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giovedì 29 novembre 2012

Il caldo di montagna

Negli ultimi anni si parla sempre più di riscaldamento globale del pianeta; un fenomeno che sta colpendo in maniera drastica molti ecosistemi che sono nati in condizioni di bassa temperatura: uno di questi sono le Alpi.
La catena alpina è uno degli scrigni di biodiversità più importanti al mondo in sede sia di fauna sia di flora, comprende un sacco di endemismi e ospita tutte quelle specie che alla fine dell'era glaciale si sono ritirate su queste montagne dove erano rimaste le condizioni ambientali per consentire loro la vita in seguito al ritiro dei ghiacci.
Il riscaldamento globale sta colpendo drasticamente questi ambienti, soprattutto le zone di alta quota con scioglimento di ghiacciai e nevi perenni.
Per quanto riguarda la conservazione di questo monumento naturale nel 2000 c'è stata la Convenzione per la protezione delle Alpi, alla quale hanno aderito l'Unione Europea e i paesi che godono della presenza della catena alpina: Italia, Austria, Confederazione Elvetica, Francia, Germania, Principato di Monaco, Slovenia e Liechtenstein. Tanto però si deve fare e il WWF sta facendo pressione totale sul Governo perchè attui in modo adeguato tutti i punti della Convenzione.
Molte specie sono a rischio, vediamone alcune:
Ermellino (Mustela erminea): specie tipica del panorama alpino soprattutto dei boschi e delle praterie di alta quota, è un mustelide molto particolare in quanto cambia la colorazione del pelo in inverno diventando da marrone a completamente bianco eccetto per una punta sulla coda e le punte delle orecchie che rimangono nere. Il pericolo che rischia questo abitante alpino è soprattutto legato al suo cambiamento di livrea, con lo scioglimento dei ghiacci sarebbe più facilmente visibile sia alle prede sia ai predatori.
Fringuello alpino (Montifringilla nivalis): questo passeriforme vive in alta quota ed è comune vederlo anche vicino ai rifugi per la sua indole socievole verso gli umani. Nonostante ciò è molto raro vederlo, in genere durante il periodo invernale forma dei gruppi insieme al Fringuello comune ed è espressamente adattato per vivere in alta quota, quindi sensibile al riscaldamento.
Arvicola delle nevi (Chiononys nivalis): piccolo roditore che vive in alta quota, sul Monte Bianco è possibile trovarlo anche a 4100m s.l.m. Si nutre principalmente di vegetazione e raramente di insetti, quindi un cambiamento climatico andrebbe a minare le risorse che usa per alimentarsi.
Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata): rarissimo anfibio che vive nei pressi dei laghetti glaciali o nei boschi di alta quota, legato principalmente all'acqua. Deve il suo nome al verso che emette durante il periodo dell'accoppiamento; ha un colore molto bello, blu scuro sul dorso arancione sul ventre, ed è molto piccolo solamente 5cm di lunghezza.
Per questa specie la siccità e la diminuzione di precipitazioni sono le cause principali della riduzione della popolazione.
Stella alpina (Leontopodium alpinum): questa asteracea è il simbolo delle alpi, cresce in piccole aiuole rupestri di alta quota e come tutte le specie legate a questi ambienti è molto sensibile ai cambiamenti climatici.
Abete bianco (Abies alba): albero molto bello legato alle tradizioni natalizie è presente con ottime densità sulle Alpi, ma è possibile trovarlo anche in Appennino in stazioni relitte risalenti a 12.000 anni fa quando ancora c'era l'ultima glaciazione. Anche questa conifera è molto sensibile all'innalzamento della temperatura.
Foto personale; Stella alpina


lunedì 26 novembre 2012

La strage silenziosa del bracconaggio

In questi anni abbiamo assistito a vere e proprie stragi a causa del bracconaggio: rinoceronti, elefanti, tigri e molte altre specie sono perseguitate da questo fenomeno devastante.
Per fare un esempio, al mondo esistono cinque specie di rinoceronte, tre delle quali sono classificate dalla IUCN (l'organo internazionale che si occupa dello stato delle popolazioni delle specie di animali e piante nel mondo) come critically endangered, senza contare che ogni anno continuano ad essere uccisi centinaia di rinoceronti: nel 2011 448 sono gli esemplari abbattuti in Sud Africa e quest'anno, non ancora finito, siamo già a 381. Non dimentichiamoci degli elefanti, circa 5mila sono stati uccisi negli ultimi cinque anni nel Nord del Congo, mentre per quanto riguarda le tigri ne restano al mondo solamente 3200.
Una delle campagne portate avanti dal WWF si chiama "Kill the trade that kills", la quale si impegna a contrastare il bracconaggio e soprattutto il commercio illegale delle parti del corpo di questi animali, soggetti a veri e propri mercati.
Occorre però anche l'aiuto dei governi, impegnarsi a modificare leggi e norme, amplificare i controlli, maggiore protezione della biodiversità, bando definitivo del commercio di avorio: queste sono solo alcune delle cose che potrebbero fare al caso della situazione e di questa campagna.
In Vietnam per esempio si assiste al commercio illegale del corno di rinoceronte usato come cura nella medicina locale contro malattie gravi come i tumori; ovviamente tutto ciò è solo una leggenda metropolitana e servono severe norme da parte del governo vietnamita che proibiscano in maniera più assoluta questo traffico illegale.
Per gli elefanti è bene ricordare la strage che è avvenuta in Camerun fra gennaio e marzo di quest'anno che ha visto uccisi più di 300 individui, per giunta nel Parco Nazionale di Bouba N'Djida.
Anche per quanto riguarda la tigre la situazione non è rosea: ne restano solo 3200 e ogni anno si assiste a uccisioni per commercio illegale soprattutto di pelli. E' necessario in questo caso che tutti e 13 i Paesi che ospitano le ultime tigri si trovino d'accordo per mettere su una rete di conservazione e prevenzione per questa specie.
Fra 10-20 anni di questo passo non saremo più in grado di far vedere a un nostro figlio cos'è una tigre o un elefante, quali animali meravigliosi sono, perchè dall'estinzione non si torna indietro.

