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martedì 18 dicembre 2012

Parco Nazionale del Gran Paradiso: ambienti

Il Parco Nazionale del Gran Paradiso offre una quantità incredibile di ambienti; il territorio è di tipo alpino ma da entrambi i versanti è possibile notare una grande diversità di ecosistemi a seconda del tipo di substrato e del microclima che si trova. Il lato piemontese è più umido mentre quello valdostano è più arido e più povero di precipitazioni con prevalenza per quelle nevose.
Fra gli ambienti citiamo quelli acquatici che comprendono fiumi, torrenti, ruscelli e fossi nei quali troviamo piante con caratteristiche peculiari:  la capacità di vivere in ambienti privi di ossigeno. Queste piante, infatti, non riescono a sintetizzare l'ossigeno dalla molecola d'acqua, pertanto possono essere completamente sommerse come nel caso delle alghe, fluttuanti sulla superficie dell'acqua come la lenticchia d'acqua oppure ancorate al substrato acquatico con un lungo stelo che fa emergere solo foglie e fiori come nel caso del ranuncolo d'acqua (Ranunculus fluitans) e la ninfea (Nynphaea sp.). In questo caso da considerare anche gli ambienti umidi che oltre ai corsi dei torrenti comprendono stagni con canneti, laghi, paludi e torbiere, con piante che richiedono un terreno impregnato d'acqua, quindi habitat molto delicati poichè un semplice drenaggio o un prosciugamento decreterebbe la fine dell'ambiente. Qui si trovano soprattutto piante erbacee della famiglia delle Graminaceae, piante di scarso valore scientifico ma che possono ospitare alcune specie di elevato valore come le piante carnivore: Pinguicola sp. e Drosera sp..
Fra gli ambienti più critici, ma fra i più frequenti nel Parco troviamo quelli rocciosi, riduzione del terreno e quindi condizioni di vita molto difficili che costringono le piante ad adottare strategie insolite come il nanismo, pelosità, intensa colorazione dei fiori e radici molto sviluppate. Tutto ciò è dovuto alla prevalenza di roccia e detrito che a seconda della loro natura possono cambiare il tipo di habitat selezionando le specie più adatte a vivere in determinate condizioni: i detriti si differenziano, infatti, per natura chimica, tessitura degli elementi, stabilità o movimento dell'insieme, altitudine e esposizione. Per quanto riguarda gli habitat composti da materiale di origine silicicola (i più frequenti nel Parco) troviamo carenza d'acqua e materiale più grossolano, quindi sono osservabili specie floristiche di tipo silicicolo adattate a un substrato più acido, mentre in maniera meno frequente possiamo trovare roccia calcarea con una flora adattata a questo tipo di substrato.
Le praterie sono più frequenti nel versante valdostano, si tratta di ambienti molto soleggiati con scarse precipitazioni e con suolo permeabile e magro. In questi luoghi veniva praticata maggiormente la pastorizia ma attualmente l'uomo sta abbandonando questi ambienti. Nei prato-pascoli, invece, il tipo di flora è fortemente condizionata dalle pratiche agricole, pertanto sono soggette a concimazione, irrigazione artificiale e falciatura per la produzione di foraggio. Qui si trovano per lo più Graminaceae.
In questa categoria di ambienti vengono inseriti anche le praterie di alta quota e le vallette nivali, nelle prime c'è una forte varietà floristica con colori intensi per attirare gli insetti impollinatori e fortemente condizionata dal tipo di substrato; lo stesso si può dire delle vallette nivali che come nel primo caso hanno piante condizionate dalla copertura nevosa che vige per gran parte dell'anno, pertanto le piante sono costrette a svolgere il loro ciclo vegetativo in tempi rapidi.
Ai margini dei boschi, invece, troviamo per lo più arbusteti con piante prive di accrescimento in verticale, quindi con ramificazioni verso il basso e in orizzontale. Questo tipo di ambiente possiamo dividerlo in tre categorie:
1 saliceti, presenti sulle rive dei corsi d'acqua di bassa quota con diverse specie di Salix arbustivi;
2 formazioni arbustive di luoghi aridi e caldi, luoghi un tempo coltivati dall'uomo con stadi intermedi verso un ritorno al bosco. Qui troviamo arbusti perlopiù spinosi come crespino (Berberis vulgaris), lampone (Rubus idea) e ginepro (Juniperus sp.);
3 alneti, caratterizzati dalla presenza di ontano verde (Alnus viridis) che cresce prevalentemente sulle rive di torrenti alpini, in canaloni valanghivi. Qui troviamo principalmente piante a foglia larga di tipo pioniero.
Come ultimo ambiente, ma non meno importante, citiamo il bosco anch'esso diverso a seconda delle condizioni climatiche e del substrato. Il bosco comprende circa il 20% della superficie del Parco e troviamo boschi di latifoglie (soprattutto nel versante piemontese, più umido) composti da faggete (Fagus sylvatica), completamente assenti nel versante valdostano, composti da una vegetazione fitta che difficilmente fa penetrare la luce e con una scarsa vegetazione erbacea dovuta alla difficoltà di decomporre le foglie dei faggi, molto grandi, che cadono in quantità sul terreno. Altri boschi di latifoglie sono quelli ad acero montano (Acer pseudoplatanus) e castagneti (Castanea sativa), i primi presenti in maniera puntiforme nel Parco dove la disponibilità idrica è maggiore; i castagneti sono dovuti alla coltivazione di castagno, una pianta che difficilmente cresce sopra i 1000m e che si attesta soprattutto sul versante piemontese.
I boschi di conifere sono frequenti nel versante valdostano con più scarse precipitazioni per lo più nevose. Frequenti i boschi a pino silvestre (Pinus sylvestris) che preferisce ambienti più aridi; i boschi più diffusi sono quelli ad abete rosso (Picea excelsa) che crescono fino ad una quota di 1800-2200m, misti spesso a larice (Larix decidua), l'unica conifera europea a perdere le foglie che in autunno mostra spettacoli di colore veramente bellissimi; più ad alta quota (fino ai 2500m) cresce anche il pino cembro (Pinus cembra), l'unico pino ad avere gli aghi che crescono tutti su un solito picciolo, spesso associato a questa specie troviamo anche il larice.
Foto di http://www.pngp.it

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