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sabato 17 novembre 2012

Intervista esclusiva al Dr.Nevio Agostini Naturalista e Responsabile del Servizio Promozione, Conservazione, Ricerca e Divulgazione della Natura del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi



1 Innanzitutto un accenno di storia del Parco, in modo da illustrarlo a chi non c'è mai stato.

Il Parco Nazionale ha quasi 20 anni di storia, ma si estende su un territorio dove la presenza dell’uomo si intreccia da molti secoli con la maestosità della natura delle Foreste Casentinesi. Il Parco ha un’estensione di circa 36.000 ettari a cavallo del crinale appenninico che divide la Romagna e la Toscana, anzi, anche la porzione romagnola del Parco è stata a lungo amministrativamente dipendente dalla Toscana e quindi le foreste che interessano i due versanti hanno una storia comune.
Foreste gestite per secoli dai camaldolesi (quest’anno ricorre il millenario della fondazione dell’Eremo di Camaldoli e i monaci sono stati i primi gestori della foresta), dall’Opera del Duomo di Firenze, fino ad epoche più recenti con i Granduchi di Toscana e così via fino ai giorni nostri. Il parco ha dunque ereditato un immenso patrimonio forestale che gestisce e tutela.
Attualmente il territorio del Parco riguarda territori delle Province di Arezzo, Forlì-Cesena e Firenze, con il massiccio dei Monti Falco e Falterona a fare da snodo a questo lembo di Appennino ricco di natura e di storia.

2 Adesso invece una domanda più tecnica, sono venuto qualche domenica fa nel Parco a visitarlo e ho notato la grande alternanza di foreste e campi coltivati, che importanza ha questo rapporto nel Parco?

In realtà questo è principalmente un parco di foreste, dato che la superficie forestata è di oltre l’80% di quella totale. Questo è dovuto in primo luogo alla presenza di montagne relativamente poco elevate, se consideriamo che la cima più alta è Monte Falco con i suoi 1658 m.l.m.. D’altro canto, il paesaggio odierno è di certo frutto del fenomeno demografico denominato “esodo”, che ha portato nel corso della seconda metà del 900 ad uno spopolamento diffuso del territorio montano dell’Appennino romagnolo, un tempo densamente abitato e ampiamente sfruttato dall’uomo. La conseguenza è che molte superfici aperte sono tornate negli ultimi decenni ad essere occupate da arbusteti, se abbandonate in tempi recenti, o da formazioni forestali mature.
Nonostante questo, le importanti aree aperte, come prati, pascoli e praterie di crinale, rappresentano dei veri e propri hot-spot di biodiversità, considerata la loro modesta estensione, gli habitat di interesse comunitario che è possibile trovarvi e le numerose specie animali e vegetali che solo in questi ambienti vivono e si riproducono. Il tentativo è quindi quello di conservarle, laddove possibile, soprattutto tramite il mantenimento delle attività agro-pastorali tradizionali.

3 All'interno del Parco ci sono fitocenosi molto importanti con delle bellissime faggete anche molto antiche, che tipo di piano forestale e silvicolturale viene svolto per la gestione di questi boschi?

Essendo un Parco di foreste, viene data particolare importanza alla gestione del bosco, cercando di orientarne gli utilizzi verso forme il più possibile naturalistiche e sostenibili. In particolare, è bene sottolineare come il cuore naturalistico dell’Area protetta, rappresentato dalla Riserva Integrale di Sasso Fratino e dalle Riserve Biogenetiche di Badia Prataglia, Campigna, Camaldoli e Scodella gestite dal Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, siano da tempo oggetto di una gestione che favorisce la libera evoluzione degli ecosistemi forestali. Emblematico è il caso di Sasso Fratino, la prima Riserva Integrale istituita in Italia nel 1959, in cui l’accesso è consentito esclusivamente per motivi di ricerca. Qui, dove niente viene toccato dall’uomo, è possibile trovare tutte le fasi vegetative della vegetazione arborea, dalla nascita fino alla senescenza, la morte e la decomposizione, e scoprire un ambiente molto vicina a quello di una foresta vergine.

4 Abbiamo parlato di foreste, manteniamoci sulla flora. Quante e quali specie floristiche nel Parco, e quali di queste sono di particolare interesse? Ci sono anche progetti in corso per la conservazione di queste specie: aree integrali di conservazione e strumenti di conoscenza?

