Tempo d'estate e tempo di meduse, chi di noi non ha paura di buttarsi in mare e prendere una bruciatura di medusa? Beh, quando arriva l'estate è la prima preoccupazione prima di fare il bagno in mare, ma questi animali hanno la peculiarità di essere gli organismi più antichi del pianeta. Hanno superato circa 700 milioni di anni di selezione naturale, attraverso l'evoluzione hanno superato catastrofi, cambiamenti climatici e geografici, ma perché proprio le meduse?
La medusa è un organismo semplice con un sistema nervoso elementare composto solo da una rete di nervi che le permettono di ricevere gli impulsi elementari, non ha un apparato visivo e si affida ai movimenti della corrente per percepire le cose intorno a sé. Proprio questa semplicità ha garantito la vita a queste creature per moltissimo tempo: più è complesso un organismo più alta è la probabilità che qualcosa malfunzioni.
Questa evoluzione ha portato le meduse a colonizzare ogni ambiente acquatico e da poco è stata scoperta una specie enorme nell'Oceano Pacifico, la Chrysaora achylos che può raggiungere i 2,5m di diametro per quanto riguarda l'ombrello e i 30m per i tentacoli: un vero mostro marino.
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sabato 29 giugno 2013
mercoledì 26 giugno 2013
Quando si dice che le apparenze non contano
Tutti conoscerete la storia del brutto anatroccolo, un pulcino nero arrivato per caso in una covata di anatre che viene preso in giro e maltrattato da queste ultime perché è diverso, è nero quindi brutto rispetto ai fratelli; con il passare del tempo cresce e scopre di appartenere alla specie del Cigno reale (Cygnus olor), un magnifico anseriforme, considerato uno degli uccelli più belli del mondo. Nonostante ciò, il carattere del Cigno è tutt'altro che bello, una specie di Dottor Jekyll e Mister Hyde: la sua dieta è composta da alghe che trova sul fondo dell'acqua o da piccoli invertebrati che trova sempre mentre nuota negli stagni e nei laghi, ma all'improvviso può trasformarsi in uno spietato assassino; è una specie molto territoriale e se qualcuno si avvicina troppo al nido o ad una madre con i pulcini (può essere un altro uccello acquatico o un altro Cigno) viene attaccato in modo brutale arrivando a colpire l'avversario per ferire: non è raro che se un'altra madre di qualsiasi altra specie si avvicina troppo al nido, il Cigno reale può arrivare addirittura ad uccidere i pulcini dell'avversario.
Questo splendido uccello è piuttosto grosso e può arrivare ad una apertura alare di 2 m circa, quindi immaginate una furia di queste dimensioni che si scaglia su un'altra specie acquatica, davvero terribile credo. Comunque, con questo articolo non vogliamo spaventarvi o descrivere il Cigno come un demonio, anzi è un magnifico uccello che ha un ruolo fondamentale all'interno del suo habitat, rendendo gli stagni e i laghi meno melmosi di quello che sono.
Questo splendido uccello è piuttosto grosso e può arrivare ad una apertura alare di 2 m circa, quindi immaginate una furia di queste dimensioni che si scaglia su un'altra specie acquatica, davvero terribile credo. Comunque, con questo articolo non vogliamo spaventarvi o descrivere il Cigno come un demonio, anzi è un magnifico uccello che ha un ruolo fondamentale all'interno del suo habitat, rendendo gli stagni e i laghi meno melmosi di quello che sono.
lunedì 24 giugno 2013
Animali alleati con.....la Guardia di Finanza!!!
Di giorno provvedono gli uccelli, di notte i pipistrelli. Due armi “biologiche” tra le più efficaci e rispettose dell’ambiente e della salute umana nella lotta per sconfiggere le fastidiose zanzare.
A mettere in pratica il metodo, il più ecologico al mondo, è il Centro logistico della Guardia di Finanza di Roma, che ha realizzato, con la LIPU, un progetto sulla lotta biologica agli insetti.
Nel Centro della Gdf - che si trova in un’ansa del Tevere a Roma all’interno del Grande raccordo anulare – sono stati installati dalla LIPU 40 rifugi (20 “bat-box” per pipistrello e 20 nidi artificiali per uccelli) con lo scopo di incentivare una presenza stabile, nel periodo riproduttivo, di rondini e balestrucci (noti divoratori di insetti) e quelle specie di pipistrelli più “specializzati” a vivere in ambienti urbanizzati, come il pipistrello albolimbato, il pipistrello di savi e il pipistrello nano (il più piccolo dei tre). Batbox e nidi artificiali che riproducono in modo fedele quegli spazi presenti in natura (o negli edifici) dove queste specie si insediano facilmente per costruirvi il nido.
PREDATORI NATURALI: COSA DICONO I DATI - I pipistrelli possono diventare alleati molto validi per la lotta alle zanzare. In una sola notte questi animali mangiano talmente tanti insetti da aumentare il proprio peso di una percentuale compresa tra il 25 e il 50 per cento. Secondo alcuni calcoli ipipistrelli possono ingerire tra i 500 e i 5mila insetti a notte; di zanzare (o insetti di dimensioni simili) ne possono ingerire tra i 1.000 e i 2mila. Rondini e balestrucci, predatori diurni, possono invece inghiottire, in un solo giorno, una quantità di insetti pari a circa 170 grammi .
Accanto a bat box e nidi artificiali sono stati inoltre installati “rifugi” per attrarre altre specie golose di insetti: cinciarelle e cinciallegre, ma anche il pigliamosche e la ballerina bianca.
I METODI CHIMICI - I metodi chimici comunemente utilizzati per la lotta alle zanzare non solo non sono efficaci, ma risultano nocivi per la natura e per la salute dell’uomo: agendo solo sugli adulti (e non sulle uova e le larve) con cui vengono a contatto, rendono i superstiti di volta in volta più resistenti; eliminano i predatori naturali della zanzara perché le disinfestazioni, non essendo selettive, colpiscono tutti gli insetti, compresi quelli utili di cui si alimentano gli animali, come uccelli e pipistrelli; alterano l’ecosistema e inoltre inquinano le falde acquifere.
