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martedì 26 febbraio 2013

Il Fratino

Visto che abbiamo parlato della "Giornata del fratino", vediamo cosa è il Fratino (Charadrius alexandrinus).
Il Fratino è un uccello limicolo della famiglia dei caradridi di piccole dimensioni: il maschio adulto pesa intorno ai 32-56 g mentre la femmina arriva anche a 69 g. Le parti superiori del maschio (livrea riproduttiva) sono grigio brunastro molto chiaro, con una sfumatura rugginosa più o meno intensa ed estesa su nuca e metà posteriore del vertice, le parti inferiori sono pressoché candide, a parte due tacche nere , allungate ma limitate ai lati del gozzo (la femmina è simile al maschio tranne qualche piccola variazione).
Di natura gregaria, soprattutto al di fuori della stagione riproduttiva, il fratino frequenta prevalentemente zone aperte, sabbiose o limose, con copertura erbacea assente o molto rada ed accesso all'acqua molto bassa (dolce o salmastra), particolarmente lungo le coste, preferendo le porzioni interne e retrodunali piuttosto che i tratti esposti alla marea. Per quanto riguarda l'alimentazione, il fratino si ciba prevalentemente di invertebrati come anellidi, crostacei e molluschi che cattura in zone umide con acqua bassa lungo le coste, oppure di insetti nell'entroterra.
Al di fuori della stagione degli amori forma gruppi molto numerosi, anche oltre il centinaio di individui, spesso anche con altre specie di caradriformi; la stagione riproduttiva avviene intorno metà marzo e si protrae fin verso metà agosto. Il fratino è di natura monogama, per quanto riguarda la riproduzione, manifestando un'alta fedeltà al partner e al sito di accoppiamento. Nidifica lungo litorali sabbiosi o ghiaiosi, dove occupa zone naturali quasi prive di vegetazione a monte della battigia e in zone umide costiere ricche di spazi aperti sabbiosi e argillosi (lagune, saline, stagni salmastri, anse fluviali, complessi deltizi).
In Italia è una specie migratrice e nidificante (stagione estiva) lungo coste peninsulari e insulari (Sicilia, Sardegna e alcune isole satelliti), con popolazione centro-meridionali e insulari parzialmente sedentarie.
Purtroppo questo caradride è minacciato da molte cause: distruzione, trasformazione e frammentazione dell'habitat di riproduzione, erosione marina costiera, mareggiate in periodo riproduttivo, disturbo antropico (balneazione, pulizia spiagge, mezzi fuoristrada) durante la nidificazione, uccisioni illegali, predazione di uova e pulli da parte di ratti, animali randagi, gabbiano reale e corvidi.
Charadrius alexandrinus; foto di http://spigolaturesalentine.files.wordpress.com

lunedì 25 febbraio 2013

Rubrica ecoturistica: Oasi WWF Padule di Bolgheri

L'Oasi WWF Padule di Bolgheri si trova nel Comune di Castagneto Carducci (LI) sulla via Aurelia (SP 39) al km 269,4; di 513 ettari è uno splendido esempio di ambiente originario dell'Alta Maremma composto da bosco igrofilo, stagni, pineta, prati allagati. Questo appezzamento di terra è stata la prima area protetta privata in Italia (1959) su iniziativa del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, proprietario dell'area; in questa bellissima oasi WWF è possibile osservare un sacco di specie animali, dagli ungulati, abbondanti con Capriolo (Capreolus capreolus), Daino (Dama dama) e Cinghiale (Sus scrofa), agli uccelli acquatici (e non) sia migratori che stanziali i quali trovano nel Padule di Bolgheri un rifugio importante.
L'Oasi è visitabile da novembre ad aprile, previa prenotazione obbligatoria; in questo periodo è possibile fare avvistamenti di avifauna acquatica di rilevante importanza, oltre che di ungulati che sono presenti tutto l'anno.
Durante la "Giornata del fratino" di domenica 17/02, è stato possibile nel pomeriggio effettuare una visita gratuita guidata all'interno dell'Oasi WWF Padule di Bolgheri, in questa occasione ci siamo muniti di binocolo e macchina fotografica alla scoperta dell'area protetta; appena arrivati abbiamo visto un sacco di specie come i caprioli e un gruppo di Oca selvatica (Anser anser); successivamente dopo una camminata di circa 1,5 km siamo entrati nel percorso recintato nella palude, soffermandoci ad ogni capanna di avvistamento con i nostri binocoli, l'emozione è stata tanta: Mestolone (Anas clypeata), Codone (Anas acuta), Germano reale (Anas platyrhynchos), Canapiglia (Anas strepera), Folaga (Fulica atra), Cormorano (Phalacrocorax carbo), Airone bianco maggiore (Adrea alba), Pavoncella (Vanellus vanellus) e persino un Fenicottero (Phoenicopterus roseus) unico rimasto di un gruppo fermatosi nella palude qualche giorno prima. Purtroppo abbiamo osservato e fotografato anche molti esemplari di Nutria (Myocastor coypus) animale alloctono del territorio italiano e specie invasiva: proveniente dal Nord America, questo roditore è una seria minaccia per gli argini dei nostri fiumi e spesso per i nidiacei delle specie di uccelli acquatici autoctone.
La visita dell'Oasi WWF Padule di Bolgheri è un'esperienza da consigliare a tutti gli amanti della natura e del birdwatching, un'area che è entrata di diritto nella rete Natura 2000: riconosciuta come Sito di importanza comunitaria e Zona a Protezione Speciale dalle Direttive europee, inoltre in base alla Convezione di Ramsar è riconosciuta dal 1977 Zona umida di importanza internazionale.
Per visitare l'Oasi è necessario consultare il sito https://www.wwf.it/bolgheri.nt e attenersi a tutte le indicazioni riportate in esso.
Foto di Elisa La Corte