Il Parco ha recentemente coordinato un censimento di tutta la flora del Parco e il risultato è stato notevole: quasi 1300 specie che sono molte  se consideriamo che la flora italiana è di circa 7000 entità  e che il Parco delle Foreste Casentinesi non ha grandi montagne e da punto di vista geologico è abbastanza omogeneo. La ricchezza è frutto di una eccezionale conservazione degli ecosistemi forestali e la localizzazione geografica tra la bioregione mediterranea e quella centro-europea: non è un caso che nella Flora del Parco ci siano ad esempio 35 specie di Felci e 45 specie di Orchidee. Mancano nel territorio protetto gli ambienti di alta quota ad eccezione di  piccoli  lembi di prateria alpina nella dorsale del Monte Falterona-Monte Falco e qui che nel mese di giugno si possono osservare splendide fioriture di Anemoni , Genziane  e Sassifraghe. Il Parco per tutelare gli habitat più preziosi di questa flora ha creato una Riserva Integrale proprio in cima a Monte Falco che con i suoi 1658 m è la maggior elevazione di tutto l’Appenino tosco-romagnolo. Oltre a questo il Parco, sempre attento agli aspetti divulgativi, ha predisposto in collaborazione con l’Università di Trieste nell’ambito del progetto Key to Nature e della sua branca italiana Dryades, delle chiavi interattive per il riconoscimento della flora, degli alberi e dei licheni del Parco, consultabili e scaricabili gratuitamente dal sito del Parco www.parcoforestecasentinesi.it.

6 Adesso spostiamoci sul mondo animale; il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona è considerato una dei Parchi con il maggior numero di ungulati. Che tipo di situazione in termini di popolazioni troviamo nel Parco? E anche qui, ci sono progetti particolari?


Il Parco ospita nel proprio territorio 5 specie di ungulati: Capriolo, Cervo, Daino, Muflone e Cinghiale. Le popolazioni oggi presenti sul territorio sono ovviamente il frutto di ripopolamenti effettuati con individui alpini o di altra provenienza nella seconda metà dell’800 da parte di Karl Simeon, l’allora amministratore delle Foreste Casentinesi, e più recentemente a partire dagli anni ’50 dal Corpo Forestale dello Stato, dopo che le popolazioni originarie si erano estinte o fortemente limitate.
Due tra queste 5 specie, ovvero il Muflone il Daino, sono sicuramente alloctone: se nel caso del Daino l’introduzione è avvenuta in tempi storici e la specie oggi appare ampiamente distribuita, la piccola popolazione di Muflone è invece il frutto di immissioni anche recenti e sopravvive oggi ai minimi effettivi, a sottolineare la scarsa idoneità della specie per questo territorio.
Il cinghiale, d’altro canto, rappresenta sicuramente la specie maggiormente presente e distribuita nel Parco, di difficile gestione a causa dei conflitti con le attività umane, ma di fondamentale importanza perché preda elettiva da parte del Lupo.
A proposito del Cervo, infine, segnaliamo il “Censimento al bramito”, un evento che tutti gli autunni nel mese di settembre coinvolge ogni anno centinaia di persone provenienti da tutta Italia e che consente a chiunque sia interessato di partecipare attivamente alla ricerca naturalistica e di conoscere l’Area Protetta, tramite eventi ed escursioni appositamente organizzate.

7 Parliamo adesso di grandi carnivori: la situazione del Lupo (Canis lupus).

La popolazione di Lupo presente del Parco è una delle più importanti dell’Appennino settentrionale e sicuramente una delle meglio studiate. Grazie al prezioso lavoro del Corpo Forestale dello Stato e ad una collaborazione più che decennale tra Ente Parco e il Laboratorio di Genetica della conservazione dell’ISPRA (ex-INFS) è oggi infatti possibile conoscere una serie di informazioni essenziali per la gestione e tutela di questa importante specie, tra cui il numero di branchi presenti nell’Area protetta, il loro territorio e le zone di rendez-vous, il numero di individui che compongono i branchi, le parentele tra i vari individui. E’ stato inoltre possibile conoscere, grazie al prezioso lavoro di analisi genetica a partire dalle feci campionate sul territorio, gli spostamenti talvolta notevoli effettuati da individui singoli in dispersioni, verso altre zone appenniniche.
Oggi il lupo nel Parco non è sottoposto a gravi minacce, se non quella del bracconaggio e delle uccisioni illegali, e trova nel cinghiale la sua principale preda, mentre raramente nel nostro contesto causa problemi di convivenza con l’uomo.

8 Sono appassionato di birdwatching e all'interno del Parco ho visto una grande varietà di passeriformi e di rapaci: che presenza c'è all'interno del Parco?