L’unica alternativa, dunque, è costituita dai rimedi naturali, che dovrebbero essere applicati a tutti gli stadi di sviluppo delle zanzare (uova, larve, adulti).
CONOSCERE I PISTRELLI - Il progetto prevede, nel prossimo mese di settembre, un incontro sul tema pipistrelli per le famiglie, a cura del Centro recupero fauna selvatica LIPU a Roma. Lo scopo sarà aiutare le persone a superare gli ingiustificati timori verso questi animali, che, al contrario, si rivelano anche molto utili per la nostra salute e persino affascinanti. Durante l’incontro si potranno vedere da vicino alcuni esemplari e assistere, in via eccezionale, al rilascio di alcuni giovani orfani ricoverati al Centro recupero LIPU, che in quel periodo saranno completamente svezzati e pronti per la liberazione.
(articolo preso dal sito ufficiale LIPU)
venerdì 21 giugno 2013
Tre giorni di attività con il Parco Marino Internazionale delle Bocche di Bonifacio
Si terrà dal 27 al 29 giugno la manifestazione conclusiva del Progetto PMIBB, che ha rappresentato una tappa fondamentale nel processo di cooperazione e di rafforzamento dei rapporti tra l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e l’Office de l’environnement de la Corse (OEC), e che ha dato vita ad un Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT), ovvero un’istituzione unica nel suo genere che garantirà anche nel futuro un’efficace coordinamento tra le due aree protette gemelle presenti sui due lati opposti del versante orientale dello Stretto di Bonifacio.
L’iniziativa promossa dall’Ente Parco e dall’OEC prevede un momento di confronto pubblico su due grandi temi che vedono il Parco marino internazionale delle Bocche di Bonifacio (da cui, appunto, l’acronimo PMIBB) protagonista. La mattinata del 27 giugno, presso lo spazio polifunzionale di Cala Gavetta, messo a disposizione dall’amministrazione comunale di La Maddalena, sarà dedicata all’argomento del GECT, uno strumento innovativo introdotto dall’Unione europea – del quale in Italia si hanno pochissimi esempi – che consentirà una più stretta cooperazione tra i due Stati transfrontalieri, nel caso concreto la Francia e l’Italia, grazie alla creazione un soggetto giuridico autonomo. Membri fondatori del GECT–PMIBB, i cui documenti istitutivi sono stati siglati lo scorso dicembre a Bonifacio, nel corso di una solenne cerimonia, sono l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e l’Office de l’Environnement de la Corse, in qualità di ente gestore della Riserva Naturale delle Bocche di Bonifacio. La seconda parte della giornata sarà invece dedicata alle attività comuni di monitoraggio e alla presentazione di alcuni studi effettuati, con interventi di tecnici delle società incaricate, di esperti delle due aree protette e docenti universitari che collaborano con esse con un approccio transfrontaliero. Per la mattina del 28 giugno è invece prevista una gita sull’isola di Spargi, dove sarà illustrato il modello energetico utilizzato per i lavori di restauro e valorizzazione in chiave ecocompatibile della ex batteria di Zavagli, chiamata anche “Casa del Parco”. La tre giorni di eventi si concluderà il 29 giugno, con una gita in kayak con partenza da Cala Portese (spiaggia dei “Due mari”) fino ad arrivare a Cala Brigantina, in collaborazione con l’associazione sportiva “La Maddalena Adventure”.
«A fine giugno si chiude il progetto finanziato con i fondi del Programma di cooperazione “Marittimo” Italia-Francia 2007-2013, ma allo stesso tempo tale scadenza rappresenta un test importante, perché il GECT dovrà iniziare nei prossimi mesi a dispiegare le sue grandi potenzialità e a cercare nuovi contributi con le proprie gambe – è il commento di Giuseppe Bonanno, Presidente dell’Ente Parco. – Per giungere a tale risultato l’Ente Parco, insieme all’OEC, ha compiuto negli anni piccoli passi concreti, dalla costruzione di un nuovo progetto europeo, passando per le attività di sensibilizzazione degli organismi che vigilano sulla buona gestione delle due istituzioni, per arrivare alla predisposizione dei testi della Convenzione e dello Statuto approvati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Prefettura della Corsica: un lento ma costante cammino iniziato già alcune settimane prima dell’accordo sottoscritto nel 2010 a Palau che rilanciava l’impegno assunto vent’anni fa dal governo italiano e francese per la tutela delle Bocche di Bonifacio e li vincolava a sostenere l’istituzione del GECT-PMIBB da un lato e a portare all’attenzione dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) la questione del traffico di navi mercantili nello Stretto di Bonifacio dall’altro.
Negli scorsi anni il tema del Parco marino internazionale è tornato prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica; ma ciò a cui si è dato, spesso ingiustamente, poco peso, e che nella conferenza finale del progetto troverà invece la giusta testimonianza – conclude il Presidente Bonanno, – è che questo è avvenuto anche grazie alla intensa attività di cooperazione tra l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e l’Office de l’environnement de la Corse in qualità di ente gestore della Riserva Naturale di Bonifacio in Corsica, la nostra area protetta gemella, e soprattutto al fatto che noi non abbiamo mai smesso di credere in questo progetto.»
(comunicato ufficiale del Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena)
Richiesta specifica dell'UNESCO
Il WWF annuncia che L'UNESCO che sovrintende i siti Patrimonio mondiale dell'Umanità (World heritage sites) ha chiesto la cancellazione dei permessi di esplorazione petrolifera nel parco africano del Virunga, riconosciuto come uno dei più importanti World Heritage del mondo .
Alcuni di questi permessi sono della compagnia britannica Soco International PLC e del gigante petrolifero francese Total.