Foto di Elisa La Corte


Foto di Elisa La Corte


Foto di Elisa La Corte

Foto di Elisa La Corte
Per poter vedere tutte le foto potete collegarvi al sito di WipRadio www.assowip.it.







sabato 23 febbraio 2013

Quinto "Memorial Stiassi"-Giornata del Fratino

Domenica scorsa (17/02) è avvenuta la quinta edizione del "Memorial Stiassi" ovvero la Giornata del Fratino presso il tratto di spiaggia che va dall'arenile del Gineprino (Marina di Bibbona, LI) e la spiaggia davanti all'Oasi WWF Padule di Bolgheri, un evento organizzato dal WWF nel quale si è ricordato il Sig.Raimondo Stiassi, un signore che ha fatto tanto per il territorio.
Il Sig. Stiassi si svegliava ogni mattina e puliva quel tratto di spiaggia rendendolo uno dei più puliti dell'intera costa tirrenica, ogni giorno prestava la sua opera per la tutela del paesaggio e della biodiversità che usufruiva dell'arenile: dei semplici gesti, da togliere una cartaccia a mettere una semplice recinzione intorno a una specie floristica protetta, da piantare un chiodo, ecc.
Per ricordarlo con guanti e sacchi alla mano abbiamo pulito la spiaggia, proprio come faceva lui; erano presenti tantissime persone e tantissime associazioni come l'OTP (Operazione Territorio Pulito), un gruppo di persone nato nel 2009 e che ha come obiettivo il miglioramento dell'ambiente nel territorio della Val di Cecina e non solo, si ritrovano una volta al mese per pulire un pezzo di territorio particolarmente degradato e bisognoso di un intervento; era presente il Gruppo Botanico Livornese, che ha sede presso il Museo di Scienze Naturali del Mediterraneo a Livorno e che da anni porta avanti progetti e ricerche sulla flora e la vegetazione della Provincia di Livorno, con un importante contributo verso la conservazione di questi elementi; ovviamente come non citare il Corpo Forestale dello Stato che con la sua opera contribuisce alla tutela delle nostre spiagge, dei nostri boschi e del nostro territorio con battaglie e progetti; il Comune di Bibbona e l'Azienda agricola comunale di Bibbona ASBI hanno contribuito in modo sostanziale alla giornata fornendo sacchi, guanti e, insieme alla Tenuta di San Guido, uno spuntino a base di prodotti locali (per lo più vegetariani) con dell'ottimo vino; infine ricordiamo gli scout che hanno prestato il loro servizio di pulizia e la loro importante presenza.
Nel ricordo del padre era presente anche la Sig,ra Raffaella Stiassi, ovvero la figlia di Raimondo, che venuta da Bologna è voluta essere presente all'evento come ogni anno rilasciando a noi di WipRadio un'intervista che potrete seguire in podcast su www.assowip.it nella trasmissione di Pianeta Terra. Per il WWF Toscana organizzatore dell'evento era presente il Presidente del settore regionale dell'associazione ambientale Marcello Demi, il quale si è prestato al servizio di pulizia e perché no, ci ha concesso un'intervista che potrete ascoltare nella trasmissione sopracitata.
La giornata ha avuto come oggetto il Fratino (Charadrius alexandrinus), un piccolo Caradriforme che nidifica nel nostro territorio e predilige per la deposizione delle sue uova di arenili puliti e con poco impatto antropico, il solo fatto che questo piccolo uccello limicolo scelga la spiaggia che va da Marina di Bibbona a Bolgheri è un segnale di qualità della zona.
L'evento si è concluso nel pomeriggio con la visita gratuita guidata dell'Oasi WWF Padule di Bolgheri, nella quale abbiamo potuto ammirare la palude e i suoi abitanti: mestoloni, codoni, cormorani, folaghe, canapiglie, germani reali, aironi bianchi maggiori e anche un fenicottero, unico individuo rimasto di un gruppo che era presente qualche giorno prima.
La giornata è stata lunga e faticosa ma bella e soddisfacente: il risultato della raccolta di rifiuti è stato di 8-10 quintali in tutto.
Foto di Elisa La Corte
Per poter vedere le foto in modo integrale è possibile andare sul sito di WipRado: www.assowip.it.

Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise: rubrica ecoturistica

Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise offre tantissime cose da vedere e da vivere: dalle splendide passeggiate ed escursioni in natura, alle tradizioni, all'arte fino alla cultura (culinaria e non).
Un Parco che vive da sempre nel connubio tra cultura e natura, con la possibilità di effettuare escursioni su una quantità incredibile di sentieri immersi nella natura, con la possibilità di vedere la grande biodiversità che offre il Parco. Allo stesso tempo è possibile fare gite a cavallo, in bici, escursioni dedicate al birdwatching, campi ecologici e seminari, visite guidate dei paesi e tanto altro.
La cultura e la tradizione dei paesi è una delle fonti più importanti del territorio, molti di origine medievale con peculiarità artistiche molto affascinanti.
Per ogni informazione è consigliato rivolgersi ai Centri Visita dislocati in tutto il territorio del Parco e visitare il sito www.parcoabruzzo.it.
Alfedana (L'Aquila); http://www.parcoabruzzo.it

giovedì 21 febbraio 2013

Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise: le foreste

La superficie del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è occupata per il 60% da foreste, ovvero circa 29.000ha di territorio. Le foreste meglio rappresentate sono sicuramente quelle a faggio (faggete), che possono dividersi in diversi tipi:

