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lunedì 17 dicembre 2012

Intervista per Pianeta Terra da parte del personale del Parco Nazionale del Gran Paradiso



Risposte a cura della dott.ssa Laura Poggio, responsabile del Giardino Botanico Alpino di Paradisia e del servizio botanico del Parco

1 Le domande sono tante che vorrei fare visto che ci troviamo davanti al più grande Parco italiano, ma la prima vorrei dedicarla alla vegetazione: che tipo di foreste troviamo in questa parte delle Alpi? Ci sono dei progetti di conservazione e selvicoltura su di esse?
Il Parco si trova su due versanti di regioni differenti (Piemonte e Valle d’Aosta), ciò si riflette particolarmente sulla composizione specifica dei suoi boschi. Infatti il versante piemontese gode di un clima più umido e ricco di precipitazioni (sia piovose che nevose) rispetto a quello valdostano più arido e “caldo”. In Piemonte, anche per l’inferiore altitudine media, sono più abbondanti i boschi di latifoglie (castagni, frassini, ontani, faggi) rispetto al versante valdostano. Dai 1.500 metri di altitudine diventano dominanti in entrambi i versanti le conifere (larice e abete rosso). L’accentuata aridità del suolo in Valle d’Aosta consente una presenza maggiore del pino silvestre. Nel Parco si è orientati a effettuare pochissimi interventi selvicolturali, sempre orientati ad un impronta naturalistica, anche in relazione al fatto che i suoi boschi sono nella maggior parte dei casi boschi di protezione. Nel 2009 è partito un progetto promosso dal Ministero dell’Ambiente per individuare, e quindi gestire e conservare, i boschi vetusti presenti in tutti i parchi nazionali italiani, a cui il servizio botanico del Parco sta dando il suo contributo.
2 L’estensione del Parco è veramente grande, pertanto assistiamo a un cambiamento di ecosistemi che permettono la vita a una biodiversità floristica davvero importante: come si differenzia la flora nei vari ecosistemi all’interno del Parco?
Il Parco ha uno sviluppo altitudinale notevole (800-4.061 m), una grande varietà di suoli oltre a differenti situazioni climatiche a seconda dei versanti. Per questi motivi troviamo una grande varietà di ambienti e di conseguenza di specie flogistiche.  Le praterie steppiche sono quelle formazioni vegetali erbacee tipiche dei pendii rupestri (rocciosi) soleggiati, aridi con suolo permeabile e magro, in cui crescono per lo più graminacee e poche dicotiledoni. Abbastanza frequenti nel Parco, soprattutto nel versante valdostano, si trovano a quote relativamente basse, non vengono quasi più utilizzate dall’uomo se non con rari casi di pascolamento, per lo più ovino.
I prato-pascoli sono generalmente quelle formazioni erbacee la cui composizione floristica è fortemente condizionata dalle pratiche agricole. Infatti vi è produzione di foraggio mediante falciatura, seguita nella stessa stagione vegetativa dal pascolamento diretto del bestiame. Frequenti sono anche le irrigazioni e le concimazioni organiche. Questi prati, comuni nel territorio del Parco presso i centri abitati del piano montano, sono caratterizzati da una cotica erbacea densa e continua con una notevole varietà specifica non solo di Graminacee ma anche di Dicotiledoni. I pascoli alpini o d’alta quota sono assai diffusi nel Parco, occupano infatti tutte le aree sopra il limite dei boschi in cui il terreno è ricoperto da vegetazione erbacea che forma una cotica più o meno continua per presenza di rocce affioranti. La composizione floristica è assai variabile e condizionata dalla natura del substrato e dall’altitudine.
3 Che entità troviamo nel senso di associazioni floristiche, specie di particolare interesse naturalistico, endemismi e relitti, sempre in base alla domanda precedente?
Nel Parco sono state censite fino ad oggi circa 980 specie diverse; tra queste alcune risultano essere particolarmente rare, non solo per il territorio dell’area protetta, ma anche per le Alpi Occidentali. Tra esse spicca Astragalus alopeculus , una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Fabacee, dalle vistose infiorescenze vellutate di colore giallo vivo (in Francia, per questo motivo, viene infatti chiamato Le roi des Astragales). Questa specie, originaria dei paesi asiatici, ha una distribuzione in Europa estremamente frammentata tanto da essere inserita nella direttiva UE 43/92 che protegge a livello comunitario habitat, specie animali e vegetali in pericolo di estinzione.
Le glaciazioni hanno provocato fenomeni di isolamento genetico all’interno della catena alpina portando ad un’intensa differenziazione di specie che, a loro volta, hanno prodotto entità flogistiche endemiche (ossia esclusive) di vari settori delle Alpi, in particolare nel territorio del Parco sono presenti alcune specie endemiche delle Alpi occidentali (endemismi w-alpici), quali ad esempio Saxifraga retusa subsp. augustana, Sempervivum grandiflorum e Campanula cenisia.

