L'analisi è stata fatta nel periodo che va dal 2000 al 2012 in 12 paesi chiave per questo grande felide ad esclusione della Cambogia; il lavoro è stato poi portato davanti alla CITES ( Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione di flora e fauna selvaticca) radunatasi a Bangkok in Thailandia.
Analizzando i dati che emergono, circa 654 sequestri di parte di tigre che vanno da ossa, artigli, denti, teschi ecc, con almeno 110 tigri uccise all'anno, ovvero poco più di 2 a settimana. Il dato "positivo", se così si può chiamare, è che l'89% dei sequestri è avvenuto al di fuori delle aree protette, sottolineando l'importanza di questi luoghi e del lavoro svolto per la conservazione di questo felide e per limitare l'ingresso dei bracconieri nelle aree protette.
Un altro dato significativo sta nel quantitativo di esemplari vivi catturati nei 3 anni precedenti all'ultima riunione mondiale della CITES tenutasi nel 2010: 61 tigri vive sequestrate, quindi circa il 50% del numero complessivo (123). La Thailandia è stato il luogo più importante con l'interdizione del commercio di 30 tigri, appena dietro si colloca Laos 11, Indonesia 9 e Vietnam 4. Tuttavia in questi paesi c'è una bassa stima di popolazione di tigre, pertanto si ritiene che questi esemplari siano stati presi da allevamenti illegali o zoo senza scrupoli; questo fenomeno, purtroppo, lo ritroviamo anche in Italia dove sono state sequestrate numerose tigri tenute in cattività in condizioni pessime e molte delle quali sono ancora senza una casa dove stare, ovvero nelle mani di proprietari illegittimi e criminali.
Di 13 paesi significativi per questo grande felide asiatico solamente l'India ha fornito dati precisi riguardo ai "punti caldi" in cui il commercio illegale è in corso: Dehi, altri luoghi prossimi ad aree protette come Uttar Pradesh, India centrale, West Bengal e il passaggio a sud dell'India dei Gathi occidentali.
La collaborazione dell'India è stata molto importante perché ha permesso di identificare i punti chiave del commercio e di effettuare un analisi spaziale di esso.
Per far fronte a questo problema è importante l'impegno di tutte le forze in gioco ovvero le Associazioni ambientaliste (che fanno già tanto), i governi, le istituzioni, gli enti pubblici e privati e infine la popolazione che acquista i prodotti, che deve accertarsi della provenienza di essi rinunciando all'acquisto qualora sia incerta.
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