1. Innanzitutto come prima
domanda un cenno di storia e qualcosa a proposito del territorio del Parco.
Alla fine dell’800 su queste
montagne sopravvivevano gli ultimi orsi marsicani e gli ultimi camosci
dell’Appennino. Per fermare lo sterminio e la completa estinzione delle specie,
Vittorio Emanuele II° vi istituì una Riserva Reale di Caccia che, dopo alcuni
anni, fu chiusa a causa degli elevati costi.
Il 2 ottobre 1921 la
Federazione Pro Montibus et Sylvis di
Bologna, guidata dal botanico Romualdo Pirotta e dallo zoologo Alessandro
Ghigi, promosse l’istituzione della prima area protetta d’Italia, affittando
dal Comune di Opi 500
ettari della Costa Camosciara, nucleo iniziale del
Parco, situato nell’alta Val Fondillo. Il 25 novembre 1921 con una cerimonia
inaugurale, per acclamazione, fu costituito l’Ente Autonomo Parco Nazionale
d’Abruzzo.Il 9 settembre 1922, per iniziativa di un Direttorio provvisorio,
presieduto dal parlamentare locale Erminio Sipari, un’area di 12.000 ettari , dei
comuni di Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce dei Marsi,
Pescasseroli e Villavallelonga, divenne Parco Nazionale. Più tardi lo Stato
italiano,con decreto legge dell’11 gennaio 1923, ne riconobbe per legge
l’istituzione. Oggi, dopo successive integrazioni comprende un territorio di 50.000 ettari con
un’area contigua di circa 80.000
ettari , 25 Comuni e tre regioni, Abruzzo, Lazio e Molise
ed è formato da innumerevoli valli e da quattro massicci montuosi la cui
altitudine supera i 2000
metri di quota. L’intera area protetta è attraversata
dall’alto corso del fiume Sangro. All’interno del Parco troviamo anche alcuni
interessanti laghi naturali: Lago Vivo, Lago Pantaniello e alcuni artificiali:
Lago di Barrea, Lago di Scanno e Lago della Montagna Spaccata. Nel Parco oggi
vive una grande varietà di animali. Possiamo citare 66 specie di mammiferi, 230
di uccelli, 52 di rettili, anfibi, pesci e innumerevoli specie di insetti,
nonché 2000 specie di piante superiori, senza contare il variegato mondo dei
muschi, alghe, funghi e licheni. Inoltre importanti endemismi, cioè specie che
esistono solo in questa zona.
2. Parliamo di flora e
vegetazione: che tipo di vegetazione troviamo all’interno degli ecosistemi del
Parco? Quali specie (endemismi, relitti, specie rilevanti) di notevole
interesse possiamo trovare?
La flora del Parco è rappresentata, complessivamente, da oltre 2.000
specie di piante superiori senza cioè considerare i muschi, i licheni, le alghe
ed i funghi; ciò equivale a dire che 1/3 della flora italiana è presente nel
PNALM.
Il paesaggio vegetale predominante del Parco è costituito dalle
foreste di faggio (Fagus syIvatica), che occupano più del 60% (oltre 24.000 ha)
dell'intera superficie del Parco e concorrono a creare un paesaggio ricco di
colori che variano al trascorrere delle stagioni.
La faggeta si sviluppo tra i 900 e 1.800 metri di altitudine e si
presenta articolata in numerosi sottotipi strutturali e in una molteplicità di aspetti: da boschi con piante
dal fusto filato e liscio come “ceri”, ad esemplari tozzi e plurisecolari, con
chioma a forma di candelabro.
Essa si presenta in genere
pura, con sporadica presenza di altre latifoglie mesofile
(acero montano, acero riccio, acero campestre, frassino maggiore, tigli,
carpino bianco, ciliegio) possono formare cenosi miste in corrispondenza di
forre. Alle quote più basse del territorio del parco o nei tratti
caratterizzati da una minore fertilità, il faggio entra in contatto con le
latifoglie submediterranee (carpino nero, acero opalo, orniello, roverella,
etc.) e lo stesso cerro. Al limite superiore si rinvengono Sorbi, il ginepro
nano, il pino mugo e il ramno alpino che spesso vanno a cingere la faggeta con
dei veri e propri mantelli.
Ad arricchire ulteriormente i boschi del Parco, contribuiscono alcuni
nuclei di “Foreste vetuste” ovvero foreste caratterizzate da una elevatissima
naturalità e con individui che superano i 500 anni di età.
Ma il
Parco d’Abruzzo non è solo foresta; le praterie di altitudine - che insieme a
prati e radure ricoprono oltre il 30% della superficie complessiva del Parco -
sono tipiche della parte alta delle montagne e occupano creste e sommità
intorno ai 1.900-2.000 metri di quota. Qui la vegetazione è composta
prevalentemente da tappeti erbosi di
Graminacee e Cyperacee colorati, nella stagione primaverile (rappresentata
comunque dal mese di giugno) da genziane, primule, viole, anemoni, scillee,
gigli, orchidee, sassifraghe, ranuncoli, asperule, dentarie, ofridi, ellebori
etc. Particolarmente vistosi sono il giglio rosso (Lilium bulbiferum croceum),
proprio di pendii assolati e asciutti, il giglio martagone (Lilium martagon),
che cresce nelle faggete meno fitte, l'aquilegia (Aquilegia ottonis),
abbondante nei pascoli e nei terreni incolti, la genziana appenninica (Gentiana
dinarica), di un azzurro intenso.