-Faggete vetuste: foresta di tipo mesofilo dove il Faggio (Fagus sylvatica) domina e a seconda del tipo di substrato può essere accompagnato da altre specie arboree come per esempio il Cerro (Quercus cerris) su terreni argillosi; il faggio in genere è accompagnato anche da specie mesofile (acero campestre, acero riccio, acero montano, frassino maggiore, tiglio, carpino bianco e ciliegio), in cenosi miste soprattutto in corrispondenza di forre. Non è raro trovare specie come il tasso e l'agrifoglio;
-Faggete articolate: si distinguono per una grande quantità di specie associate al faggio spesso di piccole dimensioni;
-Faggete monoplane: caratterizzate dalla presenza dominante di faggio, associato ad esso possono esserci piante di medie dimensioni (20-30cm);
-Faggete con nuclei di pino nero: fitocenosi con abbondante faggio associato a Pino nero (Pinus nigra) e altre specie più sporadiche come acero montano, frassino, carpino nero e maggiociondolo;
-Boschi a parco di faggio: questo tipo di foreste è rappresentato da faggi di altissimo fusto, spesso piante monumentali che danno a questi ambienti un aspetto particolare;
-Faggete frammentate: si tratta per la maggior parte di lembi di boschi cedui in evoluzione verso l'alto fusto, rappresentati dalla presenza di solo faggio;
-Faggete in ricostituzione: fitocenosi ecotonali miste di alberi e arbusti, rappresentato da faggio misto a specie arboree mesofile e submediterranee;
-Faggete percorse da valanghe: popolamenti dominati da faggio, la cui evoluzione verso fasi mature del ciclo strutturale è bloccata dal passaggio di valanghe nel periodo invernale, anche se il faggio si ricostituisce in maniera quasi agamica.
Oltre alle faggete, di importante rilevanza sono gli orno-ostrieti cioè il secondo tipo di bosco presente con una superficie di 1266ha, costituiti dalla dominanza di orniello e carpino nero, evolvendosi verso un bosco di tipo mesofilo.

Foto di http://www.parcoabruzzo.it

mercoledì 20 febbraio 2013

Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise: fauna

Oltre a lupo, orso marsicano e camoscio, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise è presente una biodiversità faunistica fuori da comune; fra le categorie di vertebrati meno conosciute, ma molto interessanti ai fini conservazionistici sono gli anfibi, bioindicatori incredibili: essendo molto sensibili all'inquinamento e ai cambiamenti dell'ambiente offrono un segnale di qualità dell'ecosistema. Fra questo possiamo citare la Salamandra pezzata appenninica (Salamandra salamandra gigliolii), la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergiditata), entrambe localizzate in ambienti intatti e freschi come le faggete; l'Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus) o il Rospo comune (Bufo bufo), presenti in vallate meno fredde; il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis) con alcune presente nel Lago Vivo, oppure il rarissimo Tritone crestato (Triturus cristatus camiflex) presente in acque stagnanti e poco mosse, entrambe queste ultime specie sono rare e di particolare interesse.
Fra i rettili è importante ricordare oltre ad alcune specie molto comuni in Italia come il Biacco (Coluber viridiflavus), la Vipera comune (Vipera aspis), l'Orbettino (Anguis fragilis), la Lucertola muraria (Lacerta muralis) e il Ramarro (Lacerta viridis) è importante citare alcune specie molto più rare come la Vipera di Orsini (Vipera ursinii), il Colubro liscio (Coronella austriaca) e una sottospecie di Biscia dal collare che vive in questi luoghi (Natrix natrix lanzai).
Per gli amanti del birdwatching, invece, le attrazioni non mancano come i rapaci fra cui spiccano Sparviere, Falco pellegrino, Astore, Poiana, Gheppio e l'Aquila reale: vero gioiello fra l'avifauna di questo luogo, presente con 2 o 3 coppie e di facile avvistamento sulle vette più alte del Parco; oltre ai rapaci altre specie di uccelli possono essere osservate come fra gli strigiformi Allocco e Barbagianni, molti corvidi fra cui la Ghiandaia nei boschi il Gracchio alpino e il Gracchio corallino sulle montagne. Fra i picchi il Picchio verde e i rarissimi Picchio di Lilford e il Picchio dorsobianco presenti solamente in alcune zone dell'Italia centro-meridionale. Nei luoghi più umidi si possono osservare tanti uccelli legati a questi ambienti come Airone cinerino, Germano reale, Ballerina gialla, Merlo acquaiolo e Svasso maggiore solo per citarne alcuni.
Abbiamo parlato nell'intervista di Lupo, Orso marsicano e Camoscio d'Abruzzo, ma di mammiferi sono presenti anche numerose altre specie, cominciando dagli ungulati il Capriolo e il Cervo, scomparsi negli anni '70 e poi reintrodotti nel Parco, oggi sono presenti con ottime densità; fra i felidi la Lince, animale elusivo e di difficile avvistamento ha una buona presenza nel Parco e spesso è possibile trovarne le tracce come quelle su terreni fangosi in cui si riconosce l'impronta di un felide di medie dimensioni con 6 polpastrelli, oppure i segni delle unghie sui tronchi degli alberi. Anche il Gatto selvatico è ben rappresentato contrariamente a quanto succede in altre zone d'Italia, anche questo animale è molto elusivo e di difficile avvistamento.
Di importante rilevanza sono i mustelidi rappresentati da Tasso, Martora, Faina, Puzzola europea e Donnola; fra i roditori invece è bene citare una variante dello Scoiattolo rosso, ovvero lo Scoiattolo meridionale (Sciuris vulgaris meridionalis) il quale rispetto al cugino più comune in Italia è di colorazione più scura, con lui l'ordine dei roditori è condiviso da Ghiro, Istrice, Moscardino e Arvicola delle nevi e naturalmente fra i carnivori insieme a Orso marsicano, Lupo, Lince e mustelidi come non scordare la Volpe, molto ben diffusa in questo territorio come del resto in gran parte d'Italia.
Fra i mammiferi una nota a parte la meritano i pipistrelli, ben rappresentati nel Parco e oggetto di particolari progetti di conservazione; questi animali coperti da pelo eppure capaci di volare grazie a delle modificazioni dell'arto superiore, hanno degli adattamenti incredibili: emettono ultrasuoni che rimbalzano sulla preda e ritornano al pipistrello, il quale grazie ad essi è in grado di localizzarla e di stabilirne la dimensione. Purtroppo cibandosi di insetti questi animali sono in pericolo di estinzione a causa di molti pesticidi usati nell'agricoltura e proprio per questo il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ha posto su di esse un'attenzione particolare.
Infine citiamo una categoria di animali non considerata da molti quanto dovrebbe, ovvero gli insetti, i quali sono i maggiori responsabili della qualità dell'ambiente: con i loro comportamenti e con la loro interazione con il mondo circostante contribuiscono alla conservazione del territorio. Ci sono numerossissime specie di insetti nel Parco con molti endemismi (specie che vivono sono nel Parco), fra gli le categorie maggiormente rappresentate sono senz'altro i coleotteri e i lepidotteri (farfalle).
Orso marsicano; Foto di http://farm8.static.flickr.com