Robrica ecoturistica: Associazione Piedi in Cammino-Monte Pisano

Questa settimana come rubrica ecoturistica abbiamo voluto dedicare uno speciale al Monte Pisano: uno scrigno di biodiversità notevole dovuto alla sua posizione e alla sua storia; si trova infatti fra la provincia di Pisa e di Lucca e i due versanti sono diversi l'un l'altro: dalla parte di Lucca abbiamo un clima più umido, pertanto troviamo una vegetazione mista a latifoglie fra cui delle stazioni di faggeta, mentre il versante pisano è più mediterraneo, quindi più secco con presenza anche di sclerofille sempreverdi come il leccio e specie di latifoglie legate più al clima mediterraneo.
Il Monte Pisano a differenza di altri luoghi di elevato interesse naturalistico della toscana ha una biodiversità unica perchè in passato è stato a lungo isolato dal resto della campagna pisana e lucchese a causa delle acque che bagnavano quasi la totalità del suo perimetro, in quei luoghi infatti erano presenti fino alla metà dell'800 molti laghi e paludi fra cui il Lago di Bientina. Le acque facevano da vera e propria barriera geografica impedendo quindi interazioni fra la biodiversità floristica del monte e del resto del territorio; con il passare degli anni poi ci sono state bonifiche delle paludi e del Lago di Bientina fino ad arrivare al giorno d'oggi.
Per scoprire meglio questo luogo molto affascinante dal punto di vista naturalistico c'è un'associazione di Pisa chiamata "Piedi in Cammino" che gestisce amatorialmente la sentieristica del Monte Pisano, cercando di valorizzarlo al meglio anche con escursioni guidate, inoltre in molte occasioni si batte con le autorità per la gestione del territorio. Noi in trasmissione abbiamo mandato un'intervista di un membro di questa associazione, Carlo Bandoni che meglio ci può spiegare le attività e le iniziative che pertanto vi invitiamo ad ascoltare la puntata o cliccando l'applicazione in alto oppure sul sito della radio www.assowip.it. Incece per chi volesse le informazioni più complete vi invito a seguire il sito dell'associazione: www.piediincammino.it.
Foto di www.piediincammino.it; Vecchiano Torre di Avane




venerdì 23 novembre 2012

Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: rubrica ecoturistica

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi offre ai molti visitatori la possibilità di vivere vacanze totalmente immersi nella natura: oltre 600km di sentieri con escursioni bellissime ed emozionanti all'insegna dell'ambiente casentinese. Durante le varie escursioni è possibile osservare specie di piante di notevole interesse, avvistare moltissime specie animali dagli ungulati fino agli uccelli per i birdwatchers. Inoltre, sono presenti nel Parco: molti centri visite dove raccogliere cartine, informazioni e avere idee complete su tutte le iniziative; il Giardino Botanico di Valbonella nel comune di S.Sofia e l'Arboreto di Bradia Prataglia; il Planetario di Stia per gli appassionati di astronomia; il Museo Forestale.
Anche per chi ama la cultura e le tradizioni, nei numerosi paesini è possibile conoscere la vita locale, acquistare e provare i prodotti, oppure usufruire della cucina locale.
Importantissimo l'aspetto religioso del Parco con possibilità di pellegrinaggio al Santuario di La Verna o all'Eremo di Camaldoli con foresterie o case di preghiera organizzate per ospitare i visitatori: luoghi di elevata spiritualità e cultura con affreschi e strutture religiose di notevole valore artistico in cui è possibile ripercorrere la storia dei vari Sant'uomini che hanno percorso questi sentieri.
Per qualsiasi informazione oppure per iscriversi alla newsletter del Parco potete consultare il sito www.parcoforestecasentinesi.it e inoltre, è possibile fare richiesta del notiziario del Parco "Crinali" inviando una mail a questo indirizzo info@parcoforestecasentinesi.it .

mercoledì 21 novembre 2012

Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: I Geositii

All'interno del Parco oltre alle foreste millenarie possiamo trovare dei luoghi di notevole interesse naturalistico: i geositi, cioè beni di carattere geologico-geomorfologico di pregio ambientale e scientifico del patrimonio paesaggistico di un territorio.
Per quanto riguarda l'assetto geologico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi possiamo trovare sul versante romagnolo la Successione Romagnola-Marnoso Arenacea, mentre sul versante toscano la Successione Toscana-Scaglia Toscana ad Arenarie del Monte Falterona e Marne di Vicchio.
Nel corso di uno studio effettuato nel 1997-98 si sono potuti certificare 86 siti di cui 60 localizzati entro i confini del Parco come cavità naturali, rupi con stillicidio, affioramenti assolati impreziositi da flora rupicola, cascate e ristagni d'acqua. Tutti questi siti offrono un'importante nicchia ecologica per numerose specie di piante e animali di notevole interesse conservazionistico.
Sono luoghi veramente affascinanti, dove aspetti geologico-geomorfologici e biodiversità sono ben preservati e all'occhio del visitatore offrono uno spettacolo emozionante.
Foto di F.Bardi http://www.parcoforestecasentinesi.it;Acquacheta