Tra le
peculiarità floristiche, spicca il giaggiolo (Iris marsica) un endemismo del
parco, che cresce solo in alcune località e che fiorisce tra maggio e giugno,
la scarpetta di Venere o pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), una
rara orchidea, localizzata nel cuore della riserva integrale.
Un altro
endemismo è senz'altro rappresentato dal pino nero di Villetta Barrea (Pinus
nigra), una specie relitta risalente probabilmente al Terziario e localizzata in alcune zone impervie della
Camosciara; vanno citati inoltre il pino mugo (Pinus mugo), un relitto glaciale
che occupa la fascia vegetazionale tra la faggeta e la prateria di altitudine
anch'esso localizzato prevalentemente nella zona della Camosciara e la betulla
(Betula pendula) specie relitta, tipica delle epoche glaciali quaternarie,
anch’essa estremamente localizzata in
una zona del parco.
3. Che tipo di gestione è
prevista per la vegetazione? Ci sono progetti particolari in corso?
All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si opera in
modo che il ciclo naturale (della singola specie e dell’intero ecosistema) sia
soggetto il più possibile alle leggi e dinamiche della “natura” e risenta il
meno possibile dell’intervento dell’uomo.
Ciò non è facile, sia per la “storia” delle nostre foreste e delle
nostre praterie sia per l’esistenza di antichi diritti di uso del territorio.
Nelle aree in cui la naturalità è maggiore, l’Ente Parco ha istituito,
d’accordo con le comunità locali, delle zone di tutela assoluta dove sono
bandite le attività antropiche; nelle aree in cui la naturalità è minore gli
sforzi dell’Ente Parco sono volti a conciliare le esigenze delle collettività
(pascolo di bestiame domestico, taglio dei boschi per fabbisogno familiare,
raccolta di prodotti del sottobosco ecc.) con quelle del recupero della
naturalità; ciò porta ad esempio alla salvaguardia assoluta delle piante meno
diffuse, alla regolamentazione del carico di bestiame, ad un taglio colturale e
sostenibile dei boschi, al rispetto dei periodi di nidificazione/parto della
fauna, alla tutela di tane, nidi, nicchie trofiche etc… Ovvero si cerca di
avere una visione “olistica” dell’ecosistema, qualunque esso sia.
Tra i progetti particolari in corso, sono stati avviati di recente
studi sulle praterie del parco, volti soprattutto a conoscere gli aspetti
quantitativi, di capacità di sopportare il pascolo (domestico e selvatico)
senza che subentrino processi degenerativi e si sta completando inoltre lo studio
sulle foreste del Parco.
Tra le particolarità, è stato avviato il processo di riconoscimento
UNESCO come “patrimonio naturale dell’umanità” delle foreste vetuste del Parco.
4. Quando parliamo di Parco
Nazionale d’Abruzzo è inevitabile pensare al Camoscio d’Abruzzo (Rupicapra
pirenaica), una sottospecie di questo ungulato che si trova solamente qui, come
è la sua situazione? Che tipo di conservazione viene fatta su questa specie?
La situazione del camoscio nel Parco è stabile negli ultimi anni con fluttuazioni
tipiche di una popolazione selvatica. Attualmente è in corso un progetto della
Comunità Europea (Progetto COORNATA) che ha diverse finalità
conservazionistiche: approfondimento dello status della popolazione del Parco,
vaccinazioni e trattamenti antiparassitari del bestiame domestico ce vive nelle
stesse aree del camoscio. Inoltre sono in corso operazioni di cattura dalla
Majella e dal Gran Sasso per consolidare la neocolonia dei Sibillini
(operazione avviata dal Parco d’Abruzzo nel 2008) e la formazione di una nuova
colonia sul Sirente Velino
5. Un’altra specie importante è
senz’altro l’Orso marsicano. L’Orso bruno in particolare sta vivendo una
situazione difficile nel territorio italiano, come è la sua situazione nel
Parco?
L’orso ha il suo areale principale nel Parco. Nelle altre aree,
infatti la presenza dell’orso è sporadica ed è purtroppo legata alla presenza
di qualche individuo più erratico. E’ proprio per questo motivo che la
popolazione di orso è a grave rischio di estinzione. Sebbene nel conteggio del
2012 si siano osservate 5 femmine
riproduttive per un totale di 11 cuccioli, la consistenza della popolazione è
ancora troppo bassa (tra i 40 e i 50 individui). L’orso è un animale
territoriale e ha bisogno di ampi spazi: solo se riuscirà ad espandere il suo
areale e se si riusciranno a ridurre le minacce
avrà qualche chance in più di sopravvivenza.