lunedì 18 febbraio 2013

Intervista al Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise


1. Innanzitutto come prima domanda un cenno di storia e qualcosa a proposito del territorio del Parco.
Alla fine dell’800 su queste montagne sopravvivevano gli ultimi orsi marsicani e gli ultimi camosci dell’Appennino. Per fermare lo sterminio e la completa estinzione delle specie, Vittorio Emanuele II° vi istituì una Riserva Reale di Caccia che, dopo alcuni anni, fu chiusa a causa degli elevati costi.  Il 2 ottobre 1921 la Federazione Pro Montibus et Sylvis di Bologna, guidata dal botanico Romualdo Pirotta e dallo zoologo Alessandro Ghigi, promosse l’istituzione della prima area protetta d’Italia, affittando dal Comune di Opi 500 ettari della Costa Camosciara, nucleo iniziale del Parco, situato nell’alta Val Fondillo. Il 25 novembre 1921 con una cerimonia inaugurale, per acclamazione, fu costituito l’Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo.Il 9 settembre 1922, per iniziativa di un Direttorio provvisorio, presieduto dal parlamentare locale Erminio Sipari, un’area di 12.000 ettari, dei comuni di Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce dei Marsi, Pescasseroli e Villavallelonga, divenne Parco Nazionale. Più tardi lo Stato italiano,con decreto legge dell’11 gennaio 1923, ne riconobbe per legge l’istituzione. Oggi, dopo successive integrazioni comprende un territorio di 50.000 ettari con un’area contigua di circa 80.000 ettari, 25 Comuni e tre regioni, Abruzzo, Lazio e Molise ed è formato da innumerevoli valli e da quattro massicci montuosi la cui altitudine supera i 2000 metri di quota. L’intera area protetta è attraversata dall’alto corso del fiume Sangro. All’interno del Parco troviamo anche alcuni interessanti laghi naturali: Lago Vivo, Lago Pantaniello e alcuni artificiali: Lago di Barrea, Lago di Scanno e Lago della Montagna Spaccata. Nel Parco oggi vive una grande varietà di animali. Possiamo citare 66 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 52 di rettili, anfibi, pesci e innumerevoli specie di insetti, nonché 2000 specie di piante superiori, senza contare il variegato mondo dei muschi, alghe, funghi e licheni. Inoltre importanti endemismi, cioè specie che esistono solo in questa zona.

2. Parliamo di flora e vegetazione: che tipo di vegetazione troviamo all’interno degli ecosistemi del Parco? Quali specie (endemismi, relitti, specie rilevanti) di notevole interesse possiamo trovare?
La flora del Parco è rappresentata, complessivamente, da oltre 2.000 specie di piante superiori senza cioè considerare i muschi, i licheni, le alghe ed i funghi; ciò equivale a dire che 1/3 della flora italiana è presente nel PNALM.
Il paesaggio vegetale predominante del Parco è costituito dalle foreste di faggio (Fagus syIvatica), che occupano più del 60% (oltre 24.000 ha) dell'intera superficie del Parco e concorrono a creare un paesaggio ricco di colori che variano al trascorrere delle stagioni.
La faggeta si sviluppo tra i 900 e 1.800 metri di altitudine e si presenta articolata in numerosi sottotipi strutturali e in una  molteplicità di aspetti: da boschi con piante dal fusto filato e liscio come “ceri”, ad esemplari tozzi e plurisecolari, con chioma a forma di candelabro.
Essa  si presenta in genere pura, con sporadica presenza di altre latifoglie mesofile
(acero montano, acero riccio, acero campestre, frassino maggiore, tigli, carpino bianco, ciliegio) possono formare cenosi miste in corrispondenza di forre. Alle quote più basse del territorio del parco o nei tratti caratterizzati da una minore fertilità, il faggio entra in contatto con le latifoglie submediterranee (carpino nero, acero opalo, orniello, roverella, etc.) e lo stesso cerro. Al limite superiore si rinvengono Sorbi, il ginepro nano, il pino mugo e il ramno alpino che spesso vanno a cingere la faggeta con dei veri e propri mantelli.
Ad arricchire ulteriormente i boschi del Parco, contribuiscono alcuni nuclei di “Foreste vetuste” ovvero foreste caratterizzate da una elevatissima naturalità e con individui che superano i 500 anni di età.
Ma il Parco d’Abruzzo non è solo foresta; le praterie di altitudine - che insieme a prati e radure ricoprono oltre il 30% della superficie complessiva del Parco - sono tipiche della parte alta delle montagne e occupano creste e sommità intorno ai 1.900-2.000 metri di quota. Qui la vegetazione è composta prevalentemente da tappeti erbosi  di Graminacee e Cyperacee colorati, nella stagione primaverile (rappresentata comunque dal mese di giugno) da genziane, primule, viole, anemoni, scillee, gigli, orchidee, sassifraghe, ranuncoli, asperule, dentarie, ofridi, ellebori etc. Particolarmente vistosi sono il giglio rosso (Lilium bulbiferum croceum), proprio di pendii assolati e asciutti, il giglio martagone (Lilium martagon), che cresce nelle faggete meno fitte, l'aquilegia (Aquilegia ottonis), abbondante nei pascoli e nei terreni incolti, la genziana appenninica (Gentiana dinarica), di un azzurro intenso.
Tra le peculiarità floristiche, spicca il giaggiolo (Iris marsica) un endemismo del parco, che cresce solo in alcune località e che fiorisce tra maggio e giugno, la scarpetta di Venere o pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), una rara orchidea, localizzata nel cuore della riserva integrale.
Un altro endemismo è senz'altro rappresentato dal pino nero di Villetta Barrea (Pinus nigra), una specie relitta risalente probabilmente al Terziario e  localizzata in alcune zone impervie della Camosciara; vanno citati inoltre il pino mugo (Pinus mugo), un relitto glaciale che occupa la fascia vegetazionale tra la faggeta e la prateria di altitudine anch'esso localizzato prevalentemente nella zona della Camosciara e la betulla (Betula pendula) specie relitta, tipica delle epoche glaciali quaternarie, anch’essa estremamente localizzata  in una zona del parco.