Situato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC) il Virunga, nel cuore verde dell’Africa, è il più antico parco nazionale africano e uno dei primi siti Patrimonio mondiale del continente, nato nel 1979 in riconoscimento dei suoi paesaggi straordinari il parco ospita più specie di qualsiasi altro posto nel continente.
Il Comitato World Heritage ha detto che è profondamente preoccupato che il governo del Congo RDC possa rivedere i confini del parco in modo che lo sfruttamento petrolifero del parco, le cui concessioni coprono l'85 per cento del territorio protetto, possa essere effettivamente e legalmente avviato.
Le organizzazioni che si occupano di conservazione, WWF in testa, sottolineano che le esplorazioni petrolifere potrebbero causare la perdita del suo status di patrimonio dell'umanità e mettere in pericolo i mezzi di sussistenza locali e la tutela delle specie rare presenti. La Total SA il mese scorso ha promesso di rimanere fuori dei confini attuali del parco, ma al di fuori dei suoi confini rimane attiva, la Soco International PLC non ha preso l'impegno di rispettare l'integrità del parco.
"il Parco nazionale del Virunga è uno di cui luoghi dove lo sfruttamento del petrolio non dovrebbe assolutamente essere neanche concepito ", ha detto Isabella Pratesi direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia "Il parco è di importanza globale e la sua conservazione è di vitale importanza per la sopravvivenza di molte persone che vivono nella zona. I modelli alternativi di sviluppo che ci preme portare avanti sono quelli sostenibili sul lungo termine che prevedono che i benefici effettivi arrivino alle comunità locali e non mettano in pericolo le specie a rischio come il Gorilla di montagna di cui restano circa 880 esemplari in Natura. Il parco del Virunga ad oggi è stato un esempio di conservazione e sviluppo locale assolutamente unico: ha garantito il benessere delle comunità locali insieme alla conservazione dei gorilla di montagna in modo tangibili. Attraverso l’economia legata al turismo per i gorilla ha permesso la costruzione di scuole, centri sanitari e altri importantissimi servizi. Il petrolio cancellerà tutto questo e, come già avviene in molti altri paesi africani, porterà conflitti, corruzione e instabilità politica” .
Anche Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha rivolto la sua attenzione ai paesi membri che hanno la responsabilità della Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale e del patrimonio naturale. I governi sono stati sollecitati a una decisione "per fare il possibile per assicurare che le compagnie minerarie o petrolifere presenti nel territori non danneggino il patrimonio mondiale."
Durante la discussione sul potenziale delle esplorazione di petrolio nel parco Virunga, l’Estonia è stato l'unico membro del comitato che ha sottolineato la particolare responsabilità delle società con sede nei Paesi firmatari della Convenzione del Patrimonio Mondiale: "I siti Patrimonio dell'Umanità sono stati riconosciuti per il loro eccezionale valore universale. Stiamo monitorando la situazione dei siti in Africa compreso il Virunga, e l'esplorazione di petrolio è incompatibile con lo spirito della Convenzione “.
"Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha chiarito oggi che questi luoghi preziosi sono zone interdette alle attività estrattive ", ha Isabella Pratesi "L’esplorazione per la ricerca del petrolio potrebbe distruggere per sempre il Virunga e questo non deve avvenire."
(articolo tratto dal sito ufficiale del WWF)
Alcuni di questi permessi sono della compagnia britannica Soco International PLC e del gigante petrolifero francese Total.
Situato nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC) il Virunga, nel cuore verde dell’Africa, è il più antico parco nazionale africano e uno dei primi siti Patrimonio mondiale del continente, nato nel 1979 in riconoscimento dei suoi paesaggi straordinari il parco ospita più specie di qualsiasi altro posto nel continente.
Il Comitato World Heritage ha detto che è profondamente preoccupato che il governo del Congo RDC possa rivedere i confini del parco in modo che lo sfruttamento petrolifero del parco, le cui concessioni coprono l'85 per cento del territorio protetto, possa essere effettivamente e legalmente avviato.
Le organizzazioni che si occupano di conservazione, WWF in testa, sottolineano che le esplorazioni petrolifere potrebbero causare la perdita del suo status di patrimonio dell'umanità e mettere in pericolo i mezzi di sussistenza locali e la tutela delle specie rare presenti. La Total SA il mese scorso ha promesso di rimanere fuori dei confini attuali del parco, ma al di fuori dei suoi confini rimane attiva, la Soco International PLC non ha preso l'impegno di rispettare l'integrità del parco.
"il Parco nazionale del Virunga è uno di cui luoghi dove lo sfruttamento del petrolio non dovrebbe assolutamente essere neanche concepito ", ha detto Isabella Pratesi direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia "Il parco è di importanza globale e la sua conservazione è di vitale importanza per la sopravvivenza di molte persone che vivono nella zona. I modelli alternativi di sviluppo che ci preme portare avanti sono quelli sostenibili sul lungo termine che prevedono che i benefici effettivi arrivino alle comunità locali e non mettano in pericolo le specie a rischio come il Gorilla di montagna di cui restano circa 880 esemplari in Natura. Il parco del Virunga ad oggi è stato un esempio di conservazione e sviluppo locale assolutamente unico: ha garantito il benessere delle comunità locali insieme alla conservazione dei gorilla di montagna in modo tangibili. Attraverso l’economia legata al turismo per i gorilla ha permesso la costruzione di scuole, centri sanitari e altri importantissimi servizi. Il petrolio cancellerà tutto questo e, come già avviene in molti altri paesi africani, porterà conflitti, corruzione e instabilità politica” .
Anche Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha rivolto la sua attenzione ai paesi membri che hanno la responsabilità della Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale e del patrimonio naturale. I governi sono stati sollecitati a una decisione "per fare il possibile per assicurare che le compagnie minerarie o petrolifere presenti nel territori non danneggino il patrimonio mondiale."
