Risposte a cura della dott.ssa Laura
Poggio, responsabile del Giardino Botanico Alpino di Paradisia e del servizio
botanico del Parco
1 Le domande sono tante che vorrei fare
visto che ci troviamo davanti al più grande Parco italiano, ma la prima vorrei
dedicarla alla vegetazione: che tipo di foreste troviamo in questa parte delle
Alpi? Ci sono dei progetti di conservazione e selvicoltura su di esse?
Il
Parco si trova su due versanti di regioni differenti (Piemonte e Valle
d’Aosta), ciò si riflette particolarmente sulla composizione specifica dei suoi
boschi. Infatti il versante piemontese gode di un clima più umido e ricco di
precipitazioni (sia piovose che nevose) rispetto a quello valdostano più arido
e “caldo”. In Piemonte, anche per l’inferiore altitudine media, sono più
abbondanti i boschi di latifoglie (castagni, frassini, ontani, faggi) rispetto
al versante valdostano. Dai 1.500
metri di altitudine diventano dominanti in entrambi i
versanti le conifere (larice e abete rosso). L’accentuata aridità del suolo in
Valle d’Aosta consente una presenza maggiore del pino silvestre. Nel Parco si è
orientati a effettuare pochissimi interventi selvicolturali, sempre orientati
ad un impronta naturalistica, anche in relazione al fatto che i suoi boschi
sono nella maggior parte dei casi boschi di protezione. Nel 2009 è partito un
progetto promosso dal Ministero dell’Ambiente per individuare, e quindi gestire
e conservare, i boschi vetusti presenti in tutti i parchi nazionali italiani, a
cui il servizio botanico del Parco sta dando il suo contributo.
2 L’estensione del Parco è veramente
grande, pertanto assistiamo a un cambiamento di ecosistemi che permettono la
vita a una biodiversità floristica davvero importante: come si differenzia la
flora nei vari ecosistemi all’interno del Parco?
Il
Parco ha uno sviluppo altitudinale notevole (800-4.061 m), una grande
varietà di suoli oltre a differenti situazioni climatiche a seconda dei
versanti. Per questi motivi troviamo una grande varietà di ambienti e di conseguenza
di specie flogistiche. Le praterie
steppiche sono quelle formazioni vegetali erbacee tipiche dei pendii rupestri
(rocciosi) soleggiati, aridi con suolo permeabile e magro, in cui crescono per
lo più graminacee e poche dicotiledoni. Abbastanza frequenti nel Parco,
soprattutto nel versante valdostano, si trovano a quote relativamente basse,
non vengono quasi più utilizzate dall’uomo se non con rari casi di pascolamento,
per lo più ovino.
I prato-pascoli sono generalmente quelle formazioni erbacee la cui composizione floristica è fortemente condizionata dalle pratiche agricole. Infatti vi è produzione di foraggio mediante falciatura, seguita nella stessa stagione vegetativa dal pascolamento diretto del bestiame. Frequenti sono anche le irrigazioni e le concimazioni organiche. Questi prati, comuni nel territorio del Parco presso i centri abitati del piano montano, sono caratterizzati da una cotica erbacea densa e continua con una notevole varietà specifica non solo di Graminacee ma anche di Dicotiledoni. I pascoli alpini o d’alta quota sono assai diffusi nel Parco, occupano infatti tutte le aree sopra il limite dei boschi in cui il terreno è ricoperto da vegetazione erbacea che forma una cotica più o meno continua per presenza di rocce affioranti. La composizione floristica è assai variabile e condizionata dalla natura del substrato e dall’altitudine.
I prato-pascoli sono generalmente quelle formazioni erbacee la cui composizione floristica è fortemente condizionata dalle pratiche agricole. Infatti vi è produzione di foraggio mediante falciatura, seguita nella stessa stagione vegetativa dal pascolamento diretto del bestiame. Frequenti sono anche le irrigazioni e le concimazioni organiche. Questi prati, comuni nel territorio del Parco presso i centri abitati del piano montano, sono caratterizzati da una cotica erbacea densa e continua con una notevole varietà specifica non solo di Graminacee ma anche di Dicotiledoni. I pascoli alpini o d’alta quota sono assai diffusi nel Parco, occupano infatti tutte le aree sopra il limite dei boschi in cui il terreno è ricoperto da vegetazione erbacea che forma una cotica più o meno continua per presenza di rocce affioranti. La composizione floristica è assai variabile e condizionata dalla natura del substrato e dall’altitudine.
3 Che entità troviamo nel senso di
associazioni floristiche, specie di particolare interesse naturalistico,
endemismi e relitti, sempre in base alla domanda precedente?
Nel Parco sono state censite fino ad oggi circa 980 specie
diverse; tra queste alcune risultano essere particolarmente rare, non solo per
il territorio dell’area protetta, ma anche per le Alpi Occidentali. Tra esse
spicca Astragalus alopeculus , una
pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Fabacee, dalle vistose
infiorescenze vellutate di colore giallo vivo (in Francia, per questo motivo,
viene infatti chiamato Le roi des Astragales). Questa specie, originaria dei
paesi asiatici, ha una distribuzione in Europa estremamente frammentata tanto
da essere inserita nella direttiva UE 43/92 che protegge a livello comunitario
habitat, specie animali e vegetali in pericolo di estinzione.
