Non ci sarebbe nulla di male in questo se non si sapesse cosa si nasconde dietro; fino al 2001 i bagni in Italia erano 5368, cioè uno ogni 350 metri di costa, per un totale di 18.000mq e 900km occupati, coinvolgendo oltre 30.000 aziende e 600.000 operatori, e come se non bastasse dal 2001 a oggi sono questi dati sono raddippiati. Aree che comprendono spiagge di tutti i tipi, spesso con componenti naturali e ambientali di notevole interesse come specie floristiche, formazioni geomorfologiche particolari e specie faunistiche.
Ovviamente quando parliamo di turismo balneare non possiamo dire che fa bene alla natura, ogni anno in spiaggia si trova ogni tipo di porcheria lasciata e gettata senza alcun rispetto e di certo gli stabilimenti balneari non aiutano.
Il Governo d'altro canto non fa nulla per evitare ciò, anzi prepara un emendamento (ancora da approvare) per aumentare di 30 anni le concessioni agli stabilimenti balneari: secondo la Direttiva Bolkenstein (direttiva europea sulla concorrenza) le concessioni balneari finivano con il 2015, ma il nostro Governo in piena violazione di questi obblighi vorrebbe derogarla fino al 2045 e poi.... e poi si vedrà.
La concessione di aree demaniali è un tasto delicato, infatti si tratta di dare in gestione aree che dal punto di vista ambientale possono essere di rilevante importanza, pertanto bisognerebbe dare incentivi a tutti quei gestori che oltre all'offerta economica e ai servizi balneari fanno sostenibilità, salvaguardia e promozione territoriale per valorizzare la natura che hanno intorno.
Foto di http://www.puglia.info |
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