martedì 20 novembre 2012

Parco delle Foreste Casentinesi: La Fauna

La fauna svolge un aspetto di notevole interesse nel Parco delle Foreste Casentinesi, soprattutto per quelle specie di maggior impatto mediatico e turistico come gli ungulati e i carnivori. Per quanto riguarda questi due ordini di mammiferi possiamo sottolineare la presenza di 5 specie di ungulati e della forte presenza del Lupo (Canis lupus). Per i primi citiamo il Capriolo (Capreolus capreolus), il Cinghiale (Sus scrofa), il Daino (Dama dama), il Cervo (Cervus elaphus) e il Muflone (Ovis musimon). L'aspetto che accomuna due di queste specie come il daino e il muflone è l'alloctonia al territorio: il cervide è stato introdotto in epoca storica trovando condizioni di habitat ottimali che gli hanno permesso di stabilizzarsi e diventare parte integrante delle fauna casentinese; il muflone è stato introdotto in epoca più recente: l'habitat che ha trovato non era idoneo a questa specie, pertanto al momento la sua popolazione è molto ridotta. Quest'ultimo caso, ma anche quello del daino, devono mettere in luce che la materia di introduzione (e non reintroduzione, si faccia attenzione a non confondere) è un tema da prendere con le molle, in quanto se una specie non ha mai vissuto in una determinata zona un motivo sicuramente ci sarà.
Una specie con notevoli presenze è il cervo, oggetto ogni anno di spedizioni di censimento del bramito, che coinvolgono, nel periodo di settembre-ottobre (stagione degli amori), sia gli addetti ai lavori sia numerosi giovani naturalisti e non.
Il lupo è certamente la specie con più impatto mediatico in questo Parco: infatti registra la popolazione più grande, forse, di tutto l'Appennino italiano. Anche in questo caso vengono svolti ogni anno censimenti per accertarne la densità, soprattutto per quanto riguarda le feci che indicano gli spostamenti di questo grande carnivoro. Qui trova un habitat ideale, privo di disturbi antropici e con numerose prede a sua disposizione, fra tutte il cinghiale.
Considerando l'avifauna è possibile osservare numerose specie di passeriformi, sia di impronta montana come il Rampichino alpestre e il Ciuffolotto, sia di impronta più mediterranea come la Sterpazzolina e lo Zigolo nero.
La quantità di specie di uccelli che troviamo in questi luoghi è dovuta in primo luogo alla presenza di foreste millenarie, soprattutto a faggio, in quanto numerosi passeriformi sono molto selettivi nella scelta delle cavità in cui costruire il nido, è il caso delle cincie (Cincia mora, Cincia bigia, Cinciarella, Cincia allegra) e dei picchi come il Picchio rosso maggiore, il Picchio rosso minore, il Picchio verde, il Picchio muratore e il più grande dei picchi, il Picchio nero presente in questa parte d'Italia dall'anno 2000 quando ci sono stati i primi avvistamenti e dove ha trovato un habitat ideale per nidificare e soffermarsi.
Di notevole interesse sono i rapaci con un'ottima presenza di Aquila reale, Falco pellegrino, Astore, Sparviere e Lodolaio; fra i notturni molto importante la presenza del Gufo reale che qui è ben rappresentato nonostante nell'areale italiano è considerata specie minacciata.
Per i naturalisti, però, oltre agli uccelli e ai mammiferi trovano sicuramente spazio gli anfibi, animali rari ed elusivi come la Salamandrina di Savi, endemica italiana e il Tritone alpestre.
Fra i rettili è bene ricordare la Vipera, il Colubro di Esculapio, il Colubro liscio, la Natrice e il Biacco; mentre per gli appassionati di entomologia le farfalle sono sicuramente le meglio rappresentate come per esempio la Rosalia alpina, specie endemica italiana che presenta colori veramente belli.
Foto di E.Centofanti http://www.parcoforestecasentinesi.it; Lupo


Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: La Flora

Quando parliamo di Foreste Casentinesi come non parlare di piante? Innanzitutto l'aspetto fondamentale sono i boschi che comprono circa l'80% della superficie del Parco, foresta grandissime e millenarie. Ci sono abetine secolari, boschi di Faggio (Fagus sylvatica) e Acero montano (Acer pseudoplatanus) e boschi misti di latifoglie; le specie che troviamo più frequentemente sono olmi, frassini, aceri, faggi, ornelli, tigli e rarità come il Tasso (Taxus baccata) e l'Agrifoglio (Ilex aquifolium).
Nel Parco è possibile trovare anche una fascia submontana costituita da ostrieti con abbondande Carpino nero (Ostrya carpinifolia), boschi di Cerro (Quercus cerris), Roverella (Quercus pubescens) e soprattutto nella zona di Camaldoli castagneti.
Ma la parte di maggior interesse sono senz'altro le piante erbacee con oltre 1000 specie presenti nel territorio; la maggior parte le troviamo nel massiccio Monte Falco-M.nte Falterona (quest'ultimo rilievo è il più alto del Parco).Nei prati, nelle radure, nelle rupi e nelle cenge è possibile trovare l'Anemone a fiori di narciso (Anemone narcissiflora), la Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppostifolia), il Mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea) e la Viola di eugenia (Viola eugeniae) che trova nelle foreste casentinesi il limite settentrionale di distribuzione per quanto riguarda la nostra penisola. Altre piante di particolare interesse sono molte specie del genere Saxifraga come  S. peniculata e S. moschata senza dimenticare il Mirtillo nero (Vaccinium mirtillus).
Solamente passeggiate ed escursioni in questi meravigliosi boschi e prati possono portarci alla scoperta e all'osservazione di alcune delle numerose specie del Parco.
Foto di http://luirig.altervista.org; Anemone narcissiflora


sabato 17 novembre 2012

Intervista esclusiva al Dr.Nevio Agostini Naturalista e Responsabile del Servizio Promozione, Conservazione, Ricerca e Divulgazione della Natura del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi



1 Innanzitutto un accenno di storia del Parco, in modo da illustrarlo a chi non c'è mai stato.

Il Parco Nazionale ha quasi 20 anni di storia, ma si estende su un territorio dove la presenza dell’uomo si intreccia da molti secoli con la maestosità della natura delle Foreste Casentinesi. Il Parco ha un’estensione di circa 36.000 ettari a cavallo del crinale appenninico che divide la Romagna e la Toscana, anzi, anche la porzione romagnola del Parco è stata a lungo amministrativamente dipendente dalla Toscana e quindi le foreste che interessano i due versanti hanno una storia comune.
Foreste gestite per secoli dai camaldolesi (quest’anno ricorre il millenario della fondazione dell’Eremo di Camaldoli e i monaci sono stati i primi gestori della foresta), dall’Opera del Duomo di Firenze, fino ad epoche più recenti con i Granduchi di Toscana e così via fino ai giorni nostri. Il parco ha dunque ereditato un immenso patrimonio forestale che gestisce e tutela.
Attualmente il territorio del Parco riguarda territori delle Province di Arezzo, Forlì-Cesena e Firenze, con il massiccio dei Monti Falco e Falterona a fare da snodo a questo lembo di Appennino ricco di natura e di storia.

