1 Innanzitutto un accenno di
storia del Parco, in modo da illustrarlo a chi non c'è mai stato.
Il Parco Nazionale ha quasi 20
anni di storia, ma si estende su un territorio dove la presenza dell’uomo si
intreccia da molti secoli con la maestosità della natura delle Foreste
Casentinesi. Il Parco ha un’estensione di circa 36.000 ettari a
cavallo del crinale appenninico che divide la Romagna e la Toscana, anzi, anche
la porzione romagnola del Parco è stata a lungo amministrativamente dipendente
dalla Toscana e quindi le foreste che interessano i due versanti hanno una
storia comune.
Foreste gestite per secoli dai
camaldolesi (quest’anno ricorre il millenario della fondazione dell’Eremo di
Camaldoli e i monaci sono stati i primi gestori della foresta), dall’Opera del
Duomo di Firenze, fino ad epoche più recenti con i Granduchi di Toscana e così
via fino ai giorni nostri. Il parco ha dunque ereditato un immenso patrimonio
forestale che gestisce e tutela.
Attualmente il territorio del
Parco riguarda territori delle Province di Arezzo, Forlì-Cesena e Firenze, con
il massiccio dei Monti Falco e Falterona a fare da snodo a questo lembo di
Appennino ricco di natura e di storia.
2 Adesso invece una domanda più
tecnica, sono venuto qualche domenica fa nel Parco a visitarlo e ho notato la
grande alternanza di foreste e campi coltivati, che importanza ha questo
rapporto nel Parco?
In realtà questo è
principalmente un parco di foreste, dato che la superficie forestata è di oltre
l’80% di quella totale. Questo è dovuto in primo luogo alla presenza di
montagne relativamente poco elevate, se consideriamo che la cima più alta è
Monte Falco con i suoi 1658 m.l.m..
D’altro canto, il paesaggio odierno è di certo frutto del fenomeno demografico denominato
“esodo”, che ha portato nel corso della seconda metà del 900 ad uno
spopolamento diffuso del territorio montano dell’Appennino romagnolo, un tempo
densamente abitato e ampiamente sfruttato dall’uomo. La conseguenza è che molte
superfici aperte sono tornate negli ultimi decenni ad essere occupate da
arbusteti, se abbandonate in tempi recenti, o da formazioni forestali mature.
Nonostante questo, le importanti
aree aperte, come prati, pascoli e praterie di crinale, rappresentano dei veri
e propri hot-spot di biodiversità, considerata la loro modesta estensione, gli
habitat di interesse comunitario che è possibile trovarvi e le numerose specie animali
e vegetali che solo in questi ambienti vivono e si riproducono. Il tentativo è
quindi quello di conservarle, laddove possibile, soprattutto tramite il mantenimento
delle attività agro-pastorali tradizionali.
3 All'interno del Parco ci sono
fitocenosi molto importanti con delle bellissime faggete anche molto antiche,
che tipo di piano forestale e silvicolturale viene svolto per la gestione di
questi boschi?
Essendo un Parco di foreste,
viene data particolare importanza alla gestione del bosco, cercando di
orientarne gli utilizzi verso forme il più possibile naturalistiche e
sostenibili. In particolare, è bene sottolineare come il cuore naturalistico
dell’Area protetta, rappresentato dalla Riserva Integrale di Sasso Fratino e
dalle Riserve Biogenetiche di Badia Prataglia, Campigna, Camaldoli e Scodella
gestite dal Corpo Forestale dello Stato - Ufficio Territoriale per la
Biodiversità di Pratovecchio, siano da tempo oggetto di una gestione che
favorisce la libera evoluzione degli ecosistemi forestali. Emblematico è il
caso di Sasso Fratino, la prima Riserva Integrale istituita in Italia nel 1959, in cui l’accesso è
consentito esclusivamente per motivi di ricerca. Qui, dove niente viene toccato
dall’uomo, è possibile trovare tutte le fasi vegetative della vegetazione
arborea, dalla nascita fino alla senescenza, la morte e la decomposizione, e
scoprire un ambiente molto vicina a quello di una foresta vergine.
4 Abbiamo parlato di foreste,
manteniamoci sulla flora. Quante e quali specie floristiche nel Parco, e quali
di queste sono di particolare interesse? Ci sono anche progetti in corso per la
conservazione di queste specie: aree integrali di conservazione e strumenti di
conoscenza?