La grande tradizione e il buon numero di appassionati e ricercatori che indagano il territorio del Parco ha fatto si che si possa oggi disporre di un ottimo quadro delle conoscenze sull’avifauna del Parco. Sono numerose le specie interessanti tra i rapaci, tra cui: l’Aquila reale, nidificante da più di 10 anni nella Foresta della Lama; il Falco Pellegrino, presente con due coppie nidificanti nel territorio del Parco ed in forte espansione negli ultimi 15 anni; l’Astore, che in queste millenarie foreste trova l’ambiente ideale per vivere e riprodursi; il Gufo reale la cui presenza, considerata la situazione estremamente critica della specie in particolare in Emilia-Romagna, assume una particolare importanza.
Tra i passeriformi interessanti sono le presenze del Rampichino alpestre e del Luì verde, specie non comuni e legate ai boschi maturi rispettivamente di conifere e di latifoglie, mentre è degna di nota la presenza del Picchio nero, il più grande fra i Picchi europei. Quest’ultimo in particolare rappresenta una specie, che mai era stata segnalata in queste foreste prima degli anni 2000. A partire da quella data si è assistito ad un’espansione della specie la cui distribuzione interessa attualmente tutta l’area romagnola delle Foreste Casentinesi vere e proprie. Questa presenza di notevole valore biogeografico costituisce l’unico insediamento noto in tutto l’Appennino settentrionale, assieme a quello recentemente riscontrato nell’Appennino ligure. La popolazione delle Foreste Casentinesi, completamente disgiunta dalle zone italiane di abituale nidificazione, ovvero l’arco alpino e l’Appennino meridionale di Campania, Basilicata e Calabria, è il risultato del fenomeno di espansione della specie a partire dai suoi settori alpini di distribuzione.

9 un quesito che esula da quello di cui abbiamo parlato finora e che però non può essere dimenticato quando parliamo di Foreste Casentinesi; qual è il rapporto fra natura e religione?

Il rapporto è antico e profondo, questo territorio è ricco di segni e di presenze religiose: dagli insediamenti monastici più noti ai più semplici e umili segni della religiosità popolare, quali cappelle, maestà, via crucis ecc.
In questi luoghi molti santi uomini del passato (Romualdo, Francesco, Pier Damiani) hanno trovato l’ambiente ideale per la loro meditazione, il loro personale deserto dove ritrovarsi e scoprire la propria intima spiritualità.
Il perché di questa scelta lo si capisce percorrendo i nostri sentieri ed attraversando le nostre millenarie foreste: non si può fare a meno di sorprendersi ed emozionarsi di fronte all’imponenza e alla sacralità della foresta, all’austerità e alla bellezza di alcuni alberi, patriarchi ultracentenari, luoghi dove nei secoli l’uomo e la natura hanno trovato un loro profondo equilibrio.


10 Per concludere, quali opportunità offre al visitatore l’area protetta e dove si possono raccogliere tutte le informazioni utili per una visita al Parco?

Il territorio del Parco offre una moltitudine di opportunità a chi vuole trascorrere una vacanza immersa in straordinarie foreste, alla scoperta delle bellezze naturali, della storia, delle testimonianze artistiche e architettoniche e delle tradizioni di questa parte di appennino. L’area protetta si può visitare con piacevoli escursioni a piedi, in mountain bike, a cavallo o, in inverno, con gli sci da escursionismo o le ciaspole, lungo i circa 600 chilometri della rete sentieristica. Molte sono le iniziative promosse dal Parco per la valorizzazione di questo territorio e delle strutture create a servizio dei visitatori: dai Centri Visita e Punti Informazione, al Giardino Botanico di Valbonella (nel comune di S. Sofia), all’Arboreto e il Museo forestale Siemoni a Badia Prataglia, al  Planetario a Stia. Durante tutto l’anno, il Parco offre a chi lo visita la possibilità di scoprire l’area protetta attraverso un ricco programma escursionistico, che prevede numerose escursioni tematiche legate alle varie stagioni: dalla scoperta delle fioriture primaverili ed estive all’ascolto dei suoni degli abitanti del bosco, allo straordinario e mutevole spettacolo dei colori della foresta, guidati da chi conosce la natura e se ne fa interprete. Non mancano appuntamenti con manifestazioni dedicate alla riscoperta delle antiche tradizioni e vecchi mestieri oltre a serate naturalistiche a tema svolte da esperti, presso i Centri Visita. Per saperne di più sulle attività che si svolgono nel Parco consultare il sito internet www.parcoforestecasentinesi.it. E’ possibile inoltre ricevere gratuitamente il notiziario del Parco “Crinali” semplicemente facendone richiesta all’indirizzo e-mail: info@parcoforestecasentinesi.it,  e la Newsletter del Parco iscrivendosi attraverso il sito.



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