Durante la discussione sul potenziale delle esplorazione di petrolio nel parco Virunga, l’Estonia è stato l'unico membro del comitato che ha sottolineato la particolare responsabilità delle società con sede nei Paesi firmatari della Convenzione del Patrimonio Mondiale: "I siti Patrimonio dell'Umanità sono stati riconosciuti per il loro eccezionale valore universale. Stiamo monitorando la situazione dei siti in Africa compreso il Virunga, e l'esplorazione di petrolio è incompatibile con lo spirito della Convenzione “.
"Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha chiarito oggi che questi luoghi preziosi sono zone interdette alle attività estrattive ", ha Isabella Pratesi "L’esplorazione per la ricerca del petrolio potrebbe distruggere per sempre il Virunga e questo non deve avvenire."
(articolo tratto dal sito ufficiale del WWF)
sabato 15 giugno 2013
Animale curiosità della settimana: Il Gruccione
Il Gruccione (Merops apiaster) è il nostro animale della settimana: uccello variopinto, esile ed elegante che occupa alcune aree della nostra penisola nel periodo estivo. Proprio per il periodo dell'anno in cui lo possiamo osservare in Italia viene definito estivante: un migratore che arriva nei nostri siti all'inizio di maggio e rimane per tutta l'estate, lasciandoci in settembre inoltrato.
La sua peculiarità è il piumaggio, un mix di colori accesi e incredibilmente affascinanti che conferiscono al Gruccione il primato nel concorso di bellezza fra gli uccelli del nostro territorio. Ha un'apertura alare di ca. 40 cm e un peso che va dai 50 ai 70 g.
L'alimentazione è piuttosto selettiva, si nutre prevalentemente di insetti imenotteri (api, vespe, bombi e calabroni) che cattura in volo, per rimuovere il pungiglione sbatte il corpo di questi insetti su un tronco, non disdegna però altre categorie di artropodi come libellule, coleotteri e farfalle.
Per quanto riguarda la riproduzione, a maggio i Gruccioni costruiscono il nido in buche che scavano loro stessi nel terreno, dei veri e propri cunicoli profondi anche 3-5 m dove depongono 5-8 uova. Sia il maschio che la femmina si prendono cura della prole e rimangono insieme per tutto il periodo della nidificazione.
Le zone di riproduzione sono prevalentemente luoghi sabbiosi o argillosi, che vengono occupate da moltissime coppie formando vere e proprie colonie.
Lo svernamento avviene in Africa subsahariana e in Africa centrale, mentre nell'Africa meridionale è stanziale, in Italia come scritto sopra è estivante soprattutto in Pianura Padana, Toscana, Lazio e Italia meridionale.
Da circa tre anni noi di Pianeta Terra abbiamo scoperto una colonia nella zona di Vada (LI), in località La Mazzanta, la cosa che ci preoccupa è la vicinanza del campeggio che l'anno scorso ha costruito dei fabbricati in più proprio nel campo dove ci sono i Gruccioni; lo scorso anno le nostre verifiche hanno registrato un'apparente riduzione della colonia e in questi giorni stiamo collaborando con il WWF per trovare una soluzione per proteggerli.
La sua peculiarità è il piumaggio, un mix di colori accesi e incredibilmente affascinanti che conferiscono al Gruccione il primato nel concorso di bellezza fra gli uccelli del nostro territorio. Ha un'apertura alare di ca. 40 cm e un peso che va dai 50 ai 70 g.
L'alimentazione è piuttosto selettiva, si nutre prevalentemente di insetti imenotteri (api, vespe, bombi e calabroni) che cattura in volo, per rimuovere il pungiglione sbatte il corpo di questi insetti su un tronco, non disdegna però altre categorie di artropodi come libellule, coleotteri e farfalle.
Per quanto riguarda la riproduzione, a maggio i Gruccioni costruiscono il nido in buche che scavano loro stessi nel terreno, dei veri e propri cunicoli profondi anche 3-5 m dove depongono 5-8 uova. Sia il maschio che la femmina si prendono cura della prole e rimangono insieme per tutto il periodo della nidificazione.
Le zone di riproduzione sono prevalentemente luoghi sabbiosi o argillosi, che vengono occupate da moltissime coppie formando vere e proprie colonie.
Lo svernamento avviene in Africa subsahariana e in Africa centrale, mentre nell'Africa meridionale è stanziale, in Italia come scritto sopra è estivante soprattutto in Pianura Padana, Toscana, Lazio e Italia meridionale.
Da circa tre anni noi di Pianeta Terra abbiamo scoperto una colonia nella zona di Vada (LI), in località La Mazzanta, la cosa che ci preoccupa è la vicinanza del campeggio che l'anno scorso ha costruito dei fabbricati in più proprio nel campo dove ci sono i Gruccioni; lo scorso anno le nostre verifiche hanno registrato un'apparente riduzione della colonia e in questi giorni stiamo collaborando con il WWF per trovare una soluzione per proteggerli.