2 Adesso invece una domanda più tecnica, sono venuto qualche domenica fa nel Parco a visitarlo e ho notato la grande alternanza di foreste e campi coltivati, che importanza ha questo rapporto nel Parco?

In realtà questo è principalmente un parco di foreste, dato che la superficie forestata è di oltre l’80% di quella totale. Questo è dovuto in primo luogo alla presenza di montagne relativamente poco elevate, se consideriamo che la cima più alta è Monte Falco con i suoi 1658 m.l.m.. D’altro canto, il paesaggio odierno è di certo frutto del fenomeno demografico denominato “esodo”, che ha portato nel corso della seconda metà del 900 ad uno spopolamento diffuso del territorio montano dell’Appennino romagnolo, un tempo densamente abitato e ampiamente sfruttato dall’uomo. La conseguenza è che molte superfici aperte sono tornate negli ultimi decenni ad essere occupate da arbusteti, se abbandonate in tempi recenti, o da formazioni forestali mature.
Nonostante questo, le importanti aree aperte, come prati, pascoli e praterie di crinale, rappresentano dei veri e propri hot-spot di biodiversità, considerata la loro modesta estensione, gli habitat di interesse comunitario che è possibile trovarvi e le numerose specie animali e vegetali che solo in questi ambienti vivono e si riproducono. Il tentativo è quindi quello di conservarle, laddove possibile, soprattutto tramite il mantenimento delle attività agro-pastorali tradizionali.

3 All'interno del Parco ci sono fitocenosi molto importanti con delle bellissime faggete anche molto antiche, che tipo di piano forestale e silvicolturale viene svolto per la gestione di questi boschi?

Essendo un Parco di foreste, viene data particolare importanza alla gestione del bosco, cercando di orientarne gli utilizzi verso forme il più possibile naturalistiche e sostenibili. In particolare, è bene sottolineare come il cuore naturalistico dell’Area protetta, rappresentato dalla Riserva Integrale di Sasso Fratino e dalle Riserve Biogenetiche di Badia Prataglia, Campigna, Camaldoli e Scodella gestite dal Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, siano da tempo oggetto di una gestione che favorisce la libera evoluzione degli ecosistemi forestali. Emblematico è il caso di Sasso Fratino, la prima Riserva Integrale istituita in Italia nel 1959, in cui l’accesso è consentito esclusivamente per motivi di ricerca. Qui, dove niente viene toccato dall’uomo, è possibile trovare tutte le fasi vegetative della vegetazione arborea, dalla nascita fino alla senescenza, la morte e la decomposizione, e scoprire un ambiente molto vicina a quello di una foresta vergine.

4 Abbiamo parlato di foreste, manteniamoci sulla flora. Quante e quali specie floristiche nel Parco, e quali di queste sono di particolare interesse? Ci sono anche progetti in corso per la conservazione di queste specie: aree integrali di conservazione e strumenti di conoscenza?

Il Parco ha recentemente coordinato un censimento di tutta la flora del Parco e il risultato è stato notevole: quasi 1300 specie che sono molte  se consideriamo che la flora italiana è di circa 7000 entità  e che il Parco delle Foreste Casentinesi non ha grandi montagne e da punto di vista geologico è abbastanza omogeneo. La ricchezza è frutto di una eccezionale conservazione degli ecosistemi forestali e la localizzazione geografica tra la bioregione mediterranea e quella centro-europea: non è un caso che nella Flora del Parco ci siano ad esempio 35 specie di Felci e 45 specie di Orchidee. Mancano nel territorio protetto gli ambienti di alta quota ad eccezione di  piccoli  lembi di prateria alpina nella dorsale del Monte Falterona-Monte Falco e qui che nel mese di giugno si possono osservare splendide fioriture di Anemoni , Genziane  e Sassifraghe. Il Parco per tutelare gli habitat più preziosi di questa flora ha creato una Riserva Integrale proprio in cima a Monte Falco che con i suoi 1658 m è la maggior elevazione di tutto l’Appenino tosco-romagnolo. Oltre a questo il Parco, sempre attento agli aspetti divulgativi, ha predisposto in collaborazione con l’Università di Trieste nell’ambito del progetto Key to Nature e della sua branca italiana Dryades, delle chiavi interattive per il riconoscimento della flora, degli alberi e dei licheni del Parco, consultabili e scaricabili gratuitamente dal sito del Parco www.parcoforestecasentinesi.it.

6 Adesso spostiamoci sul mondo animale; il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona è considerato una dei Parchi con il maggior numero di ungulati. Che tipo di situazione in termini di popolazioni troviamo nel Parco? E anche qui, ci sono progetti particolari?