Il Parco ha recentemente
coordinato un censimento di tutta la flora del Parco e il risultato è stato
notevole: quasi 1300 specie che sono molte se consideriamo che la flora italiana è di
circa 7000 entità e che il Parco delle
Foreste Casentinesi non ha grandi montagne e da punto di vista geologico è
abbastanza omogeneo. La ricchezza è frutto di una eccezionale conservazione
degli ecosistemi forestali e la localizzazione geografica tra la bioregione
mediterranea e quella centro-europea: non è un caso che nella Flora del Parco
ci siano ad esempio 35 specie di Felci e 45 specie di Orchidee. Mancano nel
territorio protetto gli ambienti di alta quota ad eccezione di piccoli
lembi di prateria alpina nella dorsale del Monte Falterona-Monte Falco e
qui che nel mese di giugno si possono osservare splendide fioriture di Anemoni
, Genziane e Sassifraghe. Il Parco per
tutelare gli habitat più preziosi di questa flora ha creato una Riserva
Integrale proprio in cima a Monte Falco che con i suoi 1658 m è la maggior
elevazione di tutto l’Appenino tosco-romagnolo. Oltre a questo il Parco, sempre
attento agli aspetti divulgativi, ha predisposto in collaborazione con
l’Università di Trieste nell’ambito del progetto Key to Nature e della sua
branca italiana Dryades, delle chiavi interattive per il riconoscimento della
flora, degli alberi e dei licheni del Parco, consultabili e scaricabili
gratuitamente dal sito del Parco www.parcoforestecasentinesi.it.
6 Adesso spostiamoci sul mondo
animale; il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona è
considerato una dei Parchi con il maggior numero di ungulati. Che tipo di
situazione in termini di popolazioni troviamo nel Parco? E anche qui, ci sono
progetti particolari?
Il Parco ospita nel proprio
territorio 5 specie di ungulati: Capriolo, Cervo, Daino, Muflone e Cinghiale.
Le popolazioni oggi presenti sul territorio sono ovviamente il frutto di
ripopolamenti effettuati con individui alpini o di altra provenienza nella
seconda metà dell’800 da parte di Karl Simeon, l’allora amministratore delle
Foreste Casentinesi, e più recentemente a partire dagli anni ’50 dal Corpo
Forestale dello Stato, dopo che le popolazioni originarie si erano estinte o fortemente
limitate.
Due tra queste 5 specie, ovvero
il Muflone il Daino, sono sicuramente alloctone: se nel caso del Daino l’introduzione
è avvenuta in tempi storici e la specie oggi appare ampiamente distribuita, la
piccola popolazione di Muflone è invece il frutto di immissioni anche recenti e
sopravvive oggi ai minimi effettivi, a sottolineare la scarsa idoneità della specie
per questo territorio.
Il cinghiale, d’altro canto,
rappresenta sicuramente la specie maggiormente presente e distribuita nel Parco,
di difficile gestione a causa dei conflitti con le attività umane, ma di
fondamentale importanza perché preda elettiva da parte del Lupo.
A proposito del Cervo, infine, segnaliamo
il “Censimento al bramito”, un evento che tutti gli autunni nel mese di settembre
coinvolge ogni anno centinaia di persone provenienti da tutta Italia e che consente
a chiunque sia interessato di partecipare attivamente alla ricerca
naturalistica e di conoscere l’Area Protetta, tramite eventi ed escursioni
appositamente organizzate.
7 Parliamo adesso di grandi
carnivori: la situazione del Lupo (Canis lupus).
La popolazione di Lupo presente del
Parco è una delle più importanti dell’Appennino settentrionale e sicuramente
una delle meglio studiate. Grazie al prezioso lavoro del Corpo Forestale dello
Stato e ad una collaborazione più che decennale tra Ente Parco e il Laboratorio
di Genetica della conservazione dell’ISPRA (ex-INFS) è oggi infatti possibile
conoscere una serie di informazioni essenziali per la gestione e tutela di questa
importante specie, tra cui il numero di branchi presenti nell’Area protetta, il
loro territorio e le zone di rendez-vous, il numero di individui che compongono
i branchi, le parentele tra i vari individui. E’ stato inoltre possibile
conoscere, grazie al prezioso lavoro di analisi genetica a partire dalle feci
campionate sul territorio, gli spostamenti talvolta notevoli effettuati da
individui singoli in dispersioni, verso altre zone appenniniche.
Oggi il lupo nel Parco non è
sottoposto a gravi minacce, se non quella del bracconaggio e delle uccisioni
illegali, e trova nel cinghiale la sua principale preda, mentre raramente nel
nostro contesto causa problemi di convivenza con l’uomo.
8 Sono appassionato di
birdwatching e all'interno del Parco ho visto una grande varietà di
passeriformi e di rapaci: che presenza c'è all'interno del Parco?