3. Che tipo di gestione è prevista per la vegetazione? Ci sono progetti particolari in corso?
All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si opera in modo che il ciclo naturale (della singola specie e dell’intero ecosistema) sia soggetto il più possibile alle leggi e dinamiche della “natura” e risenta il meno possibile dell’intervento dell’uomo.
Ciò non è facile, sia per la “storia” delle nostre foreste e delle nostre praterie sia per l’esistenza di antichi diritti di uso del territorio.
Nelle aree in cui la naturalità è maggiore, l’Ente Parco ha istituito, d’accordo con le comunità locali, delle zone di tutela assoluta dove sono bandite le attività antropiche; nelle aree in cui la naturalità è minore gli sforzi dell’Ente Parco sono volti a conciliare le esigenze delle collettività (pascolo di bestiame domestico, taglio dei boschi per fabbisogno familiare, raccolta di prodotti del sottobosco ecc.) con quelle del recupero della naturalità; ciò porta ad esempio alla salvaguardia assoluta delle piante meno diffuse, alla regolamentazione del carico di bestiame, ad un taglio colturale e sostenibile dei boschi, al rispetto dei periodi di nidificazione/parto della fauna, alla tutela di tane, nidi, nicchie trofiche etc… Ovvero si cerca di avere una visione “olistica” dell’ecosistema, qualunque esso sia.
Tra i progetti particolari in corso, sono stati avviati di recente studi sulle praterie del parco, volti soprattutto a conoscere gli aspetti quantitativi, di capacità di sopportare il pascolo (domestico e selvatico) senza che subentrino processi degenerativi e si sta completando inoltre lo studio sulle foreste del Parco.
Tra le particolarità, è stato avviato il processo di riconoscimento UNESCO come “patrimonio naturale dell’umanità” delle foreste vetuste del Parco.   


4. Quando parliamo di Parco Nazionale d’Abruzzo è inevitabile pensare al Camoscio d’Abruzzo (Rupicapra pirenaica), una sottospecie di questo ungulato che si trova solamente qui, come è la sua situazione? Che tipo di conservazione viene fatta su questa specie?
La situazione del camoscio nel Parco è stabile negli ultimi anni con fluttuazioni tipiche di una popolazione selvatica. Attualmente è in corso un progetto della Comunità Europea (Progetto COORNATA) che ha diverse finalità conservazionistiche: approfondimento dello status della popolazione del Parco, vaccinazioni e trattamenti antiparassitari del bestiame domestico ce vive nelle stesse aree del camoscio. Inoltre sono in corso operazioni di cattura dalla Majella e dal Gran Sasso per consolidare la neocolonia dei Sibillini (operazione avviata dal Parco d’Abruzzo nel 2008) e la formazione di una nuova colonia sul Sirente Velino


5. Un’altra specie importante è senz’altro l’Orso marsicano. L’Orso bruno in particolare sta vivendo una situazione difficile nel territorio italiano, come è la sua situazione nel Parco?
L’orso ha il suo areale principale nel Parco. Nelle altre aree, infatti la presenza dell’orso è sporadica ed è purtroppo legata alla presenza di qualche individuo più erratico. E’ proprio per questo motivo che la popolazione di orso è a grave rischio di estinzione. Sebbene nel conteggio del 2012 si siano osservate  5 femmine riproduttive per un totale di 11 cuccioli, la consistenza della popolazione è ancora troppo bassa (tra i 40 e i 50 individui). L’orso è un animale territoriale e ha bisogno di ampi spazi: solo se riuscirà ad espandere il suo areale e se si riusciranno a ridurre le minacce  avrà qualche chance in più di sopravvivenza.

6. Come è possibile conciliare la presenza di questo carnivoro con i piccoli paesi, i pastori e in particolare con la credenza di molta gente che l’orso provochi ingenti danni al bestiame (cosa secondo me molto ingigantita dai media e dalle stesse persone)?
L’orso bruno marsicano da sempre vive in queste terre e i pastori sono abituati alla presenza di questo animale. I danni da orso rappresentano una percentuale molto bassa rispetto ai danni provocati dai lupi o dai cani e questo fortunatamente i pastori lo sanno. Inoltre tutti i danni da animali selvatici vengono indennizzati dal Parco e questo ha contribuito molto a far accettare la fauna alle comunità locale. Spesso purtroppo accade che i media, più per cercare lo scoop che per reale problema, enfatizzino le notizie che riguardano il vagabondare di alcuni orsi nei centri abitati. Va sempre ricordato che in territori come questi dove i paesini a volte hanno appena 100 persone è difficile capire chi invade il territorio di chi. Cioè se l’orso invade il territorio degli uomini o viceversa. E comunque la grande sfida del parco è stata e resta dimostrare continuamente che la convivenza è POSSIBILE.