giovedì 13 giugno 2013
Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino: prosegue il progetto di reintroduzione dello Stambecco
Con il rilascio di due femmine di stambecco sulle Pale di San Martino, avvenuto lo scorso 8 maggio, prosegue l'operazione di reintroduzione e rinforzo di questo splendido ungulato nei territori del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. Il rilascio si inserisce nell'ampio progetto di reintroduzione dello Stambecco (Capra ibex) avviato nel 2000, quando in Val Pradidali furono rilasciati cinque maschi e cinque femmine provenienti dalle Alpi Marittime. La colonia fu rinforzata nei successivi due anni fino al raggiungimento di 30 capi ed è arrivata ai massimi livelli nell'anno 2007 con 55-60 esemplari. Purtroppo si è fortemente ridimensionata nel 2008 a causa dell'epidemia di Rogna sarcoptica, fino a scendere a circa una ventina di esemplari, un numero che non assicura la sua conservazione nel tempo. Da alcuni anni l'Ente Parco, la Provincia autonoma di Trento e la Provincia di Belluno hanno firmato un Protocollo di intesa per la prosecuzione dell'operazione di reintroduzione dello stambecco. Gli esemplari, come avvenuto in precedenza a partire dal 2010, sono stati catturati nel gruppo montuoso delle Marmarole (Centro Cadore) dove è presente una colonia di stambecchi i cui fondatori provenivano dal Canton Grigioni (Svizzera). Il rilascio è avvenuto in località M.ga Cavalera, nel Comune di Gosaldo, vicinissimo al confine con la provincia di Trento. In tre anni sono in totale 14 gli stambecchi rilasciati nell'ambito del progetto di reintroduzione, con un rapporto equilibrato tra maschi e femmine. Sono tutti muniti di radiocollare e sono seguiti da personale qualificato nell'uso della radiotelemetria, tecnica con la quale si riesce ad accertare la posizione dell'animale a distanza.
(Articolo tratto dal sito ufficiale del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino)
lunedì 10 giugno 2013
BirdLife Italia e WWF unite per un comune obiettivo
E' stata presentata a Roma la denuncia inviata alla Commissione Europea: le Regioni garantiscano
Valutazioni d’Incidenza adeguate e il monitoraggio della rete Natura 2000 in Italia
“Avviare una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per garantire il pieno rispetto della Direttiva comunitaria Habitat, tutelando adeguatamente la rete Natura 2000 italiana in progressivo degrado e rilanciando il monitoraggio dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione di speciale”.
E’ la richiesta congiunta di WWF Italia e LIPU-BirdLife Italia inviata alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea per arginare l’assalto indiscriminato ai beni naturalistici tutelati formalmente da norme comunitarie che, di fatto, non vengono adeguatamente applicate dalle Regioni italiane.
Attualmente sono infatti del tutto assenti, carenti o errate le “Valutazioni d’Incidenza”, ovvero le valutazioni che i Governi regionali, in base alle norme UE, dovrebbero garantire per valutare l’impatto degli interventi (piani, progetti o attività) su habitat e specie delle aree europee di maggior pregio naturalistico.
La richiesta delle due Associazioni è accompagnata da un dossier che documenta, con tanto di fotografie, il progressivo degrado della rete Natura 2000 in Italia. Il dossier delle due associazioni ambientaliste, presentato oggi a Roma nella sede di rappresentanza della Commissione Europea in Italia, rappresenta il primo caso di “denuncia trasversale” (cioè che non riguarda un singolo sito ma la quasi totalità delle aree) in cui si documentano con reportage fotografici gli interventi (autorizzati e non) che hanno provocato la distruzione o il degrado della biodiversità. A titolo di esempio, nel dossier vengono mostrate le immagini dei danni subiti da 37 siti della rete Natura 2000 italiana, una minaccia anche per specie di uccelli di grande valore conservazionistico come il Capovaccaio (che in Italia è sull’orlo dell’estinzione), il Pollo sultano (di recente reintroduzione in Sicilia), la Moretta tabaccata e il Falco grillaio, queste ultime entrambe classificate da BirdLife International “Spec 1”, ossia minacciate a livello globale; ma anche per altri vertebrati in pericolo come la Testuggine palustre (Emys orbicularis) o l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) tra rettili e anfibi, piuttosto che particolari specie di pipistrelli come il Rinolofo minore (Rhinoluphus hipposideros) o il Barbastrello (Barbastrella barbastrellus) per cui le aree di rete Natura 2000 sono determinati per la loro tutela.
Nel complesso – ricordano le due associazioni ambientaliste - nel nostro Paese ci sono in tutto 2.299 Siti d’Interesse Comunitario (SIC), di cui 27 già designati come Zone Speciali di Conservazione e 609 Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tali siti sono protetti dalla Direttiva Uccelli e dalla Direttiva Habitat, introdotte dall’Unione Europea per proteggere il patrimonio di biodiversità in Europa.
“L’auspicio è che la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea contribuisca a far prevalere la tutela dell’ambiente e della biodiversità nei casi in cui questi vengano minacciati da interessi speculativi, per un’opera di effettiva e maggiore tutela della risorsa ambiente – affermano in una nota congiunta WWF e LIPU – Chiediamo alle Regioni italiane di applicare rigorosamente ciò che stabilisce, a tutela della biodiversità, il regolamento attuativo per il nostro Paese della Direttiva Habitat (Dpr 357/97) e al Ministero dell’Ambiente indirizzi severi per la corretta applicazione della Valutazione di Incidenza.
“La Valutazione d’Incidenza – proseguono WWF e LIPU - deve servire a condurre un’istruttoria completa ed esaustiva degli effetti degli interventi che riguardano la rete Natura 2000 e ad esprimere un parere coerente con gli obiettivi di conservazione per i quali è stato istituito un determinato sito. Inoltre – concludono le Associazioni - chiediamo maggiore evidenza pubblica delle procedure di Valutazione di Incidenza”.
Valutazioni d’Incidenza adeguate e il monitoraggio della rete Natura 2000 in Italia
“Avviare una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per garantire il pieno rispetto della Direttiva comunitaria Habitat, tutelando adeguatamente la rete Natura 2000 italiana in progressivo degrado e rilanciando il monitoraggio dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione di speciale”.
E’ la richiesta congiunta di WWF Italia e LIPU-BirdLife Italia inviata alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea per arginare l’assalto indiscriminato ai beni naturalistici tutelati formalmente da norme comunitarie che, di fatto, non vengono adeguatamente applicate dalle Regioni italiane.
Attualmente sono infatti del tutto assenti, carenti o errate le “Valutazioni d’Incidenza”, ovvero le valutazioni che i Governi regionali, in base alle norme UE, dovrebbero garantire per valutare l’impatto degli interventi (piani, progetti o attività) su habitat e specie delle aree europee di maggior pregio naturalistico.