Le glaciazioni hanno provocato fenomeni di isolamento genetico
all’interno della catena alpina portando ad un’intensa differenziazione di
specie che, a loro volta, hanno prodotto entità flogistiche endemiche (ossia
esclusive) di vari settori delle Alpi, in particolare nel territorio del Parco
sono presenti alcune specie endemiche delle Alpi occidentali (endemismi
w-alpici), quali ad esempio Saxifraga
retusa subsp. augustana, Sempervivum
grandiflorum e Campanula cenisia.
Risposte
a cura del dott. Bruno Bassano, veterinario e responsabile del servizio
scientifico del Parco
4 Parliamo
di animali adesso: il Parco è nato soprattutto per la conservazione dello
Stambecco, che allora viveva una situazione critica in Italia; al momento,
invece, com’è lo stato di salute della popolazione di Stambecco all’interno del
Parco?
Lo stato di salute, in
senso stretto, è buono, nel senso che non esistono patologie rilevanti. Per
contro il numero di stambecchi è disceso in questi ultimi 20 anni a seguito di
alcuni eventi naturali, interni ed esterni alla popolazione. I censimenti
ultimi testimoniano una lenta ripresa: oggi contiamo circa 2600 stambecchi.
5
Continuiamo a parlare di ungulati, quali altre specie possiamo trovare
nelParco? Com’è lo stato di salute delle loro popolazioni?
Nel Parco abitano 5 specie di ungulati, ruminanti e non. Oltre
allo stambecco, si registra la presenza di: camoscio (la specie più numerosa,
con oltre 8000 capi), il capriolo, il cervo ed il cinghiale.
6
Vorrei citare un rappresentante delle Alpi che in questo momento sta vivendo
una situazione difficilissima: la
Lontra. Ci sono progetti nel Parco? Che presenza troviamo al
momento?
La Lontra è una specie che
abitava solo i confini più estremi (a bassa quota) del Parco, fino agli anni
'50, ma i torrenti alpini del Parco sono poco idonei per la specie. Il Parco non
ha progetti in atto di reintroduzione, ma intende "usare" la Lontra come specie bandiera
per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di conservare intatti i
corsi d'acqua, senza captazioni e senza alterazioni delle sponde.
7
Ultima domanda sui mammiferi; qualcosa sui grandi predatori: Lince e Lupo.
La Lince non è mai stata
descritta come stanziale nel Parco, dal dopo guerra ad oggi. Si sono rilevati
soli occasionali passaggi. Il Lupo invece è ritornato a riprodursi nel Parco
nel 2007. Oggi il branco riproduttivo forse si è spostato fuori dei confini
protetti.
8
Passando agli uccelli e con precisione ai rapaci, ho letto tempo fa che una
coppia di Gipeto si è riprodotta nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, una
notizia molto confortante sulla situazione di questo avvoltoio che sulle Alpi è
stato per molto tempo quasi assente. Com’è la situazione del Gipeto?
Le osservazioni di Gipeto
nel Parco oggi sono molto frequenti e, in alcune aree, è quasi facile
osservarlo. Nelle valli del Parco le coppie nidificanti nel 2012 sono state
due: una dentro il PNGP ed una appena fuori, entrambe nel versante valdostano.
Una terza coppia è forse in formazione in Piemonte. Possiamo comunque affermare
che la riaffermazione del Gipeto è in corso.
9 Per
gli appassionati di birdwatching come me, che tipo di avifauna troviamo nel
Parco? Può elencarci qualche specie di particolare interesse e la sua
situazione?
Nel Parco sono descritte
oltre 100 specie di uccelli, molte di queste assai elusive.
Solo osservatori esperti possono apprezzare la diversità e ricchezza
di specie. Possiamo dire che accanto alla frequenza di osservazione dell'Aquila
reale (nel Parco si registra la massima densità di nidi nelle Alpi), è di
rilievo l'osservazione di: Gracchio corallino (con una presenza stabile e
affermata), Galliformi alpini (Fagiano di monte, stabile, Pernice bianca, in
retrazione, e Coturnice, in lenta retrazione), Civetta capogrosso, stabile,
Civetta nana, in lenta retrazione.
10 Ultima domanda: quest’anno ricorrono i 90 anni del
Parco, c’è qualche iniziativa particolare da parte vostra? Per chi volesse visitare il territorio del
Parco, quali luoghi consiglia e come fare per informarsi?
Le celebrazioni per il
novantennale si sono aperte il 20 maggio scorso e concluse il 3 dicembre, data
in cui ricorreva proprio il 90° dall’istituzione del Parco. Eventi ed
iniziative ricorrono comunque lungo tutto il corso dell’anno, in maggior modo
nel corso dell’estate. Il Parco, suddiviso su due versanti (Piemonte e Valle
d’Aosta) e cinque valli, offre innumerevoli proposte di soggiorno: sportive,
escursionistiche, ricreative e culturali, ma anche dedicate al benessere
e al relax. Per trovare tutte le informazioni su come arrivare, conoscere e
visitare l'area protetta consigliamo di visitare il nostro sito www.pngp.it
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