7. Adesso un piccolo cenno sul Lupo.
Il lupo è stato perseguitato fino a metà degli anni ’70 che in quegli anni era presente solo in alcune aree dell’appennino centro merdionale. Grazie ad un grosso lavoro svolto dal Parco, dalla Regione Abruzzo e da WWF il lupo è diventato a poco a poco un animale protetto che è riuscito a ricolonizzare tutta la dorsale appenninica e parte delle alpi. Sebbene i numerosi atti di bracconaggio ancora presenti, c’è una buona popolazione di lupo (circa 8 branchi riproduttivi nel parco).
                                                                
8. Per quanto riguarda l’avifauna, in particolare per gli amanti di birdwatching, quali specie possiamo osservare?
Anche tra l’avifauna si possono osservare nel Parco numerose specie di uccelli: diverse specie di picchio legati principalmente alle aree di bosco, svassi, aironi, cicogne, gru nelle aree umide, la coturnice sui pendii montani e ovviamente l’aquila reale.

9. Penutlima domanda: il Parco offre un connubio fra arte, cultura, natura e tradizione: quanto è importante questo per la gestione del Parco?
Da millenni questi luoghi sono abitati da comunità il cui atavico attaccamento alla terra ha saputo interpretare e ricondurre le forze della natura a multiformi espressioni di tradizioni, arte, e artigianato creando una cultura autentica e pienamente integrata nel territorio. Questa è senz’altro un punto di forza del Parco. Da sempre, infatti, l’attenzione del Parco si è concentrata oltre che sulla conservazione della biodiversità anche sulla conservazione di quelle che sono le attività umane compatibili  legate alla terra.





10. Come ultima domanda un breve cenno sulle iniziative del Parco per il pubblico durante l’anno e come fare per informarsi per venire a visitare il Parco.
Nel Parco si possono effettuare molte attività durante tutto l’arco dell’anno. Diversi operatori turistici offrono servizi al visitatore, che vanno dalle escursioni/trekking, alla visita alle aziende zootecniche, apiari, alle attività di educazione ed interpretazione ambientale, alle visite in canoa e alle escursioni a cavallo, ecc. ecc.
Per organizzare al meglio una visita al Parco è bene consultare prima di partire il sito del Parco: www.parcoabruzzo.it. Sul sito è possibile reperire tutte le informazioni utili: da come arrivare, a dove alloggiare e mangiare, fino al catalogo delle attività turistico-ricreative.
Inoltre una volta arrivati, per capire il luogo meraviglioso in cui ci si trova la cosa migliore da fare è curiosare tra i graziosi paesini medievali, le aree faunistiche e i Centri di Visita, questi ultimi sono il luogo migliore per trovare ogni tipo di informazione sul Parco. Per fare escursioni ci sono 150 sentieri, di varia difficoltà, segnalati e riportati sulla carta turistica che è possibili acquistare nei punti informazione del Parco. Un‘esperienza unica di vita e di lavoro è partecipare al “Progetto Arcobaleno”, un progetto di volontariato nel Parco (vedasi sito). Girare nei piccoli centri del Parco, parlare con la gente del posto, comprenderne la cultura  può significare scoprire “un mondo diverso” un mondo dove si può sempre imparare che la natura e gli esseri umani possono vivere insieme, intrecciando le loro esperienze.

Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Viale S. Lucia snc
67032 – Pescasseroli (AQ)
Tel. 0863/91131 centralino
Email: info@parcoabruzzo.it

Iris marsica; Foto di http://www.parcoabruzzo.it

Cypripedium calceolus; Foto di http://www.naturamediterraneo.com



Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise nasce ufficialmente l'11 gennaio del 1923, quando un'area di circa 800ha fu trasformata prima in riserva di caccia reale, per proteggere la biodiversità al suo interno, in seguito alla data sopracitata fu elevata ad area protetta dello Stato italiano.
Oggi comprende circa 80.000ha di territorio, 25 Comuni e 3 regioni, un'area grandissima che fa di questo Parco uno dei più estesi e più antichi d'Italia.
All'interno di questo territorio troviamo una biodiversità incredibile, fra specie di interesse comunitario, relitti glaciali ed endemismi, inoltre gli ecosistemi sono molteplici e di assoluta qualità naturalistica: montagne appenniniche (di cui 4 massicci superano i 2000m s.l.m.), foreste, praterie, ambienti umidi ecc.
Per quanto riguarda le specie animali, i tre rappresentanti di questo Parco sono il Camoscio d'Abruzzo (Rupicapra pyrenaica), un'entità di camoscio ben diversa dal Camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) sia per morfologia sia per aspetti genetici, l'Orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) una sottospecie di Orso bruno che vive solamente in questi luoghi, come ultimo rappresentante il Lupo (Canis lupus) presente in questo luogo con ottime densità.
Un Parco completamente da scoprire e da vivere.

mercoledì 13 febbraio 2013

Giornata del fratino: rendiamo il nostro ambiente più pulito

La giornata del fratino di domenica 17/02 è incentrata soprattutto sulla pulizia della spiaggia per preparare l'habitat a questo piccolo abitante delle nostre zone; ci sarà un "pranzo-spuntino" offerto dall' ASBI con prodotti locali, in quest'occasione per non produrre altri rifiuti sarebbe molto bello che ognuno dei partecipanti si portasse da casa piattino, tovagliolo, posate e bicchiere (non usa e getta ovviamente) in modo da sporcare il meno possibile e dare un messaggio di ecosostenibilità e di pulizia dei nostri luoghi. 
Il peso di qualche posata e un piattino non è eccessivo nello zaino, ma sporcare il nostro ambiente potrebbe essere un peso eccessivo per il nostro pianeta!!!