Il Parco ospita nel proprio territorio 5 specie di ungulati: Capriolo, Cervo, Daino, Muflone e Cinghiale. Le popolazioni oggi presenti sul territorio sono ovviamente il frutto di ripopolamenti effettuati con individui alpini o di altra provenienza nella seconda metà dell’800 da parte di Karl Simeon, l’allora amministratore delle Foreste Casentinesi, e più recentemente a partire dagli anni ’50 dal Corpo Forestale dello Stato, dopo che le popolazioni originarie si erano estinte o fortemente limitate.
Due tra queste 5 specie, ovvero il Muflone il Daino, sono sicuramente alloctone: se nel caso del Daino l’introduzione è avvenuta in tempi storici e la specie oggi appare ampiamente distribuita, la piccola popolazione di Muflone è invece il frutto di immissioni anche recenti e sopravvive oggi ai minimi effettivi, a sottolineare la scarsa idoneità della specie per questo territorio.
Il cinghiale, d’altro canto, rappresenta sicuramente la specie maggiormente presente e distribuita nel Parco, di difficile gestione a causa dei conflitti con le attività umane, ma di fondamentale importanza perché preda elettiva da parte del Lupo.
A proposito del Cervo, infine, segnaliamo il “Censimento al bramito”, un evento che tutti gli autunni nel mese di settembre coinvolge ogni anno centinaia di persone provenienti da tutta Italia e che consente a chiunque sia interessato di partecipare attivamente alla ricerca naturalistica e di conoscere l’Area Protetta, tramite eventi ed escursioni appositamente organizzate.

7 Parliamo adesso di grandi carnivori: la situazione del Lupo (Canis lupus).

La popolazione di Lupo presente del Parco è una delle più importanti dell’Appennino settentrionale e sicuramente una delle meglio studiate. Grazie al prezioso lavoro del Corpo Forestale dello Stato e ad una collaborazione più che decennale tra Ente Parco e il Laboratorio di Genetica della conservazione dell’ISPRA (ex-INFS) è oggi infatti possibile conoscere una serie di informazioni essenziali per la gestione e tutela di questa importante specie, tra cui il numero di branchi presenti nell’Area protetta, il loro territorio e le zone di rendez-vous, il numero di individui che compongono i branchi, le parentele tra i vari individui. E’ stato inoltre possibile conoscere, grazie al prezioso lavoro di analisi genetica a partire dalle feci campionate sul territorio, gli spostamenti talvolta notevoli effettuati da individui singoli in dispersioni, verso altre zone appenniniche.
Oggi il lupo nel Parco non è sottoposto a gravi minacce, se non quella del bracconaggio e delle uccisioni illegali, e trova nel cinghiale la sua principale preda, mentre raramente nel nostro contesto causa problemi di convivenza con l’uomo.

8 Sono appassionato di birdwatching e all'interno del Parco ho visto una grande varietà di passeriformi e di rapaci: che presenza c'è all'interno del Parco?

La grande tradizione e il buon numero di appassionati e ricercatori che indagano il territorio del Parco ha fatto si che si possa oggi disporre di un ottimo quadro delle conoscenze sull’avifauna del Parco. Sono numerose le specie interessanti tra i rapaci, tra cui: l’Aquila reale, nidificante da più di 10 anni nella Foresta della Lama; il Falco Pellegrino, presente con due coppie nidificanti nel territorio del Parco ed in forte espansione negli ultimi 15 anni; l’Astore, che in queste millenarie foreste trova l’ambiente ideale per vivere e riprodursi; il Gufo reale la cui presenza, considerata la situazione estremamente critica della specie in particolare in Emilia-Romagna, assume una particolare importanza.
Tra i passeriformi interessanti sono le presenze del Rampichino alpestre e del Luì verde, specie non comuni e legate ai boschi maturi rispettivamente di conifere e di latifoglie, mentre è degna di nota la presenza del Picchio nero, il più grande fra i Picchi europei. Quest’ultimo in particolare rappresenta una specie, che mai era stata segnalata in queste foreste prima degli anni 2000. A partire da quella data si è assistito ad un’espansione della specie la cui distribuzione interessa attualmente tutta l’area romagnola delle Foreste Casentinesi vere e proprie. Questa presenza di notevole valore biogeografico costituisce l’unico insediamento noto in tutto l’Appennino settentrionale, assieme a quello recentemente riscontrato nell’Appennino ligure. La popolazione delle Foreste Casentinesi, completamente disgiunta dalle zone italiane di abituale nidificazione, ovvero l’arco alpino e l’Appennino meridionale di Campania, Basilicata e Calabria, è il risultato del fenomeno di espansione della specie a partire dai suoi settori alpini di distribuzione.

9 un quesito che esula da quello di cui abbiamo parlato finora e che però non può essere dimenticato quando parliamo di Foreste Casentinesi; qual è il rapporto fra natura e religione?

Il rapporto è antico e profondo, questo territorio è ricco di segni e di presenze religiose: dagli insediamenti monastici più noti ai più semplici e umili segni della religiosità popolare, quali cappelle, maestà, via crucis ecc.
In questi luoghi molti santi uomini del passato (Romualdo, Francesco, Pier Damiani) hanno trovato l’ambiente ideale per la loro meditazione, il loro personale deserto dove ritrovarsi e scoprire la propria intima spiritualità.
Il perché di questa scelta lo si capisce percorrendo i nostri sentieri ed attraversando le nostre millenarie foreste: non si può fare a meno di sorprendersi ed emozionarsi di fronte all’imponenza e alla sacralità della foresta, all’austerità e alla bellezza di alcuni alberi, patriarchi ultracentenari, luoghi dove nei secoli l’uomo e la natura hanno trovato un loro profondo equilibrio.


10 Per concludere, quali opportunità offre al visitatore l’area protetta e dove si possono raccogliere tutte le informazioni utili per una visita al Parco?