La richiesta delle due Associazioni è accompagnata da un dossier che documenta, con tanto di fotografie, il progressivo degrado della rete Natura 2000 in Italia. Il dossier delle due associazioni ambientaliste, presentato oggi a Roma nella sede di rappresentanza della Commissione Europea in Italia, rappresenta il primo caso di “denuncia trasversale” (cioè che non riguarda un singolo sito ma la quasi totalità delle aree) in cui si documentano con reportage fotografici gli interventi (autorizzati e non) che hanno provocato la distruzione o il degrado della biodiversità. A titolo di esempio, nel dossier vengono mostrate le immagini dei danni subiti da 37 siti della rete Natura 2000 italiana, una minaccia anche per specie di uccelli di grande valore conservazionistico come il Capovaccaio (che in Italia è sull’orlo dell’estinzione), il Pollo sultano (di recente reintroduzione in Sicilia), la Moretta tabaccata e il Falco grillaio, queste ultime entrambe classificate da BirdLife International “Spec 1”, ossia minacciate a livello globale; ma anche per altri vertebrati in pericolo come la Testuggine palustre (Emys orbicularis) o l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) tra rettili e anfibi, piuttosto che particolari specie di pipistrelli come il Rinolofo minore (Rhinoluphus hipposideros) o il Barbastrello (Barbastrella barbastrellus) per cui le aree di rete Natura 2000 sono determinati per la loro tutela.
Nel complesso – ricordano le due associazioni ambientaliste - nel nostro Paese ci sono in tutto 2.299 Siti d’Interesse Comunitario (SIC), di cui 27 già designati come Zone Speciali di Conservazione e 609 Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tali siti sono protetti dalla Direttiva Uccelli e dalla Direttiva Habitat, introdotte dall’Unione Europea per proteggere il patrimonio di biodiversità in Europa.
“L’auspicio è che la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea contribuisca a far prevalere la tutela dell’ambiente e della biodiversità nei casi in cui questi vengano minacciati da interessi speculativi, per un’opera di effettiva e maggiore tutela della risorsa ambiente – affermano in una nota congiunta WWF e LIPU – Chiediamo alle Regioni italiane di applicare rigorosamente ciò che stabilisce, a tutela della biodiversità, il regolamento attuativo per il nostro Paese della Direttiva Habitat (Dpr 357/97) e al Ministero dell’Ambiente indirizzi severi per la corretta applicazione della Valutazione di Incidenza.
“La Valutazione d’Incidenza – proseguono WWF e LIPU - deve servire a condurre un’istruttoria completa ed esaustiva degli effetti degli interventi che riguardano la rete Natura 2000 e ad esprimere un parere coerente con gli obiettivi di conservazione per i quali è stato istituito un determinato sito. Inoltre – concludono le Associazioni - chiediamo maggiore evidenza pubblica delle procedure di Valutazione di Incidenza”.
(Articolo preso dal sito ufficiale di WWF Italia)
venerdì 7 giugno 2013
Lavori forestali nella pineta di Tirrenia
Da circa 20 anni a Tirrenia (Comune di Pisa) c'è un area protetta gestita dal WWF chiamata Oasi WWF Dune di Tirrenia; è una zona che sorge nel bel mezzo delle attività balneari, quindi un tratto di pineta e di spiaggia salvato dalla speculazione estiva. In questa Oasi possiamo riscontrare il vero valore della macchia mediterranea da difendere, rappresentato da una grande biodiversità di specie floristiche psammofile di interesse comunitario.
Purtroppo questa zona è stata negli anni colpita da molti incendi: alla fine degli anni '80, la pineta fu completamente distrutta da un evento di questo tipo, dopo il quale ci fu la ripresa delle piante spontanee che permise al WWF di intervenire e trasformare il territorio circostante in un'oasi protetta.
La pineta adesso si è ripresa molto bene, nonostante ciò una nuova minaccia incombe sui Pini marittimi (Pinus maritimus): un parassita, la Cocciniglia corticicola (Matsucoccus feytaudi). Recentemente la pineta è stata sottoposta a tagli da parte del Comune di Pisa, con la sorveglianza giornaliera del WWF; adesso i volontari sono impegnati a ripristinare i percorsi di visita e le recinzioni, per poter accogliere i turisti e i visitatori in un ambiente almeno decoroso.
http://www.gonews.it |
giovedì 6 giugno 2013
Animale curiosità della settimana: il Fennec
Il Fennec (Vulpes zerda), anche conosciuto come 'Volpe del deserto', è un piccolo abitante dei deserti nord africani, principalmente del Sahara. E' un piccolo canide che fa della sua taglia l'arma migliore per fuggire ai nemici e alle forti escursioni termiche dell'ambiente in cui vive: pesa solo 1,5 kg ed è lungo al garrese circa 40 cm, mentre la coda può arrivare a 25 cm, queste misure fanno di questo animale il canide più piccolo al mondo. In proporzione al corpo ha delle orecchie molto grandi che possono arrivare a 15 cm di lunghezza, ma è grazie alle sue orecchie che riesce a conservare il calore durante la notte e a disperderlo durante il giorno, oltreché a servire come strumenti indispensabili per individuare le prede di cui si nutre; al contrario la sua pelliccia color sabbia gli permette di respingere i raggi solari, evitando un surriscaldamento nelle ore diurne, tuttavia è un animale prevalentemente notturno: durante il giorno preferisce passare il suo tempo chiuso nella tana, al fresco, rappresentata da estesi e profondi cunicoli sotterranei che egli stesso scava.
Il Fennec, in genere, forma dei gruppi composti da 10-12 individui, con i quali passa la maggior parte della vita; la femmina dà alla luce dai 2 ai 5 piccoli dopo 50 giorni di gestazione che per i primi mesi rimangono nella tana, durante questo periodo si nutrono solamente di latte domestico.