Risposte a cura del dott. Bruno Bassano, veterinario e responsabile del servizio scientifico del Parco

4 Parliamo di animali adesso: il Parco è nato soprattutto per la conservazione dello Stambecco, che allora viveva una situazione critica in Italia; al momento, invece, com’è lo stato di salute della popolazione di Stambecco all’interno del Parco?

 Lo stato di salute, in senso stretto, è buono, nel senso che non esistono patologie rilevanti. Per contro il numero di stambecchi è disceso in questi ultimi 20 anni a seguito di alcuni eventi naturali, interni ed esterni alla popolazione. I censimenti ultimi testimoniano una lenta ripresa: oggi contiamo circa 2600 stambecchi.

5 Continuiamo a parlare di ungulati, quali altre specie possiamo trovare nelParco? Com’è lo stato di salute delle loro popolazioni?

Nel Parco abitano 5 specie di ungulati, ruminanti e non. Oltre allo stambecco, si registra la presenza di: camoscio (la specie più numerosa, con oltre 8000 capi), il capriolo, il cervo ed il cinghiale.

6 Vorrei citare un rappresentante delle Alpi che in questo momento sta vivendo una situazione difficilissima: la Lontra. Ci sono progetti nel Parco? Che presenza troviamo al momento?

 La Lontra è una specie che abitava solo i confini più estremi (a bassa quota) del Parco, fino agli anni '50, ma i torrenti alpini del Parco sono poco idonei per la specie. Il Parco non ha progetti in atto di reintroduzione, ma intende "usare" la Lontra come specie bandiera per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di conservare intatti i corsi d'acqua, senza captazioni e senza alterazioni delle sponde.

7 Ultima domanda sui mammiferi; qualcosa sui grandi predatori: Lince e Lupo.

 La Lince non è mai stata descritta come stanziale nel Parco, dal dopo guerra ad oggi. Si sono rilevati soli occasionali passaggi. Il Lupo invece è ritornato a riprodursi nel Parco nel 2007. Oggi il branco riproduttivo forse si è spostato fuori dei confini protetti.

8 Passando agli uccelli e con precisione ai rapaci, ho letto tempo fa che una coppia di Gipeto si è riprodotta nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, una notizia molto confortante sulla situazione di questo avvoltoio che sulle Alpi è stato per molto tempo quasi assente. Com’è la situazione del Gipeto?

 Le osservazioni di Gipeto nel Parco oggi sono molto frequenti e, in alcune aree, è quasi facile osservarlo. Nelle valli del Parco le coppie nidificanti nel 2012 sono state due: una dentro il PNGP ed una appena fuori, entrambe nel versante valdostano. Una terza coppia è forse in formazione in Piemonte. Possiamo comunque affermare che la riaffermazione del Gipeto è in corso.

9 Per gli appassionati di birdwatching come me, che tipo di avifauna troviamo nel Parco? Può elencarci qualche specie di particolare interesse e la sua situazione?

 Nel Parco sono descritte oltre 100 specie di uccelli, molte di queste assai elusive. Solo osservatori esperti possono apprezzare la diversità e ricchezza di specie. Possiamo dire che accanto alla frequenza di osservazione dell'Aquila reale (nel Parco si registra la massima densità di nidi nelle Alpi), è di rilievo l'osservazione di: Gracchio corallino (con una presenza stabile e affermata), Galliformi alpini (Fagiano di monte, stabile, Pernice bianca, in retrazione, e Coturnice, in lenta retrazione), Civetta capogrosso, stabile, Civetta nana, in lenta retrazione.

10 Ultima domanda: quest’anno ricorrono i 90 anni del Parco, c’è qualche iniziativa particolare da parte vostra?  Per chi volesse visitare il territorio del Parco, quali luoghi consiglia e come fare per informarsi?

Le celebrazioni per il novantennale si sono aperte il 20 maggio scorso e concluse il 3 dicembre, data in cui ricorreva proprio il 90° dall’istituzione del Parco. Eventi ed iniziative ricorrono comunque lungo tutto il corso dell’anno, in maggior modo nel corso dell’estate. Il Parco, suddiviso su due versanti (Piemonte e Valle d’Aosta) e cinque valli, offre innumerevoli proposte di soggiorno: sportive, escursionistiche, ricreative e culturali, ma anche  dedicate al benessere e al relax. Per trovare tutte le informazioni su come arrivare, conoscere e visitare l'area protetta consigliamo di visitare il nostro sito www.pngp.it

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