinunciare alla Presidenza del Parco lasciando libera la poltrona  per una persona gradita agli Amministratori locali ed ai partiti. Sul prof. Olivieri, qualificato docente universitario gia’ componente della Commissione CITES del Ministero dell’Ambiente è già stata raggiunta l’intesa tra il Ministro e le due Regioni competenti, Umbria e Marche. Per la sua nomina a Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini si attende solo il parere positivo delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato che da settimane stanno rinviando senza nessuna valida motivazione. Anche l’audizione del candidato Presidente da parte della Commissione Ambiente della Camera costituisce un precedente che desta sospetti e preoccupazione per l’evidente tentativo di “pressioni politiche” in risposta alle richieste dei Sindaci del territorio che chiedono di replicare quanto già deciso per il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi candidando una persona espressione del territorio, gradita anche ai partiti.
Per il WWF l’interesse generale della conservazione del nostro patrimonio naturale deve però sempre prevalere su interessi di parte o sugli equilibri politici dei diversi territori. I parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato devono dimostrare di saper interpretare al meglio l’interesse generale del Paese con la tutela di un bene comune per tutti gli italiani, mettendo da parte gli interessi meramente localistici.  
(articolo preso dal sito ufficiale del WWF)