Durante la notte avviene la caccia: le sue prede comprendono piccoli roditori, insetti (soprattutto locuste), piccoli uccelli, piccoli rettili e uova, spesso però non disdegna bacche e foglie ricche di liquidi per dissetarsi, anche se la maggior parte dell'acqua viene ricavata dalle prede.
Il Fennec è l'unica specie di volpe da ritenersi parzialmente addomesticabile, ma nonostante ciò è un ospite dalla fuga facile, soprattutto se tenuto in giardino: essendo un abile scavatore basta che trovi un buon punto vicino ad un muro ed il gioco è fatto; tuttavia per evitare questo comportamento molte persone ricorrono a reti ben conficcate nel terreno. Con questa curiosità, però, non voglio incoraggiare la pratica di addomesticare questa specie, soprattutto perché è un animale che sta bene nel suo habitat naturale e cercare di rinchiuderlo in una casa il peggior metodo per proteggerlo.
Il Fennec, in genere, forma dei gruppi composti da 10-12 individui, con i quali passa la maggior parte della vita; la femmina dà alla luce dai 2 ai 5 piccoli dopo 50 giorni di gestazione che per i primi mesi rimangono nella tana, durante questo periodo si nutrono solamente di latte domestico.
Durante la notte avviene la caccia: le sue prede comprendono piccoli roditori, insetti (soprattutto locuste), piccoli uccelli, piccoli rettili e uova, spesso però non disdegna bacche e foglie ricche di liquidi per dissetarsi, anche se la maggior parte dell'acqua viene ricavata dalle prede.
Il Fennec è l'unica specie di volpe da ritenersi parzialmente addomesticabile, ma nonostante ciò è un ospite dalla fuga facile, soprattutto se tenuto in giardino: essendo un abile scavatore basta che trovi un buon punto vicino ad un muro ed il gioco è fatto; tuttavia per evitare questo comportamento molte persone ricorrono a reti ben conficcate nel terreno. Con questa curiosità, però, non voglio incoraggiare la pratica di addomesticare questa specie, soprattutto perché è un animale che sta bene nel suo habitat naturale e cercare di rinchiuderlo in una casa il peggior metodo per proteggerlo.
http://www.dirtyammo.com |
mercoledì 5 giugno 2013
Sicilia, 3 buoni esempi di conservazione
La Sicilia, l'isola più grande del Mediterraneo, una perla di cultura, arte, storia e natura che in Italia è considerata una delle maggiori attrazioni; proprio la nostra isola da qualche tempo fa parlare di sé per alcuni successi dal punto di vista della conservazione della natura: si tratta delle Oasi WWF Capo Rama (PA), Le Saline di Trapani e Torre Salsa (AG).
Cominciando dalla prima, l'Oasi Capo Rama fino al 2000, cioè prima dell'ingresso del WWF nel territorio, era considerata una sorta di discarica a cielo aperto.
Dopo 12 anni di conservazione da parte del WWF l'area è considerata una delle Oasi più belle d'Italia: i suoi promontori e la falesia che arricchisce il fitto palmeto. Fra le attività più importanti oltre alla bonifica delle aree degradate è stato possibile rendere l'Oasi visitabile, perciò un sacco di naturalisti, di birdwatchers, di fotografi e di comuni cittadini vanno ogni anno a fare avvistamenti o semplici passeggiate.
L'Oasi WWF Saline di Trapani è unica nel panorama naturalistico, in quanto unisce la produzione artigianale del sale marino con la conservazione di un territorio che ospita oltre 200 specie di uccelli svernanti, nidificanti e stanziali. Un risultato sorprendente quindi, dove da un lato abbiamo un sito naturalistico importante e ben conservato e dall'altro una importante produzione di sale marino che nel 2012 ha avuto la denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta).
L'Oasi WWF di Torre Salsa è uno degli ultimi tratti di costa ancora incontaminata, sito di nidificazione della Tartaruga marina (Caretta caretta): si contraddistingue per ospitare ogni anno tantissimi volontari per la sorveglianza dei nidi di tartaruga, in collaborazione con l'Associazione Archelon e per l'impegno rivolto alla valorizzazione del contesto agricolo. La storia di quest'Oasi è fatta tutta di volontariato ed è legata alla figura di Franco Galia, il primo responsabile della sezione WWF di quest'Oasi: fu questo signore, grazie alla sua tenacia, a salvare l'area dalla speculazione e a sollevare il dibattito pubblico e l'amministrazione regionale. Il suo lavoro lo si vede tutt'oggi: ha reso possibile, infatti, rendere questo tratto di costa un paradiso naturale a tutti gli effetti.Il panorama è molto suggestivo, alterna ampie spiagge con coste frastagliate e tratti collinari, rendendola molto visitata dai turisti già dal mese di aprile; inoltre, l'esempio dato dal signor Galia è stato raccolto da molte persone che da ormai 10 anni danno il proprio contributo per salvaguardare l'Oasi.
Cominciando dalla prima, l'Oasi Capo Rama fino al 2000, cioè prima dell'ingresso del WWF nel territorio, era considerata una sorta di discarica a cielo aperto.
Dopo 12 anni di conservazione da parte del WWF l'area è considerata una delle Oasi più belle d'Italia: i suoi promontori e la falesia che arricchisce il fitto palmeto. Fra le attività più importanti oltre alla bonifica delle aree degradate è stato possibile rendere l'Oasi visitabile, perciò un sacco di naturalisti, di birdwatchers, di fotografi e di comuni cittadini vanno ogni anno a fare avvistamenti o semplici passeggiate.
L'Oasi WWF Saline di Trapani è unica nel panorama naturalistico, in quanto unisce la produzione artigianale del sale marino con la conservazione di un territorio che ospita oltre 200 specie di uccelli svernanti, nidificanti e stanziali. Un risultato sorprendente quindi, dove da un lato abbiamo un sito naturalistico importante e ben conservato e dall'altro una importante produzione di sale marino che nel 2012 ha avuto la denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta).