Giornata del fratino


Domenica 17/02/2013 alle ore 8.30 presso la spiaggia del Gineprino di Marina di Bibbona (LI) si terrà la quinta edizione della Giornata del Fratino.
Il fratino è un piccolo uccello limicolo che passa la stagione riproduttiva nel territorio italiano e in questo caso sul litorale tirrenico. Frequenta ambienti umidi dove si alimenta di piccoli invertebrati che trova nelle acque basse delle lagune e delle paludi, mentre per la nidificazione predilige ambienti di spiaggia con buona densità di arbusti come il ginepro, sotto il quale avviene la costruzione del nido.
Fratino
Proprio la spiaggia del gineprino di Marina di Bibbona è l’oggetto della giornata; un’occasione per tutti di rendersi utili, preparare il sito per accogliere il fratino nella nostra zona, pulendo la spiaggia dalla sporcizia che ogni anno il mare porta o che visitatori non previdenti lasciano. La giornata è aperta a tutti coloro che vogliono partecipare, il ritrovo è alle 8.30 al parcheggio del gineprino di Marina di Bibbona, verranno forniti guanti e sacchi per pulire la spiaggia, dopodiché ci sarà il pranzo offerto dal WWF e dal Comune di Bibbona con tanto di prodotti locali, nel pomeriggio la giornata si sposterà all’Oasi WWF del Padule di Bolgheri per una visita guidata gratuita aperta a tutti coloro che hanno partecipato all’evento.
Inoltre ci sarà anche lo spuntino vegetariano, offerto da ASBI a tutti i partecipanti! A tal proposito, al fine di evitare in assoluto la produzione di rifiuti, chiediamo a tutti di portarsi da casa bicchiere, tovagliolo, posate e piattino non usa e getta!
Quest’anno ci saremo anche noi di WiP Radio, guidati da Francesco Giusti di Pianeta Terra, con interviste e contributi che avranno risonanza venerdì 22/02/2013 alle 19.30 durante la puntata di Pianeta Terra-Speciale Giornata del Fratino, interamente dedicata all’evento e con una rubrica ecoturistica dedicata all’Oasi WWF del Padule di Bolgheri.
Qui di seguito il volantino ufficiale con tutte le informazioni e il programma della giornata!
Volantino Giornata Fratino 2013

Venerdì puntata speciale sul Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Venerdì andrà in onda una puntata speciale di Pianeta Terra sul Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, con intervista speciale e rubrica ecoturistica dedicata; potrete seguirla come sempre su www.assowip.it, sulla pagina WipRadio di facebook o twitter, sulla pagina WipRadio di Spreaker oppure clikkando sull'applicazione in alto sul blogo: come sempre ore 19.30 non mancate!!!!

lunedì 11 febbraio 2013

Astore impallinato

Tragico evento successo ad un giovane esemplare di Astore a poche ore dalla chiusura della stagione venatoria (31/01 scorso) nei pressi di Pavia. Il giovane rapace stava volando indisturbato quando è stato colpito a fucilate: un gesto ignobile verso una specie rara e protetta dalla Direttiva Uccelli e dalla legge 157/92 sulla caccia. Le conseguenze dell'accaduto hanno riportato fratture ad entrambe le ali dell'Astore, condannandolo a finire i suoi giorni in una voliera. L'esemplare è stato trovato dalle guardie giudiziarie di Pavia e portato con urgenza al Centro di Recupero LIPU "La Fagiana" di Pontevecchio di Magenta (MI), dove è ancora in cura.
L'Astore è un rapace molto raro, in tutta Italia ne esistono 500/800 coppie nidificanti che prediligono habitat boschivi di collina o montagna, anche se in inverno scendono in pianura in cerca di prede. Purtroppo quest'anno non è l'unico caso, infatti dal 1 settembre 2012 (giorno di apertura della stagione venatoria) al 31 gennaio 2013 ben 95 rapaci sono stati presi a fucilati e ricoverati nei centro LIPU, di cui esemplari rari come l'Aquila minore, lo Sparviere, il Biancone, il Falco di palude, il Gheppio, il Falco pellegrino, il Lodolaio, la Poiana, il Falco pecchiaiolo e lo Smeriglio, per quanto riguarda gli strigiformi (rapaci notturni) Allocco, Gufo di palude, Gufo comune e Civetta; 43 esemplari invece sono stati uccisi (45% del totale) mentre 36 sono in cura (di cui 9 già liberati).
Questi purtroppo sono dati inquietanti che ci fanno capire quanto difficile è la situazione nel nostro paese, quanta gente ignorante uccide esemplari rari di specie protette, si tratta del fenomeno più dannoso per gli animali, ovvero il bracconaggio, per il quale è doveroso prendere seri provvedimenti.
Foto di http://www.ilfuocoimperfetto.it

giovedì 7 febbraio 2013

GESTIRE

La Regione Lombardia ha promosso, in comunione con BirdLife Italia, un nuovo progetto chiamato "GESTIRE" rivolto alla conservazione delle aree protette (Sic e ZPS) di Rete Natura 2000.
La Commissione Europea ha finanziato il progetto, che durerà fino al 2015, ritenendolo fondamentale per la tutela dei siti di Rete Natura 2000, ovvero aree di particolare interesse comunitario per la presenza di specie animali, vegetali o tipi di habitat inseriti negli allegati della Direttiva Habitat del 1991; queste aree vengono inserite nella rete dopo un'accurato studio e ricerca delle entità che vi vivono, promuovendoli prima a Sic (Siti di Importanza Comunitaria) e in seguito a ZPS (Zone a Protezione Speciale).
I progetti attualmente in vigore, considerando anche GESTIRE, sono 8, fondamentali per gli obiettivi che si pongono; in Lombardia sono presenti 242 dei 3000 Sic e ZPS del territorio italiano, quindi il 15% della superficie regionale dove vivono 61 specie di interesse comunitario e 87 specie di uccelli.
Tra le azioni che si prefigge il progetto è bene sottolineare alcuni punti:
-la creazione di un "Gruppo Natura 2000" composto dai rappresentanti degli assessorati regionali con competenze sui siti di Natura 2000 e da esperti come naturalisti ecc., per garantire la coerenza della programmazione per la conservazione dei siti di Rete Natura 2000 in Lombardia;
-la stima del valore socio-economico dei siti Rete Natura 2000 lombardi e l'analisi dei "green jobs" legati alla rete (con eventuali incentivi);
-la definizione di linee guida per la tutela della biodiversità nei siti Rete Natura 2000;
-una capillare consultazione di diversi stakeholder nel territorio lombardo (enti locali, agricoltori, allevatori, aziende private e pubbliche ecc) per fornire il loro contributo al progetto;
-una vasta azione di informazione e consultazione per far conoscere a tutti cos'è Rete Natura 2000 e la sua importanza.
Un progetto importante quello della Regione Lombardia atto anche a diminuire la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi nel territorio italiano come da obiettivo dell'UE entro il 2020; inoltre, è importante ricordare che la Lombardia sta cercando di creare dei "corridoi verdi" tra Alpi e Appennini nel tratto compreso tra i Parchi Regionali di Campo dei Fiori e della Valle del Ticino.
Foto di http://www.atlanteparchi.it; Parco della Valle del Ticino