La grande tradizione e il buon
numero di appassionati e ricercatori che indagano il territorio del Parco ha
fatto si che si possa oggi disporre di un ottimo quadro delle conoscenze
sull’avifauna del Parco. Sono numerose le specie interessanti tra i rapaci, tra
cui: l’Aquila reale, nidificante da più di 10 anni nella Foresta della Lama; il
Falco Pellegrino, presente con due coppie nidificanti nel territorio del Parco
ed in forte espansione negli ultimi 15 anni; l’Astore, che in queste millenarie
foreste trova l’ambiente ideale per vivere e riprodursi; il Gufo reale la cui
presenza, considerata la situazione estremamente critica della specie in
particolare in Emilia-Romagna, assume una particolare importanza.
Tra i passeriformi interessanti
sono le presenze del Rampichino alpestre e del Luì verde, specie non comuni e
legate ai boschi maturi rispettivamente di conifere e di latifoglie, mentre è
degna di nota la presenza del Picchio nero, il più grande fra i Picchi europei.
Quest’ultimo in particolare rappresenta una specie, che mai era stata segnalata
in queste foreste prima degli anni 2000. A partire da quella data si è assistito
ad un’espansione della specie la cui distribuzione interessa attualmente tutta
l’area romagnola delle Foreste Casentinesi vere e proprie. Questa presenza di
notevole valore biogeografico costituisce l’unico insediamento noto in tutto
l’Appennino settentrionale, assieme a quello recentemente riscontrato nell’Appennino
ligure. La popolazione delle Foreste Casentinesi, completamente disgiunta dalle
zone italiane di abituale nidificazione, ovvero l’arco alpino e l’Appennino
meridionale di Campania, Basilicata e Calabria, è il risultato del fenomeno di
espansione della specie a partire dai suoi settori alpini di distribuzione.
9 un quesito che esula da
quello di cui abbiamo parlato finora e che però non può essere dimenticato
quando parliamo di Foreste Casentinesi; qual è il rapporto fra natura e
religione?
Il rapporto è antico e profondo,
questo territorio è ricco di segni e di presenze religiose: dagli insediamenti
monastici più noti ai più semplici e umili segni della religiosità popolare,
quali cappelle, maestà, via crucis ecc.
In questi luoghi molti santi
uomini del passato (Romualdo, Francesco, Pier Damiani) hanno trovato l’ambiente
ideale per la loro meditazione, il loro personale deserto dove ritrovarsi e
scoprire la propria intima spiritualità.
Il perché di questa scelta lo si capisce percorrendo i nostri sentieri
ed attraversando le nostre millenarie foreste: non si può fare a meno di
sorprendersi ed emozionarsi di fronte all’imponenza e alla sacralità della
foresta, all’austerità e alla bellezza di alcuni alberi, patriarchi
ultracentenari, luoghi dove nei secoli l’uomo e la natura hanno trovato un loro
profondo equilibrio.
10 Per concludere, quali
opportunità offre al visitatore l’area protetta e dove si possono raccogliere
tutte le informazioni utili per una visita al Parco?
Il territorio del Parco offre una moltitudine di opportunità a chi
vuole trascorrere una vacanza immersa in straordinarie foreste, alla scoperta
delle bellezze naturali, della storia, delle testimonianze artistiche e
architettoniche e delle tradizioni di questa parte di appennino. L’area
protetta si può visitare con piacevoli escursioni a piedi, in mountain bike, a
cavallo o, in inverno, con gli sci da escursionismo o le ciaspole, lungo i
circa 600 chilometri
della rete sentieristica. Molte sono le iniziative promosse dal Parco per la
valorizzazione di questo territorio e delle strutture create a servizio dei
visitatori: dai Centri Visita e Punti Informazione, al Giardino Botanico di
Valbonella (nel comune di S. Sofia), all’Arboreto e il Museo forestale Siemoni
a Badia Prataglia, al Planetario a Stia.
Durante tutto l’anno, il Parco offre a chi lo visita la possibilità di scoprire
l’area protetta attraverso un ricco programma escursionistico, che prevede
numerose escursioni tematiche legate alle varie stagioni: dalla scoperta delle
fioriture primaverili ed estive all’ascolto dei suoni degli abitanti del bosco,
allo straordinario e mutevole spettacolo dei colori della foresta, guidati da
chi conosce la natura e se ne fa interprete. Non mancano appuntamenti con
manifestazioni dedicate alla riscoperta delle antiche tradizioni e vecchi
mestieri oltre a serate naturalistiche a tema svolte da esperti, presso i
Centri Visita. Per saperne di più sulle attività che si svolgono nel Parco
consultare il sito internet www.parcoforestecasentinesi.it.
E’ possibile inoltre ricevere gratuitamente il notiziario del Parco “Crinali”
semplicemente facendone richiesta all’indirizzo e-mail: info@parcoforestecasentinesi.it, e la Newsletter del Parco iscrivendosi
attraverso il sito.
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