Il territorio del Parco offre una moltitudine di opportunità a chi vuole trascorrere una vacanza immersa in straordinarie foreste, alla scoperta delle bellezze naturali, della storia, delle testimonianze artistiche e architettoniche e delle tradizioni di questa parte di appennino. L’area protetta si può visitare con piacevoli escursioni a piedi, in mountain bike, a cavallo o, in inverno, con gli sci da escursionismo o le ciaspole, lungo i circa 600 chilometri della rete sentieristica. Molte sono le iniziative promosse dal Parco per la valorizzazione di questo territorio e delle strutture create a servizio dei visitatori: dai Centri Visita e Punti Informazione, al Giardino Botanico di Valbonella (nel comune di S. Sofia), all’Arboreto e il Museo forestale Siemoni a Badia Prataglia, al  Planetario a Stia. Durante tutto l’anno, il Parco offre a chi lo visita la possibilità di scoprire l’area protetta attraverso un ricco programma escursionistico, che prevede numerose escursioni tematiche legate alle varie stagioni: dalla scoperta delle fioriture primaverili ed estive all’ascolto dei suoni degli abitanti del bosco, allo straordinario e mutevole spettacolo dei colori della foresta, guidati da chi conosce la natura e se ne fa interprete. Non mancano appuntamenti con manifestazioni dedicate alla riscoperta delle antiche tradizioni e vecchi mestieri oltre a serate naturalistiche a tema svolte da esperti, presso i Centri Visita. Per saperne di più sulle attività che si svolgono nel Parco consultare il sito internet www.parcoforestecasentinesi.it. E’ possibile inoltre ricevere gratuitamente il notiziario del Parco “Crinali” semplicemente facendone richiesta all’indirizzo e-mail: info@parcoforestecasentinesi.it,  e la Newsletter del Parco iscrivendosi attraverso il sito.



Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna si trova in un'area di circa 36.000 ha equamente divisa tra Emilia Romagna e Toscana, comprendendo le provincie di Forlì-Cesena, Firenze e Arezzo. La sua posizione coincide con la dorsale appenninica tosco-romagnola con versanti ripidi dalla parte romagnola e più morbidi e dolci da quella toscana; la sua caratteristica principale sono le foreste millenarie che coprono circa l'80% del territorio del Parco: si potrebbe camminare per lunghissimi tratti senza mai uscire dal bosco.
La storia del Parco è legata a tradizione e religione da secoli e secoli: le foreste del Parco sono state gestite in primis circa 1000 anni fa dai camaldolesi; i frati di questo ordine si sono presi cura di queste foreste fin dal principio del loro arrivo, insediandosi nell'Eremo di Camaldoli che quest'anno festeggia il millenario della sua fondazione. Successivamente questo territorio è stato gestito dall'Opera del Duomo di Firenze e ancor dopo dai Granduca di Toscana.
Per questi boschi hanno passeggiato molti Santi importnati come Romualdo, Francesco e Pier Damiani trovando luoghi idonei per trovare la loro spiritualità interiore. Alcune testimonianze della loro presenza si possono trovare in tutto il Parco come per esempio il Santuario di La Verna per quanto riguarda San Francesco, un momento fondamentale della storia dei questo Santo.
Il Santuario di La Verna insieme all'Eremo di Camaldoli rappresentano i centri spirituali più importanti di tutto il Parco e per molti fra le opere religiose più importanti d'Italia.
Foto personale; Santuario di La Verna

Foto personale; foreste viste dall'alto del Santuario di La Verna

giovedì 15 novembre 2012

Domani puntata speciale!!

Vi invito tutti a seguire domani sera la puntata speciale di Pianeta Terra dedicata totalmente al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona, con un'intervista esclusiva.
Come ogni venerdì alle 19.30: su www.assowip.it oppure direttamente su questo blog nell'applicazione in alto.

martedì 13 novembre 2012

La ricetta antipiromani!!

Ogni estate si sentono notizie su aree devastate da incendi, danni ingenti causati da incendi e vittime da incendi. Una vera e propria catastrofe che si abbatte ogni anno sul nostro territorio, tuttavia c'è qualcuno che ancora non ha imparato la lezione, pertanto ecco qui la ricetta antincendi:

1 Educazione.
Le scuole dovrebbero avviare discussioni, visite ed esercitazioni in natura, facendo conoscere ai ragazzi l'importanza della natura e come rispettarla. C'era il progetto di creare un Museo del Fuoco con molti itinerari su zone colpite da incendi, ma purtroppo le istituzioni hanno preferito destinare i fondi a costruzioni abusive ecc.

2 Segnaletica.
 Soprattutto durante l'estate, quando il pericolo di incendio è più impellente, sarebbe appropriato fare spot promozionali, manifesti o quant'altro per invitare le persone a rispettare l'ambiente, magari sostituendo i cartelloni pubblicitari che non servono a nulla.

3 Controllo sociale.
 Il controllo è fondamentale, soprattutto per evitare tutti quegli incidenti dannosi come nel caso del guidatore che getta la sigaretta dentro un cespuglio o un prato secco: costoro andrebbero sanzionati, nel caso allegare anche un messaggio con scritto il motivo della multa e che cosa potrebbe causare il gesto.

4 Volontariato.
Un aspetto importantisimo: andrebbero coinvolti maggiormente giovani e persone disoccupate per perlustrare il territorio, dare una mano alla salvaguardia del nostro ambiente, tenedo impegnata la mente e la giornata in un'attività educativa e nobile dal punto di vista morale.

5 Ricerca scentifica.
Esistono insetti capaci di percepire l'innalzamento delle temperature, come nel caso del coleottero Buprestide chiamato Melanophila ("amante del nero"): ogni volta che sta per nascere un incendio questo insetto si avvicina al luogo perchè usa il carbone derivato dagli alberi in combustione per deporre le uova. In questo caso potrebbero essere studiati questi coleotteri per poter capire come prevedere un incendio ed evitarlo; pertanto anzichè tagliare i fondi alle università e alla ricerca, si dovrebbe investire maggiormente su questi campi.

6 Catasto.
Potrebbe essere utile fare un catasto delle aree colpite da incendi, in modo tale da evitare costruzioni o progetti in quelle zone; ma purtroppo l'Italia non è paese da certe cose. E pensare che dalle aree colpite dal fuoco potrebbero nascere moltissime aree protette.

7 Rigenerazione.
Le aree colpite da incendio andrebbero recintate e tabellate, vietando l'accesso ai non addetti e facendone aree protette. In natura è accertato che dopo un incendio la vegetazione di quella zona ricrescerà più rigogliosa di prima senza la necessità di interventi particolari, ricreando l'ecosistema di origine.