6. Come è possibile conciliare
la presenza di questo carnivoro con i piccoli paesi, i pastori e in particolare
con la credenza di molta gente che l’orso provochi ingenti danni al bestiame
(cosa secondo me molto ingigantita dai media e dalle stesse persone)?
L’orso bruno marsicano da sempre vive in queste terre e i pastori sono
abituati alla presenza di questo animale. I danni da orso rappresentano una
percentuale molto bassa rispetto ai danni provocati dai lupi o dai cani e
questo fortunatamente i pastori lo sanno. Inoltre tutti i danni da animali
selvatici vengono indennizzati dal Parco e questo ha contribuito molto a far
accettare la fauna alle comunità locale. Spesso purtroppo accade che i media,
più per cercare lo scoop che per reale problema, enfatizzino le notizie che
riguardano il vagabondare di alcuni orsi nei centri abitati. Va sempre
ricordato che in territori come questi dove i paesini a volte hanno appena 100
persone è difficile capire chi invade il territorio di chi. Cioè se l’orso
invade il territorio degli uomini o viceversa. E comunque la grande sfida del
parco è stata e resta dimostrare continuamente che la convivenza è POSSIBILE.
7. Adesso un piccolo cenno sul
Lupo.
Il lupo è stato perseguitato fino a metà degli anni ’70 che in quegli
anni era presente solo in alcune aree dell’appennino centro merdionale. Grazie
ad un grosso lavoro svolto dal Parco, dalla Regione Abruzzo e da WWF il lupo è
diventato a poco a poco un animale protetto che è riuscito a ricolonizzare
tutta la dorsale appenninica e parte delle alpi. Sebbene i numerosi atti di
bracconaggio ancora presenti, c’è una buona popolazione di lupo (circa 8
branchi riproduttivi nel parco).
8. Per quanto riguarda
l’avifauna, in particolare per gli amanti di birdwatching, quali specie
possiamo osservare?
Anche tra l’avifauna si possono osservare nel Parco numerose specie di
uccelli: diverse specie di picchio legati principalmente alle aree di bosco,
svassi, aironi, cicogne, gru nelle aree umide, la coturnice sui pendii montani
e ovviamente l’aquila reale.
9. Penutlima domanda: il Parco
offre un connubio fra arte, cultura, natura e tradizione: quanto è importante
questo per la gestione del Parco?
Da millenni questi luoghi sono
abitati da comunità il cui atavico attaccamento alla terra ha saputo
interpretare e ricondurre le forze della natura a multiformi espressioni di
tradizioni, arte, e artigianato creando una cultura autentica e pienamente
integrata nel territorio. Questa è senz’altro un punto di forza del Parco. Da
sempre, infatti, l’attenzione del Parco si è concentrata oltre che sulla
conservazione della biodiversità anche sulla conservazione di quelle che sono
le attività umane compatibili legate
alla terra.
10. Come ultima domanda un
breve cenno sulle iniziative del Parco per il pubblico durante l’anno e come
fare per informarsi per venire a visitare il Parco.
Nel Parco si possono effettuare molte attività durante tutto l’arco
dell’anno. Diversi operatori turistici offrono servizi al visitatore, che vanno
dalle escursioni/trekking, alla visita alle aziende zootecniche, apiari, alle
attività di educazione ed interpretazione ambientale, alle visite in canoa e alle
escursioni a cavallo, ecc. ecc.
Per organizzare al meglio una visita al Parco è bene consultare prima
di partire il sito del Parco: www.parcoabruzzo.it. Sul sito è possibile
reperire tutte le informazioni utili: da come arrivare, a dove alloggiare e
mangiare, fino al catalogo delle attività turistico-ricreative.
Inoltre una volta arrivati, per
capire il luogo meraviglioso in cui ci si trova la cosa migliore da fare è
curiosare tra i graziosi paesini medievali, le aree faunistiche e i Centri di
Visita, questi ultimi sono il luogo migliore per trovare ogni tipo di
informazione sul Parco. Per fare
escursioni ci sono 150 sentieri, di varia difficoltà, segnalati e riportati
sulla carta turistica che è possibili acquistare nei punti informazione del
Parco. Un‘esperienza unica di vita e di lavoro è partecipare al “Progetto
Arcobaleno”, un progetto di volontariato nel Parco (vedasi sito). Girare nei
piccoli centri del Parco, parlare con la gente del posto, comprenderne la
cultura può significare scoprire “un
mondo diverso” un mondo dove si può sempre imparare che la natura e gli esseri
umani possono vivere insieme, intrecciando le loro esperienze.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio
e Molise
Viale S. Lucia snc
67032 – Pescasseroli (AQ)
Tel. 0863/91131 centralino
Web: www.parcoabruzzo.it
Email: info@parcoabruzzo.it
Iris marsica; Foto di http://www.parcoabruzzo.it |
Cypripedium calceolus; Foto di http://www.naturamediterraneo.com |
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