mercoledì 6 febbraio 2013

SOS uccelli marini!!!

Dal 2001 a oggi solo nel territorio dell'Unione Europea sono stati uccisi circa 2 milioni di uccelli marini nelle attrezzature da pesca; una causa di morte che da anni sta spopolando in tutto il mondo e per la quali moltissime specie sono a rischio di estinzione: come 17 specie delle 22 esistenti di Albatros.
Il problema del "Bycatch" ha attirato l'attenzione di molte associazioni ambientaliste come BirdLife Europa che ha convinto la Commissione della Comunità Europea ad avviare un piano d'azione per la tutela degli uccelli marini.Tuttavia, il Piano è solo volontario ed ha bisogno di misure giuridicamente vincolanti nell'ambito della Politica comune della Pesca (PCP), per esempio l'obbligo delle barche da pesca di raccogliere e fornire dati sulle specie catturate accidentalmente.
L'obiettivo primario è quello di diminuire le catture di uccelli marini da parte delle navi da pesca, mitigando l'impatto con essi e quindi evitare di farli venire a contatto con le attrezzature da pesca: per esempio rendere meno visibili dall'esterno gli ami da pesca che potrebbero essere scambiati dagli uccelli per prede, l'utilizzo di reti più pesanti e l'uso di deterrenti acustici.
Nelle acque del nord prevalentemente Mar Baltico e Mare del Nord la morte degli uccelli marini è provocata dalla pesca con palangari, reti da posta e in minor misura da reti da strascico e da circuizione. Circa 100.000 uccelli vengono uccisi ogni anno in reti da posta nel Mare del Nord orientale, mentre per quanto riguarda la pesca al nasello con palangari, migliaia di uccelli marini di grandi dimensioni come le berte vengono uccise ogni anno da navi per lo più spagnole che pescano nei mari dell'Irlanda.
Tutto ciò ovviamente va contro la Direttiva Uccelli redatta per proteggere uccelli marini di interesse comunitario come la Berta delle Baleari, la Berta minore del Mediterraneo, l'Orco marino, l'Edredone di Steller e la Moretta codona che ogni anni si impigliano nelle reti o rimangono vittima di attrezzature da pesca.
Questo Piano è un passo fondamentale verso la conservazione di questi animali che sono gli indicatori più carismatici per quanto riguarda la salute dell'oceano, pertanto adesso la palla passa agli Stati Membri che dovranno approvare il Piano in Consiglio dell'Unione europea.

martedì 5 febbraio 2013

Chiusa la stagione di caccia, ma con tante polemiche.

Il 31 gennaio scorso si è conclusa la stagione venatoria, una data di festa sia per le specie cacciabili sia per i naturalisti che aspettavano questo momento per poter fare avvistamenti in natura.
Gli aspetti negativi, però, non mancano in quanto sono 11 le regioni bocciate e sanzionate per alcune norme non rispettate della legge 157/92 sulla caccia; il WWF ha fatto ricorso ai Tribunali Amministrativi Regionali verso Abruzzo, Lazio, Liguria, Campania, Lombardia, Marche, Puglia, Piemonte, Sicilia, Sardegna e Veneto, vincendo tutti i casi. Analizzando le infrazioni delle varie regioni troviamo: calendari venatori approvati con legge regionale anziché con provvedimento amministrativo; mancata previsione del divieto di munizioni al piombo per alcuni tipi di caccia; autorizzazioni per la caccia agli ungulati sulla neve, vietata e sanzionata dalla legge nazionale sulla caccia; mancato rispetto dei pareri dell'ISPRA; caccia nei parchi, nelle aree protette e nei Siti di Importanza Comunitaria e Zone a Protezione Speciale di competenza europea (Sic e ZPS); preaperture; prolungamento del periodo di caccia per alcune specie migratrici (11 più il tordo).
Molte di queste infrazioni gettano cattiva immagine sul nostro Paese in merito a conservazione e salvaguardia delle specie cacciabili; inoltre molte volte le inadempienze avvengono per rispettare delle tradizioni venatorie barbare come la "polenta e osei", derogando la caccia su specie di uccelli protette in Europa, ossia passeriformi di pochi grammi come i fringuelli.
Il WWF in merito a questi eventi ha redatto un'Agenda ambientalista per la Ri/conversione ecologica del Belpaese con alcuni punti individuati come obiettivi primari:
-Dare adeguata e concreta applicazione delle norme europee sulla conservazione della fauna selvatica;
-Garantire la corretta applicazione da parte di Stato e Regioni della legge sulla caccia n.157/92;
-Rendere più vigorose e riformare le leggi nazionali e regionali sulla caccia finalizzandole a diminuire l'impatto negativo sulla fauna selvatica del nostro Paese.