Ogni anno però anzichè seguire ricette come questa, ci sono i soliti "eroi" (pompieri, forestali e forze dell'ordine) che si danno da fare rischiando la vita per spegnere i danni di qualcun altro; dopodichè ci sarà qualche trasmissione televisiva sugli accaduti ma dopo poche settimane tutto tornerà nel dimenticatoio, aspettando l'incedio della volta successiva per fare altrettanto.
Foto di http://www.prometeo-baricella.it

 

lunedì 12 novembre 2012

Al lupooooooooo!!!!

Nell'Oasi WWF del Lago di Penne in Abruzzo è stata condotta una ricerca sulla presenza del lupo; questo bellissimo carnivoro si sta espandendo in Italia e sta ricolonizzando tutte quelle aree storiche che lo hanno visto presente in passato come l'Abruzzo. Quindi non solo nelle aree alpine dove è viva una campagna di reintroduzione e conservazione serrata per il lupo, ma anche in aree collinari e pedemontane con boschi e ampi spazi prativi; la popolazione italiana sta crescendo proprio per l'espansione dell'habitat, l'abbandono progressivo di campi e montagne da parte dell'uomo e la crescita esponenziale della popolazione di prede come il capriolo e il cinghiale.
Una notizia che fa ben sperare anche per altre specie importanti come l'Orso bruno; ma quella del lupo è stata resa possibile prima grazie al progetto "San Francesco" negli anni '70 e successivamente grazie allo sviluppo di una rete di aree protette che hanno consentito a questo canide di espandersi anche in aree antropizzate come la Pianura Padana e zone pedemontane, collinari e appenniniche.
Il ritorno del lupo fa bene anche ad altre specie come il cinghiale che si è diffuso sempre più nei nostri territori portando danni ingenti a volte; considerando che rappresenta il 60% della dieta del lupo andando a controllare quella di cinghiale. In seguito sono state avviate procedure che hanno l'obiettivo di prevenire o quanto meno diminuire gli attacchi al bestiame domestico: ciò è possibile anche mantenendo buona la popolazione di prede selvatiche.
Una delle cucciolate di cinghiale presente nell'Oasi si è ridotta sensibilmente per opera del lupo, segno che in quest'area si è creato un piccolo branco stazionario che viene monitorato costantemente.
Una buona notizia non guasta dunque; andando sul sito del WWF Italia (www.wwf.it) è possibile vedere un video con la predazione di un cinghiale da parte del lupo.
Foto di http://www.ittiofauna.org; Canis lupus

sabato 10 novembre 2012

Richieste per l'Italia

Spesso guardando alla televisione trasmissioni come Striscia la Notizia è possibile incappare in servizi che parlano di sprechi: l'Italia, infatti, ne è un paese pieno. Patrimoni edilizi e pericolanti, aree degradate, terreni incolti, aree di scavo abbandonate, ex cantieri rischiano di diventare depositi e discariche abusive. Proprio per questo che il WWF ITALIA ha avviato una campagna chiamata (scusate il gioco di parole) "Campagna RiutilizziAMO l'Italia", fatta di previsioni urbanistiche e richieste di cittadini e società per il futuro di questi terreni.
Sono arrivate circa 250 segnalazioni online da società, cittadini, geologi, figure professionali che propongono progetti e utilizzi per le aree da loro segnalate (le segnalazioni verranno raccolte fino al 30 novembre); il 7/11 passato c'è stata una rassegna chiamata "Urban promo 2012" dedicata alla rigenerazione urbana in corso a Bologna fino al 10 novembre (oggi): in questo ambito sono stati approfonditi molti aspetti della Campagna RiutilizziAMO l'Italia con dibattiti e discussioni sulle segnalazioni e le proposte degli enti e dei cittadini.
Un progetto importante che servirà a programmare e a cercare nuove soluzioni per l'utilizzo dei suoli in Italia e di tutte quelle aree abbandonate che hanno un potenziale importante dal punto di vista ambientale. Molti studi hanno evidenziato come nel giro di 20 anni l'uso del suolo italiano sarà di 75 ettari al giorno, un aspetto allarmante se pensiamo che già oggi nel raggio di 10km non c'è  un luogo senza costruzioni urbanistiche.
Analizzando le 250 segnalazioni, possiamo vedere come il 65% riguarda aree edificate abbandonate, il 10% terreni incolti degradati, l'8% terreni incolti in evoluzione (dove si assiste a fenomeni spontanei di rinaturalizzazione), 7% ex-cantieri, 5% aree di scavo; inoltre, il 36% delle aree edilizie sopracitate è pericolante, il 21% è utilizzato come deposito abusivo e il 12% come discariche.
Ma veniamo alle richieste dei cittadini e degli enti, la cui vocazione è decisamente ‘green’: il 42% chiede il riutilizzo di aree già edificate per evitare nuovo consumo di suolo, il 54% indica soluzioni di rinaturalizzazione  o agricole (22% come verde urbano, 19%  rete ecologica, 7%  orti urbani e sociali, 6% agricoltura) e per il 4% altre soluzioni. Riguardo alla distribuzione geografica delle aree segnalate, il 53% proviene da Sud e Isole, il 28% dal Nord e il 19% dal Centro. A rispondere all’appello, soprattutto associazioni e comitati locali, da cui proviene il 60% delle segnalazioni, a cui si aggiungono, per il 34%, i singoli cittadini, mentre per il 6% non viene specificata la provenienza.
Insomma un'Italia da riutilizzare e da migliorare, con l'aiuto di tutti si può, infatti è possibile fare segnalazioni sul sito del WWF fino al 30 novembre (http://www.wwf.it ).
Foto di http://www.eco-olbia.it

lunedì 5 novembre 2012

Le foreste salvate dalle banane!!??

