Già nel 1856 si iniziò a muovere qualcosa: Vittorio Emanuele II dichiara l'area Riserva Reale di Caccia salvando dall'estinzione lo stambecco che in quel periodo viveva un periodo allarmante; negli anni successivi la popolazione di questo ungulato crebbe e il pericolo fu scampato, ma insieme alla conservazione dello stambecco si avviarono tutta una serie di meccanismi che portarono beneficio a tutta l'area protetta, sia per quanto riguarda gli habitat sia per quanto riguarda le specie floristiche e faunistiche.
Lo stambecco successivamente divenne il simbolo del Parco e ancora oggi su questo animale c'è un'attenzione particolare, tanto che nel Parco Nazionale del Gran Paradiso si trova la popolazione più numerosa.
Questo favoloso Parco si divide in due grandi versanti: quello piemontese e quello valdostano. Nel primo troviamo un clima più umido pertanto troviamo per la maggior parte boschi di latifoglie, mentre nella parte valdostana abbiamo un clima più povero di precipitazioni con prevalenza di quelle nevose, pertanto si attestano foreste di conifere per lo più peccete miste a larice. L'estenzione del Parco e la sua altitudine media che supera i 1400m s.l.m. mostrano una diversità di ecosistemi e ambienti notevole che fanno di questo Parco uno dei più affascinanti di tutta Europa.
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