L'Oasi WWF di Torre Salsa è uno degli ultimi tratti di costa ancora incontaminata, sito di nidificazione della Tartaruga marina (Caretta caretta): si contraddistingue per ospitare ogni anno tantissimi volontari per la sorveglianza dei nidi di tartaruga, in collaborazione con l'Associazione Archelon e per l'impegno rivolto alla valorizzazione del contesto agricolo. La storia di quest'Oasi è fatta tutta di volontariato ed è legata alla figura di Franco Galia, il primo responsabile della sezione WWF di quest'Oasi: fu questo signore, grazie alla sua tenacia, a salvare l'area dalla speculazione e a sollevare il dibattito pubblico e l'amministrazione regionale. Il suo lavoro lo si vede tutt'oggi: ha reso possibile, infatti, rendere questo tratto di costa un paradiso naturale a tutti gli effetti.Il panorama è molto suggestivo, alterna ampie spiagge con coste frastagliate e tratti collinari, rendendola molto visitata dai turisti già dal mese di aprile; inoltre, l'esempio dato dal signor Galia è stato raccolto da molte persone che da ormai 10 anni danno il proprio contributo per salvaguardare l'Oasi.
Oasi WWF Torre Salsa (AG); http://www.agraria.org |
lunedì 3 giugno 2013
I successi del WWF
Dal 1967, in Italia, i successi del WWF sono stati molti e a volte anche inaspettati, risultati stupefacenti per la tutela e la salvezza dei nostri gioielli naturali.
L'Oasi Valmanera (nel comune di Asti), per esempio, ospita centinaia di specie di farfalle diurne e notturne che sono importanti bioindicatori; sono state eliminate piante infestanti come la Robinia pseudacacia; sono state reintrodotte, a proposito di farfalle, le piante nutritrici dei bruchi.
In Abruzzo, nell'Oasi Gole del Sagittario a solo un'ora di auto da Roma, oltre 400 ettari di natura ospitano ogni anno 27 volontari provenienti da tutta Europa, ansiosi di dare il proprio contributo per Madre Natura; non solo, ma questa Oasi funge da corridoio ecologico per animali che si muovono molto come il Lupo e l'Orso marsicano, collegando le varie aree protette della regione come il Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise e il Parco Nazionale della Maiella. Inoltre, in Oasi nidificano anche Falco pellegrino e Aquila reale, negli ultimi tempi è stata registrata la presenza di una specie molto rara come il Gatto selvatico, mentre fra le piante, la più interessate è l'endemismo Fiordaliso del Sagittario.
Storie di successo possono emergere anche da una catastrofe, come nel caso dell'Oasi Lago di Alviano in provincia di Terni: il 12 novembre scorso ci fu un terribile alluvione, le piene del Paglia e del Tevere avevano spazzato via tutto, un lavoro di 11 anni, comprese le strutture per la visita dei turisti (pannelli didattici, biglietteria, percorsi ecc.); per fortuna tutti gli appassionati di natura (birdwatchers, fotografi, naturalisti) e gli abitanti della zona si sono messi a disposizione per poter rimettere in sesto le cose: chi ripuliva i sentieri dal fango, chi faceva raccolta fondi per acquistare il materiale. Grazie a questa opera a Pasqua è stato possibile riaprire una parte dell'Oasi, considerata la più grande zona umida umbra, che ospita più di 190 specie diverse di uccelli, inoltre sono tornati i turisti e le scuole sono tornate a fare le gite nella zona. Il successo di questa Oasi? Il sostegno e la solidarietà di tutti: persone esperte, persone appassionate e comuni cittadini.
L'Oasi Valmanera (nel comune di Asti), per esempio, ospita centinaia di specie di farfalle diurne e notturne che sono importanti bioindicatori; sono state eliminate piante infestanti come la Robinia pseudacacia; sono state reintrodotte, a proposito di farfalle, le piante nutritrici dei bruchi.
In Abruzzo, nell'Oasi Gole del Sagittario a solo un'ora di auto da Roma, oltre 400 ettari di natura ospitano ogni anno 27 volontari provenienti da tutta Europa, ansiosi di dare il proprio contributo per Madre Natura; non solo, ma questa Oasi funge da corridoio ecologico per animali che si muovono molto come il Lupo e l'Orso marsicano, collegando le varie aree protette della regione come il Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise e il Parco Nazionale della Maiella. Inoltre, in Oasi nidificano anche Falco pellegrino e Aquila reale, negli ultimi tempi è stata registrata la presenza di una specie molto rara come il Gatto selvatico, mentre fra le piante, la più interessate è l'endemismo Fiordaliso del Sagittario.
Storie di successo possono emergere anche da una catastrofe, come nel caso dell'Oasi Lago di Alviano in provincia di Terni: il 12 novembre scorso ci fu un terribile alluvione, le piene del Paglia e del Tevere avevano spazzato via tutto, un lavoro di 11 anni, comprese le strutture per la visita dei turisti (pannelli didattici, biglietteria, percorsi ecc.); per fortuna tutti gli appassionati di natura (birdwatchers, fotografi, naturalisti) e gli abitanti della zona si sono messi a disposizione per poter rimettere in sesto le cose: chi ripuliva i sentieri dal fango, chi faceva raccolta fondi per acquistare il materiale. Grazie a questa opera a Pasqua è stato possibile riaprire una parte dell'Oasi, considerata la più grande zona umida umbra, che ospita più di 190 specie diverse di uccelli, inoltre sono tornati i turisti e le scuole sono tornate a fare le gite nella zona. Il successo di questa Oasi? Il sostegno e la solidarietà di tutti: persone esperte, persone appassionate e comuni cittadini.
Lago di Alviano; http://awsassets.wwfit.panda.org |
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