L'azienda Beleaf ha trovato una nuova risorsa per venire in difesa delle foreste: la banana. Come può il simpatico frutto giallo venire in aiuto dei polmoni del pianeta?
Si dà il caso che gli scarti delle coltivazioni di banane sono in grado di sostituire il legno di impiallacciature e pannelli riducendo l'impatto ambientale di circa il 90%, mica male!!!
In questo caso viene sostituito il legno proveniente da foreste protette producendo diversi benefici: evita l’uso di risorse primarie forestali, i fenomeni di deforestazione, l’occupazione di suolo nel caso di impianti fortemente inquinanti; porta alla quasi totale riduzione dell’uso di colle e sostanze chimiche inquinanti grazie alla presenza delle resine naturali del banano, e azzera l’impiego di risorse idriche nella catena produttiva perché nel banano l’elevata percentuale di acqua presente nella fibra fa risparmiare l’uso di questa risorsa. In più viene risparmiato rispettivamente il 32% e il 58% di gas serra per pannelli e piallacci, che normalmente si consumerebbero con il legno normale.
I vantaggi però non sono solo ambientali, ma anche socio-economici, in quanto l'azienda Beleaf ha escluso i terreni gestiti da multinazionali, privilegiando i piccoli proprietari terrieri a conduzione familiare: quindi nuovi posti di lavoro per il Sud del mondo.
Tra i coltivatori di piantagioni di banane c'è l'usanza di sminuzzare e interrare le foglie dello stesso albero trasformandole in un fertilizzante naturale, quelle tenute in superficie bloccano la crescita di erbe infestanti mantenendo il grado di umidità invariato; è proprio da questo aspetto che Beleaf ha ideato questo progetto.
Ci tengo a dire che è una trovata molto importante e proficua per le nostre foreste, sempre più a rischio e sempre più importanti per il nostro pianeta. Questo metodo deve essere preso in considerazione da molte altre aziende che producano banane per poter contribuire alla salvaguardia dei polmoni del pianeta.
Foto di http://viverenaturalmente.blog.kataweb.it ; Banano

sabato 3 novembre 2012

Agli animali piace la musica!!!

Molto spesso a noi piace ascoltare un pò di musica, ci sono persone che ne fanno una propria ragione di vita, altre come WipRadio che la usano come sostegno per le varie trasmissioni. La musica provoca infatti emozioni varie e inoltre interagisce con la nostra fisiologia.
Anche per gli animali questo funziona, è stato provato che i pulcini crescono meglio con la musica, le mucche producano più latte con la musica classica, l'heavy metal le rende più agitate; per gli scimpanzè la musica strumentale aumenta i comportamenti affiliativi, mentre la musica lenta riduce i comportamenti agonistici.
Proprio in questo senso è stato portato avanti uno studio dal Parco Natura Viva di Verona sui Macachi della specie Macaca nemestrina, ciò ha evidenziato che con la musica classica, "Le quattro stagioni di Vivaldi" e la musica new age ("Watermark" di Enya) siano meno aggressivi e più socievoli, mentre in presenza di  musica pop (canzoni dei Beach Boys) sono più aggressivi; per i Lemuri Catta invece è la musica country che fa effetto, diventando più aggressivi tra loro.
La musica quindi non ha piace solo agli esseri umani, anche gli animali hanno i loro gusti.
Foto di http://2.bp.blogspot.com; Macaca nemestrina

Allarme (tonno) Rosso!!!

Il Tonno rosso (Thunnus thynnus) non ha proprio tregua, sono state scoperte più di 18mila di tonnellate di questo pesce esportate illegalmente a Panama all'insaputa delle istituzioni e del ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico).
Il fatto è reso ancor più grave perchè si tratta di una specie protetta, soggetta a protezione e regolazione della pesca.
Si sospetta che sia solo la punta dell'iceberg, in quanto potrebbero esserci altre quantità di tonno esportate rimaste all'oscuro. Sia il ICCAT, che i governi interessati (la maggior parte dei paesi del Mediterraneo più il governo panamense) con la collaborazione del WWF hanno aperto un'inchiesta per far luce sull'accaduto, con la speranza che si risolva tutto con chiarezza e trasparenza.
Foto di http://classmeteo.weather.com; Tonno rosso

Progetti WWF, si può fare molto

Il WWF ogni anno si impegna con numerose battaglie per salvaguardare il patrimonio naturale di tutto il mondo, tanti progetti per i quali tutti possono essere protagonisti.
Alcuni esempi possono essere il Mare Mediterraneo, uno scrigno di biodiversità incredibile che occupa l'1% dei mari di tutto il mondo e che grazie alla sua storia ospita svariate quantità di specie e molte che si trovano solo qui, è importante proteggerlo dall'inquinamento, dalla pesca illegale e dal degrado; un'altro progetto importantissimo è quello per le Alpi, uno degli ultimi luoghi naturali rimasti con circa 30mila specie animali e 13mila vegetali, come per esempio l'orso bruno soggetto a bracconaggio e a frammentazione dell'habitat; la costruzione di nuove Oasi e il mantenimento di quelle esistenti che annoverano una quantità di ecosistemi davvero incredibili come paludi, aree marine, aree fluviali, macchie mediterranee, boschi a latifoglie, ambienti montani, nelle quali possiamo trovare tanti servizi diversi, dall'educazione ambientale per i bambini, a visite guidate ecc; il progetto per i Poli: il surriscaldamento terrestre a portato dal 1979 a una perdita sostanziale di ghiaccio del 40%, con molte specie in pericolo; il progetto contro la commercializzazione illegale di parti di animali come zanne, artigli, pelli dove molti animali rischiano l'estinzione come la tigre, ridotta a 3200 unità; il progetto per le foreste pluviali africane, soprattutto quelle del bacino del Congo, seconda solamente alla foresta Amazzonica: nella foresta africana vivono specie di notevole interesse come i gorilla e gli elefanti di foresta, specie ad elevato pericolo che fanno del loro habitat la fonte primaria di sostentamento.
Insomma tanti progetti da sostenere, possiamo sceglierli e fare qualcosa: per maggiori informazioni andate sul sito del WWF Italia www.wwf.it.